Lo Stato Moderno - anno V - n.7 - 5-15 aprile 1948

RASSEGNA Esiste la terza forza ? E' parola d'ordine della propaganda frontista la negazione deJl'esistenza della terza forza. Questa negazione viene fatta o brutalmente, dogmatica– mente, negando ogni differenza di programmi e di visione politica tra Ja democrazia cristiana e la democra– zia laica di centro sinistro; oppure identificando la terza forza con una serie di dati ideologici e politici che non hanno con essa alcun rapporto, per esempio (a questo punto può arri– vare la confusione dell'inlellelto) l'asse Roma-Berlino dei nazifascisti (in tulle le lettere, da Virgilio Dagni– no, • Quale terza forza?>, sull'Avanti! del 31 marzo). L'opinione della terza forza a sua volta risponde presen– tando la propria giustificnzione ideo– logica come antidogmatismo riformi– sta (< Sicuramente esistiamo>, di Fi– li1ipo Sacchi. in Corriere di Milano, 11 aprile) e passando poi al contrat– tacco. Su un terreno tecnico, questo i· stato condotto abilmente da Bruno \'isentini, sulla Voce Repubblicana del 2 april'J, con l'esame dcli'« Eco– nomia frontista>, della quale rileva il carattere scarsamente costrullivo, sia che il Fronte si consideri in funzione di Governo o in funzione di opposi– zione, e ricercandone i motivi. Infat– ti, se i comunisti conquistassero il po– tere, il problema verrebbe a porsi prima che in sede economica in sede politica (interna e internazionale; « e si porrebbe in termini così mdical– mente diversi da quelli che presenta oggi, da rendere superflua ogni allua– le imposla=ione e,I ogni tentativo di soluzione nell'ambito del sistema po– litico democratico e di 1111 sistema e– conomico tendenzialmente libero. e Nè la soluzione in senso democratico dei problemi della nostra vita econo– mica può presentare un effettivo inte– resse per i comunisti in funzione di opposizione. Per un verso essi, nella loro opposizione politica o/ sistema di democrazia, non hunno alcun ef{el– livo i nleresse a conlri buire ad una ri– forma democratica e popolare della ilrullura della nostra economia. Tale riforma, eliminando pusi=ioni mono– polistiche, libemndo lu vita economica dai controlli burocratici inutili, rido– nando impulso e favore alle piccole e alle medie iniziative libere e alle associazioni cooperativistiche di lavo– ro/ori, eliminando posizioni di privi– legio e di sfi-ullamenlo, facendo ve– nir meno nel rispetto della libe_rlà, e anzi a sviluppo e difesa della libertà, le ingiustizie sociali e i privilegi eco– nomici, farà venir meno al/resi i mo– tivi ai quali si richiama lt,1 propa– oa11dacomunista e gli schemi classi– sti sui quali si svolge il credo comuni– sta. Per un altro verso on si può di– menticare che il partilo comunista basa la sua maggiore forza combatli– v~ su quei gruppi operai d~lle grandi ~l/tà industriali del Nord ai quali ine– vitabilmente (pure se con tulle le do– verose provvidenze e le difese neces- • I LO ,STATO MODERNO 175 DELLA STAMPA·JTALIA-NA sarie perché ad essi venga assicuralo anche nella fase di transizione degno lavoro e onesta vita) il Paese dovrà chiedere i sacrifici inerenli alla smo– bilitazione delle industrie pletoriche, antieconomiche, parassitarie, che vi– vono sullo sfrullamenlo dei consuma– tori, chiedendo continui miliardi allo Staio e spingendo il Paese alla infla– zione >. 11 pronostico di Nenni Per Pietro Nenni, « Aci una settima– na dal traguardo> (Avanti! 10 aprile), la condizione del Fronte è tra la cer– tezza della maggioranza relativa e la possibilità della maggioranza assoluta. Nessun schieramento di massa si bat– terebbe con una prospell iva diversa da questa: altrimenti deporrebbe le ambizioni di massa, ed assumereb– he posizioni e metodi più razionalisti– ci, e 111eno consoni al temperamento del leader romagnolo. Eppure questa volta Nenni scrive in nome dei diritti della ragione. Dopo aver deploralo il carattere npocalillico impresso dalla Democrazia Cristiana al duello eletto– rale, Nenni scrive che la ragione (cioè l'impostazione del Fronte) sta per riprendere il sopran·ento: « E' sui Consigli di gestione e, sulla rifor– ma agraria che bisogna inquadrare il .dibattilo, non sulle forme particolari che la rivolu ione politica e l'evolu– zione sociale hanno preso in questo o quel paese. Le elezioni decidono della direzione politica del Paese, non sono 1111 corso superiore di filosofia o di sociologia. All'evasione delle de– stre sui temi marginali deve quindi corrispondere nell'ultima settimana lo sforzo del Fronte per mantenere la polemica sul piano delle cose concre– te e attuali. Ovunque ciò riesco, di– venta agevole superare il margine che sia fra lo sicurn villoria relativa e la possibile vittoria assoluta della sini– stra>. Senza soffermarci sulla grazia del congiuntivo «riesca>, nella protasi dell'ultimo periodo, sì da permellerc al Nenni il realismo di un pronostico di semplice maggioranza relativa, è da riconoscere che Nenni ha perfet– tamente ragione a voler mantenere la campagna politica delle elezioni su concreti problemi di governo: ma è curioso che egli, neppure a una set– timann dalle elezioni, non si renda conio che, dopo i responsi Scoccimar– ro e l\forandi rispettivamente ai con– gressi comunista e socialista, gli elet– tori pensi no non solo a ciò che si de– ve fare dal Governo, ma al modo come deve essere fallo. Ciò che egli chiama marginale, é appunto la discussione sul modo: che Scoccimarro e Moran– di hanno appunto spiegato come extra– parlamentare, nel caso della mancata maggioranza assoluta. l\fa questo cir– colo, del quid e del quo modo, è sfug– gito da un pezzo al Nenni, e a tutti quei suoi compagni e gerarchi che hanno in disprezzo la democrazia for– male, considerandola questione di no- me e non di cose. Naturnlmente poi essi ne esigono il culto da parte degli avversari, secondo la domanda che da un mese, in ogni comizio, Toglialli rivolge a De Gasperi. Al Congresso della cultura E' falso che tutti abbiano tenuto un alleggiamenlo di pura protesta nei ri– guardi della Democrazia Cristiana. Guido Calogero, pur riconoscendone in primo piano la minaccia dogma– tica specie nei riguardi dell'insegna– mento, ha avuto parole di pari pre– mura verso pericoli di pressione sulla cultura esercitala eventualmente da altre parti. Pertan·to, nella pubblica– zione della sua relazione sulla « Li– bertà d'insegnamento> fatta dall' Avan– ti! del 9 aprile, l'ultimo capoverso, che è troncato alle parole e anzitut– to l'avvertimento>, deve essere inte– grato come segue: « Oggi le restrizio– ni provengono esclusivamente da una porle: tJ questa, quindi, deve andare anzilullo l'avvertirhenlo, fermo restan– do che esso resta valido per tulle, e che nessun ~appresenlanle della cul– tura italiana sw·ebbe degno del suo nome se non si considerasse sempre in,pegnalo a difendere, in qualunque situazione storica e di fronte ad ogni ev·entua/ità di restrizione o intimida– zione autoritaria, la libertà della co– scienza, dell'insegnamento e della cul– tura >. La stampa del Fronte, quella cioè più interessata a diffondere i risultati del Convegno di Firenze, ha sì stig– matizzalo come· maligni e necrofori (Franco Fortini) e rappresentanti dell'incultura (Rago) gli osservatori della stampa indipendente; ma nella sua alta imparzialità non ha riprodo't– lo un capoverso, significativo di una editoria liberisticamente intesa, come questo di Alberto Mondadori: « Se sinceramente e coscienlemenle si vuo– le che la cultura siu libera, al disopra di ògni divisione di parie ideologica, politica, religiosa, il presupposto suf– ficiente e necessario è l'assoluta liber– tà dell'editoria da ogni dirigismo, da or,ni pressione, da ogni alletta_m~nto. Nessun editore che sia tale, e cwe che si consideri un professionista prima e piuttosto che un industriale, può de– sidecare o addirillura volere che lo Staio si intrometta nella vita dei libri, scegliendo, indicando, comandando: altrimenti ancora una volta dovremmo porci la fatale domanda, irta di inco– gnite e densa di insidie: chi è che giudica? e perchè? >. Queste obbiettive integrazioni di- 1nostrano per un lato il diritto dell'e– resia orale vi{:ente al Congresso di Firenze, d'aÌtro lato la difficile citta– dinanza di questa eresia nella stampa e nelle corrispondenze degli amici cieli' Alleanza della Cultura: il che di– mostra che non è esatto il rilievo del Calogero che « le restrizioni prove,n– gono da una parte sola >: almeno in ratto di informazione. s. I].

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