Lo Stato Moderno - anno V - n.15-16 - 5-20 agosto 1948

340 LO STATO MODERNO golare >. Di fronte, ad esempio, a certi inviti, che sen– tiarno continuamente ripetere, di accantonare per il mo– mento, data la grave situazione in cui versiamo, ogni ri– vendicazion.e di principio, ogni disputa, definita soltanto oziosa, sul tipo di futura società in cui dovremo 'l>ivere - se collettivistica o liberalistica non importerebb~ - per vo4Jere il proprio sguardo unicamente all'obbiettivo immediato e di fondamentale importanza della ricostru– zione e ripresa produttiva, le reazioni sono del tutto di– verse secondo le varie concezioni cui si è informali. Per chi muove da premesse eversive e ritiene che condizione preliminare è l'instaurazione di un e nuovo mondo mi– gliore>, che potrà aversi solo quando saranno tolte via le presenti strutture economiche e sociali, la tesi e pro– duttivistica> di necessità non può incontrare favorevole udienza. I vantaggi, infatti, di una accresciuta produzio– ne, secondo ciò che si pensa da questa parte, andrebbero a beneficio, prevalentemente, se non esclusivamente, di alcuni gruppi privilegiati; e in conseguenza, chi s'ispira a tali principi non è disposto a dare l'intiero suo sforzo, se prima non sono risolte alcune questioni pregiudizfali. Assai differente è, invece, il caso dei fedeli di quelle scuo– le o dottrine le quali, pur- ttU!IJ)icando che · rlippoTti trn imprenditori e lavoratori migliorino a vantaggio di que– sti ultimi, ritengono che l'attuale organizzazione sociale, ei suoi cardini fondamentali, debba permanere presso a poco inalterata. J,a polemica fra i due punti di vista opposti, si svolge olh·alpe secondo i motivi fin qui elencati; e ci siamo lun– gamente indugiati sull'esempio della Francia, perchè ;n. quel paese, secondo che abbiamo sopra detto, la tradi– zione dl un sindacalismo apartitico e libero al massimo grado da influssi dall'esterno risultava saldamente fonda– ta. Ma pur riconoscendosi il grande vantaggio di un or– ganismo unico e unitario in.teso a raggruppare tutte le forze ael lavoro, il principio dell'unità sindacale è oggi sottoposto a critiche, ne vengono indicate numerose in– sufficienze e inadeguatezze che sembrano compromettere ogni cosa. Del resto, al di là di ogni discussione dottri– naria, proprio in Francia l'unità sindacale - si noli - ba subìto rudi colpi se si ponga mente, oltre che alla già citata presenza sin dal 1919 della Confédératio11 Fran– çaise des Travail/eurs Chréliens, alla recente scissione sin– dacale che ha dato vita, accanto alla C.G.T. dominata or– mai dai comunisti, al movimento di Force Ouvrière, stret– tamente collegato ai partili della così detta Terza Forza. AI principio della esclusione di influssi e ingerenze politiche, seguita a tener fede in Europa (i casi della A.F.L. e del C.I.O. americani esigerebbero un lungo di– scorso, e comunque vanno considerati a parte) il sindaca– lismo britannico, in conseguenza però di uno stato di cose e di una mentalità davv ro singolari e che non si verificano altrove. Il lavoratore inglese appare informato nella trade union alla medesima mentalità di un eom– merciante, che intende vendere la sua mere' il lavoro, al mi glior prezzo e al miglior offerente, conservatore o progressista non importa, dal momento che egli è dispo– sto, se ciò gli convenga, ad accordarsi con chiunque, tan– to a sinistra quanto a destra, con i laburisti ma anche con i tories. Abbiamo parlato fino a questo punto di ciò che ac– cade altrove, in ispecie in Francia; ma avevamo costan– temente di mira quel che succede in casa nostrn. Qui, a proposito della scissione sindacale ormai in corso, e del– l'inizio anche presso di noi di un regime pluralistico per quel che concerne la rappresentanza dei lavoratori. mol; ti hanno dato in iscandescenze, hanno gridato allo scan– dalo e al tradimento. Ma argomento davvero di scandalo sarebbe soltanto se taluno ritenesse di giustificare la di– visione tra le forze del lavoro con il pretesto di voler creare degli organismi apar,tilici e liberi da qualsiasi in– fluenza dall'esterno (la progettata e Confederazione bian. ca>, assolutamente apolitica e sospesa it,1un limbo apar. litico). Il sindacato, proprio perchè diviene maggiormen– te politico e si propone di pervenire ad una rappresen– tanza più piena e completa dei lavoratori, tende a sud. dividersi, a frazionarsi. Se prima era uno solo, e adesso sono due, o diversi, è perchè i rapporti con i partili 51 fanno più stretti, le tinte politiche ancor più accese. ROMANUS Partiti e Sindacati La parole d'ordine del travagliato sindacalismo italiano è ogg, l'apartitismo. E' stato osservalo dai pi,, saggi che è bene liberarsi da alcuru pregiudi..--i; e concordemente Panfilo Ge,1tile (su la Stampa) e Paggi (m /'Illustrazione italiana) han110detto, con franca spregiudicatt1• •a, che è tempo di abbandonare, come parola vuota di senso, la pretesa del 'apoliticità del sindacato. Ma sulla questione del/' e opar– titismo > la concordia se,nbra unanime: iJ sindacato non può ,s– sere partito, per la O'lflliaconsiderazione che i11 questo caso tsso sarebbe uu doppione i11utiledi cosa e/re già esiste. Forse bisognerebbe spingere anc/re qui più lontano la spr,. giudicate:,::a. l primi e/re abbiano chiesto l'apartitis1110, i11 sed,· puramente pole,11ica,sono stati i sindacalisti della corrente cristiana. Ma è chiaro che se, ad esempio, essi si sono opposti allo sciopero politico del 14 luglio, era unicame11teperchè questa opposi=ume di– scendeva dalla politica del partito democristiano. Quando poi i si11- dacalisti democristia11i parla110 di un sindacalo libero da partiti t da ideologia, t1oi vorremmo sapere chi sarà cosi ingenuo da crt dervi: questo famoso sindacato libero è qualche cosa solo se s, ispira al monito i11terclassista, e quindi a11ticlassista, proprio della Democrazia cristia11a e del partito che se ne intitola. Lo stesso s, dica del preteso apartitismo dei cigiellisti: no11vogliamo far torto alla loro coere11:,adi marxisti, e pe,isiamo perciò di trovarci di front, ancora w,a volta, ad 1111 semplice tributo al dio della lattica. E per 1111 mar:rista·/e11inista, sostituire al partitismo il puro classismo è un giuoco di parole: perchè partito comunista e coscienza di classe so110per esso, e oggi i11 Italia, la medesima cosa. Si potrà cercart di cambiar la parola: ma la cosa resta. Noi 11011 crediamo du,iq11e,in 11110 Staio democratico, (i11 uno Stato corporativo-a11toritario sarebbe un'altra cosa: cioè le masu assumerebbero il colore fascista che assunsero durante il vente11· nio) all'apartitistno netto e pulito dei si11dacati.Resta ti,ttavia l'ob· biezio11elogica del e doppione>. L'obbiezi011e ha però, ci sembro, il difetto di essere appunto so/ta11to logica. Si tratterebbe invece di spiegare c0111eavvenga che il partito, nella democrazia moderno, si rovesci inevitabilmente nel si,ld«ato. Spiegare come sia divenuto impossibile che esso rimaness, ciò che fu per molti decenni, uuo strwmnrto e/ettorolistiço e parlamentare. E' le,1e1tdo conto di qut sta realtà cl,~ si può cercar dj delimitare le funzioni del pariitc e del sindacato; 11011 semplicemt11le separando con la lettera della legge ciò che la storia politiça tende a f01tdere e a confondere. Lo sconfi11a111ento det partiti verso il sindacato è 1111 fenonreru• dell'ascesa delle masse, è u11'espressio11e del bisogno contemporanee di riempire di un'ideologia finalistica i movimenti delle masse la– voratrici. E ben se n'è accorta la Chiesa: con l'ultimo co11gresso del/'azio,ie Cattolica, la Chiesa ha badato appunto ad aggioniore lo ma tradizio110lef111111io11e di guida delle masse. Forse dovrebbero I tenerne c011to, per uscire dai ten11i11i dtl consueto m,ticlerica/istno, i pubblicisti di certa parte socialista, c/it /ia,1110 accolto sinOf'a, più o meno, la tesi ,nissiroliana .Jet socia· lis,no erede del liberalistno. E' UIIO tesi che li i11vecchia, 011::ichi ri11giovanirli .... SANDRO MAURI

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