Lo Stato Moderno - anno V - n.15-16 - 5-20 agosto 1948

358 LO STATO MODERNO I quello dominato dal tripartito, anche perchè vi fu chi tentò di consolidare l'interventismo dello Stato nei feno– meni economici, gettando sulle spalle di quest'ultimo gli oneri della politica dei e prezzi politici>, del manteni– mento ad oltranza delle attività malcostituite, e via dicen– do: in quell'anno la rincorsa tra prezzi e salari sembrò, ad un certo momento, sommergere la nostra unità mone– taria avviandola alla polverizzazione. Ma an.che un giudizio sull'ambiente nel quale dovettero operare le attività eco– nomiche del Paese nel 1947, non può non mettere in evi– denza l'atmosfera di persistente inflazione: la circolazio– ne monetaria che ammontava sul finfre del 1946 a 513 mi– liardi, raggiunse alla 'chiusura del 1947 i 794 miliardi, con un aumenlo tondo di 281 miliardi, pari ad un incremento giornaliero di 750 milioni; e oggi siamo a 821. Il movimento sembra ora con.tenuto, ma non è arre– stato. Le ultime oscillazioni all'insù, vengono attribuite in massima parte ai fabbisogni di tesoreria in dipendenza della situazione del bilancio. La giustificazione· è esatta, ma intrinsecamente debole perchè occorre mettere un fre– no a questi fabbisogni. Si è soliti raffrontare l'aumento di 37 volte della circolazione, contro un aumento di 48 volte del costo della vita, di 58 volte nei prezzi all'ingros– so e di 30 volte nei corsi del dollaro, per concludere che, espressa in dollari e per abitante, la circolazione italiana risulterebbe inferiore a quella di altri paesi europei (vedi, ad esempio, la Francia); ma tale raffronto potrebbe avere valore soltanto se si tenesse conto dell'elemento reddito nazionale, da noi, come tutti sanno, assai modico. E' ne– cessario che, sia l'influenza dell'attuazione degli aiuti del– l'E.R.P., sia le direttive di politica finanziaria seguite dal Governo, costituiscano una remora ad ulteriori rigonfiamen– ti di carta stampata. Al riguardo ben venuto sia il decreto 7 maggio 1948 n. 544, con il quale si stabilisce che ogni aumento del conto corrente del Tesoro presso la Banca d'Italia al di là della percentuale del 15% delle spese ef– fettive previste per l'intero esercizio debba essere auto– rizzato da apposito provvedimento legislativo. Comunque è stata gran ventura l'aver potuto arrestare la corsa sfren.ata verso l'annullamento della lira. Tutti san.no il nome del massimo artefice che indusse le Banche ad una ponderata restrizione nel credito onde evitare uno scoperto oltre misura, rafforzò l'azione della banca cen– .trale nel sistema degli istituti di credito italiani, cercò di contrapporre ad ogni nuova imprescendibile uscita una corrispondente entrata di bilancio, fece sì che gli investi– menti in beni strumentali fossero meglio commisurati al graduale incremento del ·risparmio nazionale, mentre i prezzi, sia all'ingrosso che al minuto, denunciavano un primo cedimento recando fatalmente con se una parallela contrazione nelle quotazioni di borsa e di disagio per tutte le attività condotte con criteri ir.razionali. Contro queste ripercussioni si sollevarono alte voci di chi era abituato agli utili di s,peculazione, non pensando, che nel– la società bisogna ottempe1·are an.che agli interessi di co– loro ai quali ripugna scendere in piazza a protestare. Al– ludiamo a quelle intiere e vaste classi sociali le cui re– tribuzioni non aumentano e non possono aumentare pro– porzionalmente al movimento dei prezzi. Concludendo, la situazione generale, sia pure fra dif– ficoltà di ogni genere, tende a moralizzarsi e in un cerio senso a chiarirsi. Le attività tornano a gradi ad· adattar~i ad un regime di concorrenza tendente a far coincidere il prezzo di mercato al costo di produzione, eliminando li produttore incapace e premiando chi sa lavorare razional– mente. Certo la via della ripresa è faticosa: ma alla fine, se non abbandoneremo gli insegnamenti del passato per nuove avventure, il benesse tornerà in un futuro meno lontano di quello che non appain al superficiale osserva– tore, a diffondersi in tutte le classi socinli. EMILIO TACCANI Il prezzo dell'o-ro E' nel programma politico di M. Mal:tn - il succes. sore del maresciallo Smuts - di acquistare al Sudafrica una maggiore indipendenza politico-economica rispe!to al– la madre patria, risolvendo nel contempo anche la crisi dell'industria aurifera sudafricana. Il governo del mare. sciallo Smuts aveva stipulato un accordo con. la Gran Bre– tagna, impegnandosi a cedere alla madre patria l'oro pro– dotto dalle sue miniere ad un prezzo stabilito ufficial– mente: però, la vendita a questo prezzo, tenuto conto del– le spese di estrazione, non è sufficenlemente rimunerativa. Per superare la crisi, vari sono i rimedi. Si potrebbero ad es. nazionalizzare le miniere d'oro: e il partito di M. Malan ha sostenuto l'opportunità del provvedimento, che però ha molti lati negativi, specialmente per gli oneri fi. nanziari che si dovrebbero imporre ai contribuenti per indenizzare gli attuali proprietari. Inoltre, l'espe– rimento poco felice di nazionalizzazione delle miniere in Gran Bretagna dovrebbe essere di monito e sconsigliare questa operazione. Se poi il nuovo governo dovesse acco– gliere le richieste delle categorie lavoratrici e ~umentare i salari, le spese di estrazione aumenterebbero, e diverreb– be sempre meno rilevante l'incentivo a continuare lo sfruttamento aurifero. L'industria aurifera potrebbe anche essere stimola– ta seguendo una politica analoga a quella in atto nel Ca– nadà e in Australia e che consiste nell'accordare sovven– zioni governative per contribuire alle spese di eslrnzionc. Ma pure in questo caso bisognerebbe imporre degli oneri finanziari alla collettività. L'allro fattore su cui il nuovo governo sudafricano potrebbe agire è il prezzo ufficiale al quale lo Staio sud– africano acquista l'oro. Un aumenlo di questo prezzo, ,. parità di spese di estrazione, accrescerebbe il margine utile dell'industria aurifera e ne stimolerebbe la ripresn. Un aumento del prezzo dell'oro rispetto all'attuale quotazione ufficiale è staio ammesso da più parli; e si giustifica col fatto che essendo aumentati i prezzi di tut– te le altre merci, anche il costo di estrazione dell'oro r correlati.vamente aumentalo: e questo maggior costo potrn essere compensalo solo da un aumento del prezzo ufficiale. E' sostanzialmente la lesi sudafricana che, da un punto di vista economico produttivo, è esatta. Si è anche sostenuto che un aumento del prezzo del– l'oro è un rimedio alla sua penuria, perchè farà 1·itorna· re in circolazione l'oro largamente tesoreggiato in questi sti ullimi anni. L'affermazione è inesatta in quanto, in pc• riodo di inflazione, le basi monetarie sono scosse e non si può parlare di penuria di oro. L'aumento del prezzo dell'oro avrà per effetto di dare un'ulleriore spinta al· l'inflazione. Il prezzo dell'oro è il fattore su cui è meno agevole operare. Non bisogna dimenticare che l'oro è il termine di riferimento, sia pure mediato, dei poteri di acquisto delle unità monetarie; e che un aumento del suo prezzo significa una diminuzione dei poteri di acquisto di esse. Le richieste di oro diminuiranno, e la penuria scompari– rà solo quando sarà ristabilita la fidu'cia nella moneta dei singoli paesi. L'aumento del prezzo dell'oro non porterebbe dunque nei vari paesi alcun miglioramento sensibile e durevole dal punto di vista monetario e finanziario. Un migliora· mento si potrà avere solo con un risanamento monetario e finanziario caratterizzato da un adeguamento di costi e prezzi, di salari e costo della vita, dal pareggio del bi– lancio statale, dall'equilibrio della bilancia commerci~le. Allora tornerà la fiducia nella moneta; e quando ritorna ,

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