Lo Stato Moderno - anno VI - n.4-5 - 20 febbraio 1949

LO ST'.A T,O , Precisando che quel < identicamente maturi e doverosamente ,elC%ionati> va inteso < secondo i criteri del partito rivoluzionario>, e lasciando da varh: l'immagine poetica che con fonde te idee, io dirci che il partito rivoluzionario deve essere pronto sempre a rea– gire contro chiunque tentasse di tradire il programma rivoluziona– rio. Ma con questa affermazione lapalissiana non avrei fatto un passo avanti. Da quel che poi aggiungi mi sembra infine di capire che la clas– se governante rivoluzionaria dovrebbe, fin dal principio, rispettare la volontà della maggioranza della popolazione (legittimità for– male) svolgendo, buona buona - come qualsiasi altra classe go– vernante :n periodi di ordinaria amministrazione - « un'opera di attivo incitamento, non di prepotenza risolutiva>... ma dovrebbe tenere in riserva, come < strumento di difesa e di offesa>, il par– tito rivoluzionario, per difendere < gli spalti della rivoluzione>, nei casi di « seria emergenza>. Se ho ben capito ho già detto quale è la mia opinione in proposito; se non ho capito ti prego di retti– ficare. O meglio, per rendere meno faticoso il lavoro che stiamo fa– cendo, ti prego di rispondere esplicitamente alla domanda: Nelle prevedibili condizioni in cui si troverà domani il nostro Paese, quando venga travolto l'attuale regime, pensi che il partito rivoluzionario, che si proponga di instaurare un ordine di libertà secondo il nostro ideale, dovrebbe si o no imporre la sua dittatura, fino a quando e nella misura in cui lo reputasse conveniente, sul resto della popolazione? Chiedo una risposta da dottor Categoricus, ritenendo che se si ivuole ·chiarire veramenté la propria posizione, bisogna proprio rispondere senza tanti arzigogoli, con un sì o con un no, a certi problemi, come quando si è davanti all'ufficiale del comune per i matrimoni Io a questa domanda, come già sai, rispondo di sì; e sono di– sposto a rispondere esplicitamente a tutte le domande analoghe che ti piacerà di muovermi. ••• A rispondere diffusamente a tutte le tue argomentazioni se– condarie dovrei scrivere almeno tre volte tanto le pagine che ho scritto. Mi contenterò quindi di fare, rileggendo la tua replica, del– le osser:vazioni nei punti in cui ho messo una lettera minuscola di richiamo. Se desideri mi soffermi su qualche altro punto non hai che da richiamare su di esso la mia attenzione. (a) Quelli che qua riporti non sono due ,notivi della mia ac– cettazione della dittatura rivoluzionaria. Il motivo, che ho già det– to, della mia accettazione sta unicamente nella necessità di ade– guare i mezzi ai fini rivoluzionari che mi propongo, in rapporto alla prevedibile situazione di domani, nel nostro paese. (b) E' strano questo continuo raffiorare, nei problemi che stiamo considerando, della tua mentalità giuridica. Chi vuoi se ne freghi qui del < valore giuridico>? E più avanti continµi a parlare di < contratti senza termine>, di < privilegi contrattuali 1>, ecc., no– nostante ti abbia già detto e ripetuto che non si tratta di formu– lare lo statutQ di un partito, ma di chiarire quale deve essere l'at– teggiamento n,entale dei· dirigenti rivoluzionari: in certe circo– stanze essi debbono essere disposti a prendere - non a farsi dare - l'autorità necessaria per imporre la risoluzione che reputano giusta. (c) Non ho mai pensato che tu voglia affidare la difesa della libertà ad una macchina per contare i voti. Si discute solo~sul punto se tale macchina sia sempre uno « strumento ncce$.sario >, o se convenga farne a meno, dopo conquistato il potere con un'azio– ne rivoluzionaria. La classe governante che non adopra tale mac– china impone quello che oggi comunemente si chiama un regime dittatoriale, anche se dice di basarsi sulla parte più consapevole, sulla V<Jle11li01' pars del proletariato o dell'intera popolazione. vi) Io non consiglio di dire le bugie, ma affermo che biso– gna dire le bugie quando sono necessarie. Se fossi in Inghilterra, ancora oggi non sosterrei la convenienza della dittatura rivoluzio– naria, perchè ben conosco i rischi che essa comporta, e darei mol– ta importanza alla conservazione delle abitudini di libertà che in Inghilterra sono tuttora vigenti. (e) Ho già detto che la disciplina che vorrei nel partito ri– voluzionario non potrebbe essere altro che una disciplina fondata sulla fiducia che i dirigenti dovrebbero continuamente guadagnarsi. Come tu ben dici, un partito (anche 11comunista) è sempre campo- MODERNO 91 sto di uomini e non di materia inerte, e gli uomini nella loro azio– ne politica non son disposti a dare delle firme in bianco a termine, determinato, e tanto meno a tempo indeterminato. Se siamo un gruppo che deve fare una traversata lunga e difficile in un paese pieno di pericoli (come nel Capitano Singleton ciel De Foe) pos– siamo essere disposti ad accettare la disciplina, ubbidendo a una versona che ci sembra dotata delle qualità necessarie per dirigere la marcia e che dica: < Sono pronto a guidarvi fino ad X, se vi impegnate ad ubbidirmi senza discutere>. Ma se, nel corso della tra..,ersata, quella persona perde la nostra fiducia, e ci sembra con– duca alla rovina. nessuno di noi si sentirà più legato dall'im~o pr,so. {j) Niente « tono Ji simpatia>. Semplice constatazione che, una volta conquistato il potere, i-dirigenti rivoluzionari non avreb– bero nessuna ragione di farsi dettare la politica esclusivamente dalla vecchia guardia; e che, per gettare le fondamenta del nu-:,vo ordine dovrebbero poggiare su quei gruppi - nella vecchia guardia e fuori di essa - che potrebbero più efficacemente aiutarli. (g) E' appunto questo relativismo politico che suggerisce il mio atteggiamento attuale, in con [ronto alla prospettiva di una dittatura rivoluzionaria. Sembra che tu non ti renda conto di quelli che sono stati i resultati del regime fascista nel nostro pae– se. Negli ultimi venti anni c'è stata una profonda involuzione, non un sem1,lice arresto del processo verso abitudini cli vita sempre più libera. La politica che ritengo oggi giusta per noi, mi sarebbe sembrata ingiustificata nel 1925, quando ancora c'era speranza di rimettere, cor.. una scossa, la macchina dello stato sui vecdti binari. (ii) Non è vero. 11 mio pensiero ora è rivolto a chiarire quali obbiettivi conviene proporcÌ e quale deve essere l'atteggiamento dei dirigenti democratici se non vogliono fare la ridicola figura che hanno fatto i dirigenti in Russia, in Germania e in Spagna, aspet tando che sorgesse < dal basso>, col rispetto delle regole di gioe, democratiche, l'ordine nuovo al quale, come noi, tenevano. (i) Ancor oggi il Principe può insegnarci molte cose riguar– do alla conquista ed al consolidamento del potere nei periodi rivo– luzionari. Comunque tenue sia l'eco nel mio scritto delle pa,ol< di messer Nicolò ti ringrazio del complimento. Vuol dire che leg– gendo il suo capolavoro ho imparato qualcosa, a differenza di chi, dopo aver masticate e rimasticate le considerazioni sorelliane sulla funzione della violenza nella storia, si. ritrae spaurito al pensiero che, in una crisi rivoluzionaria, i dirigenti possano imporre con la violenza delle risoluzioni politiche che non siano volute dalla mag– goranza degli aderenti al partito che !i ha portati al potere, o della intera popolazione. (m) Avevo saltato qui ufla nota, che mi conviene fare per mettere ancor meglio in rilievo il tuo particolare modo di argomen– tare. A chi non legga con molta attenzione sembra che, in questo punto, tu presenti un'altemati,va, e che il corno del dilemma che accetti sia opposto a quello che io reputo giusto. Invece dici quello che dico io, perchè l'adesione, alla politica del governo rivoluzio– nario, di strati sempre pi,ì vasti della popolazione (che vorrei pure io) significa ·appunto che tale politica dovrebbe essere imposta a quella parte della popolazione che ancora non la sentisse come propria. (11) • on ti posso favorire la fotografia, ma potrei abbozzarti un ritratto morale del Leader di un partito rivoluzionario, dicen– doti quali sono le qualità che, secondo me, dovrebbe avere: 1°) ca– pacità di guardare coraggiosamente :n faccia la realtà; 2') capa– cità di proporsi fini coerenti (non volere < la botte piena e la mo– glie ubriaca>); 3) capacità di assumersi i rischi corrispondenti aJ. le' situazioni rivoluzionarie {non voler < giocare a priroiera solo quando si ha tutte le figure in mano>); ,() capacità di trattare con gli uomini, considerando quello che ciascuno di essi può dare rispetto ai fini rivoluzionari, piuttosto che rispetto alla propria per– sona; S") capacità di guardare alla sos\anza piutt~to che alla for• ma delle cose, ecc. ecc. (o) La conclusione logica, per me, è chç sono disposto a se– gµire disciplinato, come Leader, chi oggi mi presenta un program– TI)ache, nelle circosta11ze attuali, gh,1dico confàcente al mio ideale di civiltà, e che, per le sue qualità personali mi dia afìidamento di saperlo attuare, se si presenteranno !e opportunità favorevoli. Con ciò, ripeto, non dò alcur,a < firma fn bianco>. La darei se fossi disposto ad impegnarmi di seguire un dirigente qualunque cosa vo– lesse, fino al verificarsi di una certa condizione. (Così fa, il vo-

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