Lo Stato Moderno - anno V - n.7 - 5-15 aprile 1948

, , 150 LO ·sTATO MODERNO critica sturziana allo Stato storico è rimasta una semplice pagina di insigne letteratura politica, e l'azione di De Gasperi è vuota di contenuto meridionalista. Se una tradizione è viva nello spirito im– poverito del ceto dirigente meridionale, essa è quella liberale ri– sorgimentale; la quale non può definitivamente travasarsi nel re– gime clerico moderato, sia pure preso come antidoto al regime dei commissarii. Essa può invece essere la piattaforma di una e terza forza> che riscatti il Mezzogiorno dall'asservimento politico ed economico, immettendolo nella vita libera e unita dell'Europa mo– derna. Ma i partiti democratici di e terza forza> debbono fare uno sforzo per essere presenti quaggiù con azione pol(tica assidua ed efficiente, intesa a sventare la solita truffa, che oggi non la sola destra, ma anche la sinistra, conducono alle spalle del Mezzogior, no. FRANCESCO COMPAGNA IL CONVEGNO PER LA TERZAFORZA Le relazioni e i lavori « I problemi della terza forza »: con questo titolo severo e con un programma ampio e ordinato, in cui tutti i nostri problemi interni e internazionali, politici e sociali, morali e civili sono stati proposti per una ri– cerca diretta alla 1·icostruzione italiana ed europea nel clima della libertà e nelle prospettive di una organizza– zione di pace, si è svolto, per iniziativa dovuta alla tena– cia di Ferruccio Parri, nei giorni 4 e 5 aprile a Milano presso l'Università Bocconi, un convegno che non ba avuto -earattere elettorale. o lo ha avuto soltanto nella misura in cui ogni disrussione politica ha carattere elet. torale in democrazia. Parri ha impostato i lavori escludendo ogni solu, zione aprioristica e dando ad essi una intonazione spe– rimentale di onesta ricerca, che non poteva considerarsi legata a ìmpegni cli partito, e quindi a un gioco politico contingente. Subito dopo l,uigi Salvatorelli ba compiuto un va– sto giro di orizzonte nella politica estera e internazio– nale mettendo in rilievo, nella loro connessione e inscin– dibilità, gli elementi del gigantesco conflitto che divide oggi il mondo orientale da quello occidentale. Ha preso le mosse dal condominio internazionale creato dai tre «Grossi» (come egli ama chiamarli) durante la guerra; e ha indicato le tappe del successivo e progressivo di– stacco tra la politica russa ed americana nei vari scac– chieri. Gli Stati Uniti, per forza stessa delle cose, senza una preordinata volontà d'imperialismo conquistatore, si sono trovati a. dover assumere la posizione che altra volta era dell'Inghilterra; di qui la loro opposizione ad' ogni tentatiYo cli controllo totale e di dominio sull'Eu– ropa da parte di ·una potenza continentale, per quella difesa dei mari e dei popoli minori che per secoli era stata la caratteristica della politica inglese. Il pro'blema si spoglia così di ogni soprastruttura ideologica ed as– sume l'aspetto di ricerca obbiettiva, in termini, come ora usa dirsi, di geopolitica. Anche sotto questo angolo visuale veniva spiegato dal Salvatorelli l'atteggiamento della Russia, spinta fatalmente avanti, a colmare il vuoto lasciato dalla mancanza di quello che fu l'impero Austro-Ungarico e che avrebbe dovuto essere una con– federazione danubiana; mentre il crollo della Germania la metteva a diretto contatto con gli anglo-americani. Onde una situazione di reciproco sospetto e di tensione, aggravata dall'interferire del fattore ideologico, che nel mondo moderno sta riproponendo quella che altra volta fu guerra di religione; e il travaglio socia-le dell'epoca, nella caratterizzaziçme delle formazioni comuniste, viene messo in funzione e al servizio del panslavismo tradi– zionale della Russia. Ma nonostante le apparenze, e in quanto la situa. zione i10n precipiti (al riguardo il Salvatorelli ha con– dotto una particolareggiata analisi). i paesi europei hanno la possibilità, sotto la pressione stessa degli eventi, di costruire delle zone di sicurezl!:a, cli neutralità elastica (naturalmente equidistanze matematiche non esistono), di cui la recente Unione occidentale costitui. rebbc un primo abbozzo; come pure indicativa di una tendenza da incoraggiare e s,·iluppare appare l'Unione doganale franco-italiana rccentementè conclusa. Nel su– peramento elci nazionalismi e nella costruzione progres– siva di una unità europea sta, ancora incerta ma gravida di ricche possibilità e cli fecondi sviluppi, la prospet– tiva cli una politica di trrza forza che valga a diradare i sospetti, allontanare la tensiona: attuale e aprire la via ad una distensione l!ho sia salvezza della nostra ci– viltà e presupposto cli conquiste sociali nel clima di una rinnovata democrazia. Subito dopo Carandini, il cui discorso riportiamo più oltre, traccian1 quelle che. a suo :tvYiso, hanno da essere le premesse genera] i cli una politica di terza for– za, le quali si riassumono nella convergenza del libera– lismo progressista e del socialismo democratico per una superiore sintesi dei loro motivi ideali. Di qui il passo a proposte di coordinamento e fede– razione,' fra le correnti politiche che accettino questa comune impostazione, era facile. E Carandini lo ha fatto con una proposta che,· ripresa da successivi oratori, ha condotto alla costituzione di un Comitato d'intesa e di lavoro. il cui valore per ora sta tutto nella manifesta– zione di una comune esigenza che attende di essere sod– disfatta, e che sarà soddisfatta se non prevarranno per– sonalismi, particolarismi e sterili patriottismi cli partito. In questo quadro cli carattere generale. cui portava anche il suo contributo Aldo Garosci. rile,·ando la nuoYa posizione politica dell'Italia, decaduta dal rango di grande potenza e pronta a dar mano a una politica di ispirazione europea, venivano svolte le relazioni di ca– rattere più particolare sui singoli argomenti, tutti di fondamentale importanza, quali i problemi della rico• struzio;ne europea e italiana con riferimento al piano Marshall, l'impostazione politica sociale ed economica di un programma di terza forza, la necessità e i limiti di una economia programmata, e così via. Queste relazioni, e gli interventi cui hanno dato luogo, hanno permesso di rilevare, pur nelle divergenze di vedute e di linguaggio, pur nella differenza dei tem: peramenti e della preparazione specifica, sostanziali concordanze sui punti essenziali della politica 'generale di una terza forza. Sarà agevole rilevarlo àalle rela– zioni e dai discorsi di Carandini, di Pozzani, dì Rossi, .di Pischel, di Bauer, contenuti in questo fascicolo, e da quelli di Cittone, di Calvi e di altri che 'èi dser•

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