Lo Stato Moderno - anno V - n.7 - 5-15 aprile 1948

174 LO STA T'O :'MODERNO ·RASSEGNA DELLA STAMPA · ESTERA · Ele~ioni italiane Alle elezioni del 18 aprile dedica un lungo articolo l'Economist del 27 mar– zo. Uàutorevole periodico rile\'a co– me lutto il mondo politico guardi al– l'Italia come « per una specie di vota– zione sperimentale che indichi da che parie va il mondo>. j::samina quin– di la· nuova politica occidentale « che fa discretamente la corte ali' Italia >; nei riguardi della quale gli aiuti ame– ricani specialmente hanno fallo pen– dere la bilancia dalla parte degli al– leati « poichè gli approcci da oriente sono stati meno concreti e cordiali ». FATTORI NEGATIVI Malgrado questo il Governo è in dif– ficoltà. « Nelle prossime elezioni quel– lo che forse potrà decidere è il volo dei contadini; e uno dei fattori prin– cipali che ha sconvolto l'equilibrio tràdizionale delle for=e, è coslilui– to appunto dai guadagni comunisti trçi i contadini dell'Italia meridionale e della Sicilia. li conladirw senza ter– ra è setnpre un radicale. La Democra– zia Cristiana ha iscritto nel suo pro– gramma la riforma agraria; pochi t' ro– dica/i provvedimenti che avessero po– slo fine alla intollerabile organizza– zione feudale del Me=zogiorno, le avrebbero assicuralo il volo dei con– tadini: ma non ha {allo nulla, ed è staia così la sua timidezza, è staio il suo conservatorismo a favorire il pro– gresso dei càmunisli. « L'altro fattore è costituito dalla politica economica e finanziaria. E' vero che l'Italia non apeva e non ha una organizzazione statale che le con– senta una efficace pianificazione eco– nomica. Nulla più della burocra=ia italiana ha 'bisogno di uno radicale trasformazione; ma si stenia a cre– dere che 11011 si potesse evitare il gra– do di incompetenza raggiunto. La po– litica deflazionistica iniziala 1'011110 scorso· fu spinta troppo oltre, ed ap– plicala troppo rigidamente. Dopo aver provoc,alo artificialmente il ribasso dei prezzi, si è presi ora. nel gorgo di una crescente disoccupazione; si as– siste al c1·ollo di molle piccole i11- duslrie, allo staio semifallimenlare di talune grandi industrie; e riemerge l'inflazione accompagnata da 1111 rial– zo nei prezzi, effetto delle spese do– vute sostenere dal governo per i di– soccupati. Il senso di confusione, di disperazione che ne risulta, spinge persino degli uomini d'affari a pa,·– lare di volare per il Fronte popolare nella speranza « che esso ci dia alme– no una amministrazione competente >. « Questi insuccessi su/ piano econo– mico sono aggravali dall'infelice sub– strato politico .del regime. In poche città d'Europa è visibile come a Roma il contrasto Ira una ricchezza· irre– sponsabile e una profonda miseria. L'anticlericalismo, di molto attenualo, in séguito alla _parte avuta dai cattolici nel movimento di resistenza, è rie– merso almeno parzialmente per effetto della inettitudine democristiana e del– l'interferenza democristiana nel cam- po dell'educazione. Un sincero demo– cratico soprattutto non può 11011 esse– re disgustalo della facilità con cui 1111 movimento ge1111i11amenle fascista co– me il Movimento Sociale Italiano ha potuto prosperare nel corso dell'ulti– mo anno, con la prospettiva di entra• re, nell'eventualità di una forte vota– zione a favore del Fronte popolare, a costituire una parie essenziale nella maggioran=a parlamentare democri– stiana. 'uN SEGNO PREMONITORE « 1'111/i questi {allori non soltanto spiegano la forza dell'opposizione co– munista in Italia nonoslanlo quanto ha fallo la Russia per rendere impos– sibile il compilo del signor Togliall:, ma costituiscono anche un aspro am– monimento, che cioè 11011bastano i dollari al compimento di un vero pro– !lramma di ricostruzione europea. Si è molto parlato - ed a ragione - della necessità di non sottoporre l'ain– lo americano a condizioni politiche ed eco11omiche, o a concessioni da parie delle nazioni che lo ricevono. Ma la– l1111e condizioni debbono essere impo– ste e controllale dalla Organizzazione Permanente e dagli stessi americani, se si vuole che l'E.R.P. abbia succes– so. Una giusta dislri./Juzione dei rifor- 11ime11ti,l'uso in/egra/e di tutta la pro– duzione locale, la riforma fiscale e la creazione della stabilità finanziaria, provvedimenti sociali che co11se11la110 a tutte, le classi di beneficiar~ degli aiuti, onestà amministrativa e, se pos– sibile, una maggiore efficienza, tulle queste sono cose allretlanlo necessa– rie al successo dell'E.R.P. quanto lo stanziamento di dollari da parie del Congresso. « La situazione ilaliatw è 1111 avverti– mento éd un segno premonitore. Un paese può essere messo in gravi diffi– coltà nonostante ogni aiuto diploma– tico e 11011ostanle la concessione di rilevanti somme di denaro, semplice– mente perchè le sue condizioni inlel'– ne di vita sono caotiche e antisociali. Anche con LUI Tì.R.P. fre volte pilÌ vasto dell'attua/e· la battaglia per l'Eu– ropa occidentale sarebbe perduta se all'aiuto esterno non si accompagnasse un'opera di t'icoslruzione inlel'na ». RISERVE SVIZZERE E FRANCESI A sua volta la Gazette dc Lausanne del 6 aprile, dopo aver accennato al gesto anglo-francese-américano per Trieste, e a quello francese per il Moncenisio rilevando come ne derivi un progressivo reinserimento dell'Ita– lia nel quadro politico internazionale, pone il problema del valore e del si– gnificato di tali concessioni: « Nessu– rw si nasconde che è !l'asta elettorale o spingere le potenze occidentali a tanta solleciludine. Ammettiamo pure senza la minima acrimonia che la no– stra vicina ne approfitti. Ciò tuttavia non ci trattiene dal fare delle riserve sull'efficacia di questa politica pram– malistica degli alleali occidentali ... >. Si può in proposito notare di sfug– gita come la stampa svizzera, dopo la conclusione recentissima di un accor– do commerciale con l'Unione Sovie. tica, ha assunto un tono assai meno anticomunista di prima: dovi: si vede che le ideologie sono ideologie, ma gli affari sono affari. ~ Anche i francesi, se pur con una punta di amarezza e con una certa sufficienza, riconoscono che l'Italia guadagna terreno nell'opinione mon. diale. Ecco l'ufficioso «Monde>: « Gli alleali sono veramente a( punto di disfare lutto quello che hanno so• lcrwemcnle costruito or è 1111anno? A trattare cioè l'Italia 11011più come un aggressore vinto cui si v1wl dimi• nuire la pena, ma come 1111 allealo in• dispensabile di cui bisogna assicurar– si il favore a qualunque costo? Se le cose stanno così, val la pena di no• lare ancor più l'impolenza delle Na– zioni Unite ad avvicinare il successo di soluzioni a carallere internazionale e l'abbandono in cui, nel cuore stesso della cristianità, possono essere la• sciali i valori occidentali». Dove l'ultima frase mostra come più di una diffidenza ancora ci sia sul nostro conto anche ria parte degli ami• ci francesi. Italia e U.R.S.S. La questione circa l'apertura dei negoziati commerciali italo-russi trova un'ultima battuta nella rivista sovie· tica « Tempi nuovi ~ della prima sci· timana d'aprile. Dopo aver precisato che l'assistenza americana attraverso il piano Marshall non può bastare a risanare l'economia italiana, e dopo aver affermalo la necessità per l'Italia di mantenere rapporti con i paesi ef• fettivamente interessati al suo com· mercio, l'articolista prosegue: « Nella Unione Sovietica l'Italia aveva un fe· de/e e 1icm·o fonìilore di prodotti di prima necessità e 1111 permanente ac– quirente dei prodotti della sua indu– stria. Basalo sul principio della nazio· ne più favorita, il commercio italo· sovietico sarebbe reciprocamente vo11· laggioso per entrambi i paesi .... » In verità questo argomento dei rap· porti commerciali dell'Italia, è unQ dei pochi con cui la propaganda so· vietica ha non poche possibilità di far presa; e l'apparente scarsa disposi· zione del governo italiano a concili· dere o sviluppare le intese con g\, Stati orientali, sembra giustificare la obiezione che il piano di aiùti all'Eu· ropa abbia una sua logica ferrea, che porta ad escluderle o a limitarle. Il tema si presta alla facile polemica e lo scrittore dell'articolo non manca di approffittarne, a proposito delle trattative con l'U.R.S.S. « Si ha l'impressione - dice - che il governo di De Gasperi abbia aperto la questione solo per fare una conces· sione all'opinione pubblica. Ciò trova conferma nel tentativo di celare l'iw ganno effettualo dalla stampa reazio· naria e nei suoi sforzi di attribuire all'Unione Sovietica la responsabilità per il rinvio delle trattative commer· eia/i>. V. O.

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