Lo Stato Moderno - anno VI - n.4-5 - 20 febbraio 1949

LO - STA T Ò MODERNO 9S Consegue che i concetti di sopra e di sottovalutazio- Imporbulonl B1portazfont Saldo ne non hanno più possibilità di applicazione nel loro pie- On milioni di lire) I Gran Bretagna e di- no significato, perchè non sussiste più un livello dei prez– zi internazionali al quale riferire la valutazione interna– zionale di una moneta. In. concreto e generalmente si par– la ancora di sopra e di sottovalutazione in quanto si pren– dano come base di orientamento il dollaro e il livello dei prezzi in dollari, posti quali moneta e livello dei prezzi internazionali. Ciò si fa perchè si considera la forza del dollaro ,preminente su quella di ogni altra moneta. Prendere le mosse dalla valutazione di una moneta nei risoetti del dollaro non significa però senz'altro che la valutazione nei rispetti del dollaro si debba e anche so– lo si possa prendere come valutazione e ultima> della moneta. Questo non si può fare in una considerazione di breve momento, in funzione della distribuzione interna– zionale delle partite di dare e di avere di ogni Stato; e, in una considerazione di lungo momento (« a lungo an– dare>), si potrebbe fare solo assumendo la premessa che Il costituendo equilibrio monetario mondiale e tenda> verso l'equilibrio monetario statunitense, come se le varie aree monetarie dovessero comportarsi in questi anni qua– li pianeti in fase di reciproca sistemazione delle loro or– bite intorno all'area del dolJaro posta quale immobile so– le. o. più esattamente, posta quale sole oggetto di un pro– prio indipendente moto di traslazione e trascinante con sè, in tale moto, i piane Ii. La cosa cambia però se l'area del dollaro viene posta su un piede di reciproca interfe– renza con le altre aree monetarie, individuate, con l'area del dollaro, quali autonomi sistemi solari in fase di reci– proca siste,;nazione nello spazio economico. Questa sola ci pare l'ipotesi da farsi, pur consenten– do che l'arca del dollaro potrebbe anche avere un « pe– so> eguale a quello di tutto il restante del mondo assie– me (continuando a considerare relativamente « indipen– dente> l'area del rublo). Due ragioni inducono a questa ammissione: l'una concerne la forza economica degli Sta– ti Uniti da un lato e del restante e mondo occidentale> dall'altro, forza non sbilanciata così decisamente in favo– re dei primi da pensare che questi possano convogliare a sè gii svolgimenti monetari mondiali; l'altra deriva <lalla constatazione che i legami monetari fra le aree del dollaro, della sterlina e dell'E.R.P. sono oggi già cosi stretti e, anche, rigidamente conformati, da richiedere un largo grado ·ai uniformità di svolgimenti monetari inter– ni alle singole aree - e ai singoli Stati - e da rendere con ciò conveniente un e reciproco> adattamento. Perciò la constatata sopravalutazione della lira, o di altra moneta, nei rispetti del dollaro, costituisce un modo di esprimere una situazione attuale nei rispetti di tale area assai più che una misurazione della valutazione del– le monete. 5. - Per giungere a conclu~loni di più persuasiva con– cretezza, diamo in una tabella la distribuzione geografica del nostro commercio estero nei primi 10 mesi del 1948. Il bollettino mensile della « Statistica del commercio còn l'estero>, dal quale prendiamò i dati, non contiene al– cune specificazioni territoriali; per ciò nella tabella il r.ommercio con gli Stati-E.R.P. comprende il commercio con tutta la Germania e con tutta l'Austria, comprese le zont· occupate dai· russi, e alcune piccole dipendenze extraeurope_e degli Stati-E.R.P. e della Gran. Bretagna so– no incluse negli e altri paesi > (voci 7 e 8). La Jugosla– via è raggruppata con gli e altri paesi europei >, poichè essa attualmente è estromessa dai piani economici bolsce– vichi. Rammentiamo che l'area della sterlina non. coinci– de con il Commonwealth e sue dipendenze (il Canadìi, ad es., fa parte dell'area del dollaro, mentre il Siam, l'Irak, l'Etiopa sono inclusi nell'area della sterlina). I saldi per– centuali sono calcolati in percentuale delle esportazioni, verso i tèrritori cui si riferiscono: · pendenze europee 19.525 33.686 + 14.161 2· Altri Stati-E.R.P. 75.472 98.901 + 23.429 3 Altri Stati· d'Europa (senza U.R.S.S. ecc., voce 8) 36.504 53.065 + 16.561 131.501 185.652 + 54.151 19,80% 43,80% + 29,2% 4 Area della sterlina (paesi extraeuropei) 73.896 67.779 6.117 5 Dipendenze extraeu- ropee degli altri Sta- ti-E.R.P. 7.454 6.155 1.299 81.350 73.934 7.416 12,25% 17,40fo 10,-'% 6 Stati Uniti d'Ame- rica 246.050 40.668 205.382 7 Altri Stati d'Ame- rica 155.500 87.071 68.429 401.550 127.739 - 273.811 60,50% 30,15¾, - 214,3% R U.R.S.S. e Stati eu- ropei oltre la e cor- tina > 19.197 18.51 I 686' 9 Altri paesi 31.024 22.093 8.931 Totale 664.622 423.929 - 240.693 100,_,!0fo 100,-% - 56,8% La tabelJa mette in evidenza che il nostro commercio estero è e forte> (attivo) verso i paesi e le aree moneta– riamente deboli, ed è « debole> (passivo) verso i paesi monetariamente forti. Fra questi però fa eccezione la Sviz– zera. Gli intricati legami bilaterali e i vincolismi nostri ed altrui offuscano il significato di queste constatazioni, ma occorre molta prudenza prima di dare ad esse un signiO– cato monetario. Esse testimoniano il peso delle conseguen– ze economiche e politiche della guerra piuttosto che non il peso della valutazione della lira. Sembra naturale che i paesi europei comperino senza aver da vendere e che i paesi extraeuropei abbiano una larga bilancia attiva. Ma questa prima constatazione nasconde, anzichè chiarire, quanto elfettivamene avviene. La più grave conseguenza delJa guerra sta nella paralisi del sistema dei pagamenti intereuropeo e quindi nel frantumamenlo dell'economia europea, per cui paesi europei, in.capaci di rianimare l'in– terscambio europeo, sono costretti a incrementare i loro rapporti economici coi paesi extraeuropei, forzando le vendite su tali mercati e subendo un peggioramento del– la ragione di scambio. Si viene così a formare un gran circolo vizioso, che ,proietta l'economia europea, frantu– mata nelle anacronistiche e ridicole e economie naziona– li>, fuori d'Europa: quei poveri ·131,5 miliardi di impor– tazioni ne danno testimonianza, perchè anche gli altri pae– si europei hanno ormai raggiunto e superato il volume di esportazioni di anteguerra, ma tali esportazioni sono ri'. volte verso il restante del mondo.· La conseguenza per noi, che invece abbiamo doviito sostenere le esportazio– ni anche verso i paesi europei, sta' io quel largo saldo del– la nostra bilancia europea, saldo che si riduce solo in minima misura per l'interferenza del. commerciò con le

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