Lo Stato Moderno - anno VI - n.4-5 - 20 febbraio 1949

84 LO STATO MODERNO l'antropologia restano nei limiti in cui la considerazione dcll'.uomo nella sua dinamica sociale non può prescindere dalla considcrazio– né dcli.i natura e delle possihilità umane in genere. Tant'è vero che il ,-cn,esciamento della p,-assi non è essenziale al socialismo teorico, che si può avere un contenuto socialista così in una concezione vo– lontaristica qual'è quella di Lenin, che accentua l'importanza del fàttore ideologico rispetto al dato economico, attribuendo alla co– scienza rivoluzionaria la parte decisiva nell'instaurazione di un nuovo ordine di rapporti, come in una concezione deterministica, qual'è quella di Mehring o di Kautsky che, senza negare il valore dell'azione diretta a favorirne l'avvento, fa tuttavia del socialismo un portato necessario di particolari condizioni obiettive poste in essere dagli sviluppi dell'economia. Similmente, per altro verso, il concetto che' un'emancipazione totale dell'uomo includa la libertà dalla religione è un concetto psicologico, che, a parte la sua asser– tività dogmatica in Marx, non è essenziale all'idea socialista anche se il· socialismo costituisce per Marx l'aspetto dominante di una fenomenologia dell'emancipazione. Altrimenti bisognerà conside– rare il socialismo non più come una dottrina sociale bensì come una visione del mondo; un:, Weltanschauung, da valutarsi in sede teoretica, cioè in sede di verità, quando invece è un ideale della prassi, oggetto del sentimento e della volontà, inconfondibile per– tanto con gl'ideali della ragione. Rimane dunque che il socialismo trova r.el materialism,, storico (o dialettico) la sua giustificazione scientifica, attraverso lo stesso concetto dell'umwiiltzende Praxis, e la sua sistemazioné ideologica, ma non s'identifica con quello. Non si può nemmeno dire che stia al materialismo storico come la parte al tutto perchè, pur costituendone un elemento primario, non ne dipende necessariamente. Un ideale pratico, cioè un'ideolo– gia - e il socialismo fu l'ideologia di Marx fusa, è vero, con la sua filosofia, ma da essa distinguibile - può vivere ed attuarsi anche fuori delle speranz~ che lo fondano. Ma il discorso voleva essere diverso, e queste precisazioni lo toccano solo per incidenza. Si diceva dunque che l'originalità della socialdemocrazia è nell'aver ridotto il socialismo a problema socia– le, scisso dal p,-oblema politico, accettando sostanzialmente sul pro– blema politico la soluzione liberale. Sono questi i termini in cui può aver luogo la sintesi di liberalismo e socialismo, assunto vir– tuale di una Terza Forza, tanto italiana quanto europea. ••• In un altro, più profondo significato la socialdemocrazia ha raccolto l'eredità del liberalismo: nella risoluzione della politica nei suoi elementi critici, ciò che non implica sia eliminato il sentimento, senza di cui verrebbe à mancare l'impulso all'azione, ma solo che sia restituito di volta in voita a coscienza, depositando i residui che non si lasciano assorbire da quella e portano al misticismo con la sua fede cicca e la sua irresponsabilità pratica. E' proprio questa fede mistica che trasforma l'idea in dogma, anzichè riconvertirla di con– tinuo in pensiero, e l'esigenza dell'azione in attività fanatica, anzi– chè in misura di atti consapevoli e illuminati; è questa contamina– zione di valori ·tra la sfera teologica, che contempla l'abbandono to– tale dell'individuo a una realtà ritenuta trascendente, con .l'imman– cabile presenza di qualcosa di gratuito, e la sfera antropologica, che postula da parte dell'individuo il controllo costante di sè, il iriudizio pratico, e perciò il libero esame; è quest'indebita inserzio– ne di motivi religiosi sul piano della realtà empirica, in cui si muo– ve la politica, il contrassegno delle ideologie illiberali : nazionali– smo e comunismo. Da una parte mito della potenza, dall'altra mito della giustizia; da una parte l'orgoglio di una società di eletti çhe si ritiene chiamata al dominio del mondo, dall'altra l'orgoglio di una società di uguali che nel mondo, in termini di realtà terrena, pretende realizzare l'ideale, non più di questo mondo, della felicità e della perfezione (5). (5) SI proflla oggi la· tencìenza a n~gare al comunismo sovie– tico, e in Condo allo stesso marxismo, un slgnlflcnto escatologico per cogllerne piuttosto l'aspetto sdentlflco, nel senso di tecnica, cioè di un Insieme di mezzi - e In essi vien compresa la stessa Ideologia - attl a ottenere un certo risultato, nella fattispecie dJ natura po– lllko-soclnle (Vedi: G. MoaruoGO-TAOLtADUB: 11 pe,ul,ro di Gram,ci e Il marxbmo ,ovit:lico, Rasa. d'Hai., luglio e ago1to 1948). 0sser– Tl.zlone nuova e acuta, che conUene la sua parte dt vero. Ma non rientra anche Il mito nell'ambito di questi mezzi, non costitulsce es– ao p\.lre uno stru~nto fom1ldablle con cui far presa sulle masse per cono.l.lrle al fine che si vagheggia? E non accade che 11 mito, una volta creato, suggestioni gli stessi capi? Comunque la visione esca- AIla democrazia e al liberalismo si è soliti rimproverare coine un'intrinseca debolezza la mancanza di un mito proprio atto a far leva sulle masse e conquistarle alla rispettiva causa. Lo stesso rim– provero bisognerebbe muovere alla socialdemocrazia. Ma ciò che è negativo nei confini di un'etica del successo è positivo nell'oriz– zonte di un'etica della libertà. Poichè educando gli uomini a non credere nei vangeli eterni della primazia politica o della redenzione sociale, a risolvere l'assoluto delle mète ultime e degli ideali su– premi nel relativo di una conquista conclusa nella realtà di ogni riorno, che è essa il reale e l'ideale, il ve,-o che si converte ncJ fatto, si sottrae l'individuo a quella radicale alien~zione di sè che, con il suo pretesto finalistico, è il totalitarismo di partito o di Sta– to, ben più Ùe.(!radantedell'alienazione di sè mediante il lavoro nel– la forma specifica del rapporto salariale. E quest'educazione è l'in– segnamento umanistico della storia liberale: una storia che s'ini– zia, di qua dai suoi limiti cronologici, col Rinascimento prima an– cora che con la Riforma (6), e per quattro secoli, tra deviazioni e ritorni, chiarisce le conquiste del pensiero con gli svolgimenti della politica. E risolleva la politica a pensiero approfondendone i motivi. La Dichiarazi011e dei diritti s'illumina a pieno in Kant, nel riconoscimento della dignità della persona quale fine in sè: un prin– cipio che, espresso nei suoi termini empirici, attraversa tutta la prima metà dell'Soo con la lotta per le costituzioni, e riproposto ·nei suoi termini ontologici emerge di nuovo dalla filosofia romantica con il concetto dell'individuo come momento dell'universale. Il socialismo si pose nel secolo XIX come una dottrina uma– nistica, di un umanesimo nuovo, il così detto umanesitno .sociale, una volta che co11Marx negò l'umanità dell'individuo astratto per ravvisare la realtà umana solo nella dialettica concreta della rela– zione co'n gli altri uomini, nel processo intel!rale della socialità; ma pur sempre umanesimo, perchè vide l'uomo nel suo riscatto da ogni vincolo [il proletariato è cii completo annientamento dell'uomo> (7)], nell'autonomia della sua decisione e della sua azione, quali che sia– no poi le implicanze e le contradditorietà del comunismo critico, il significato da assegnare e i limiti in cui intendere l'idea di una dittatura del proletariato. Il socialismo del secolo XX uscito dalla rivoluzione russa è venuto meno nell'ideologia e nella prassi a questi valori umani5tici pcrchè ha reso l'individuo mancipio della organizzazione politica o sindacale, lo ha degradato alla condizione di suddito o di gregario chiedendogli, secondo la formula dell'asso– lutismo di tutti i tempi, di credere e di ubbidire anzichè di esami– nare e di scegliere. Fedele agli ideali umanistici è rimasto solo il so– cialismo democratico che risolve la disciplina di partito in rationalr obsequiu111, e nel lavoratore vede anzitutto il cittadino, e la sua di– gnità di cittadino - tutelata nel garantismo costituzionale attraver– so la sovranità della legge e la legittimità dei poteri - antep(lm al perseguimento stesso delle sue giustificabili rivendicazioni ecx!D'O– miche. Ma la socialdemocrazia - si osserva - non trac i suoi quadri dal proletariato che ingrossa invece le file dei partiti di estrema sinistra perchè crede di scorgere in quelli, senza avvertirne la preoc– cupazione demagogica, una più energica difesa dei proprii interessi; raccoglie piuttosto le pattuglie avanzate dei ceti mcdi che nondi– meno stentano a lasciarsi agganciare perchè messi in sospetto, da quel vago colorito socialista e tenuti in disparte da quel persistente operaismo che suona per loro svalorizzazionc o almeno miscono– scimento. Ed è in fondo vero e, a ben guardare, naturale. Questa tologtca di una .società senza classi Jn cul sono abolite le differenze, e perciò le contese, in cui con la scomparsa della proprietà come Ingiu– stizia originarla il male stesso è vinto, Jn un'equivalenza storica di ciò che per le religioni è la redenzione metafisica dal peccat~ resta non solo il Jlevito, con li suo afflato messianico, ma PanJma nascosto e insopprimibile tanto del comunismo sovietico quanto del marxismo. (6) Malgrado l'l suo fideismo e Il suo predesUnazlonlsmo, anzi proprio con la credenza nella coopcratlone divina, forse ancor p10 che con li libero ~ame, - una cooperazione gratuita ma tmmanca• bile - li protestantesimo, soprattutto calvinista, svlluppando al massimo le energie lnòtvldua11 nella certezza dl un austlfo aupe,– riore e di un mandato perentorio cui non era lecito abdicare, ha conferito impulso alla 'formazione d~lla personalità. (7) Per la critica della fllo,ofla del dlrllto di Regel - MAox-•– GBLS-LASSALLB - Opere: Voi. l. 1 Soc. Edltr. Avanti!. MIiano, 1922,

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