Lo Stato Moderno - anno V - n.7 - 5-15 aprile 1948

LO ·· S T A T O M O D E R NO con qualche diversa motivazione, ha ihcontrato l'indu– stria laniera e cotoniera, sulla quale non si è in possesso a tutt'oggi di definitive statistiche di produzione: eia una indicazione approssimativa del Ministero dell'Industria si può presumere una produzione di cotone, per il '47, in– torno alle 170 mila lonn. La produzione di cemento, malgrado che con la per– dita della Venezia Giulia siano passati alla Jugoslavia 3 stabilimenti della capacità complessiva di 378 mila t. annue, ha superato dell'82% il livello del 1946 con circa 3 milioni e 450 mila I.: l'attività edilizia però non ha fat– to quei progressi che la precaria situaziòne delle abita– zioni (l'inizio dello stato di depressione della attività e– dilizia si può far risalire al 1936) faceva sperare. La produzione di vetro è stata pure superiore a quel– la del '46, con 8,8 milioni di mq. Delle altre attività industriali accenneremo alla pro– duzione della gomma che, senza raggiungere le cifre pre– belliche, immette al consumo, normalizzatosi il riforni– mentodi m11terie prime, circa 11 mila q.li , di vario tipo, al mese.L'equilibrio fra produzione ed assorbimento potreb– be considerarsi raggiunto se non ci fosse ancora nel set– tore pneumatici· un consumo superiore al normale, pro– vocato dalla necessità di sostituire treni di gomma oggi inservibili. Tirando le somme, in base al rapido esame compiuto dei principali settori industriali, quelli cioè che danno il tono all'andamento di tutta l'attività del nostro Paese; e premesso che una esatta valutazione globale è oltremodo difficile ed incerta, possiamo concludere che il livello del– la produzione è risultato nel suo complesso, durante il 1947,del 25-30% circa inferiore a quello'del 1938; e supe- riore invece del 50% circa rispetto al livello raggiunto nel 1946. JI 1948 si è aperto a_vendosuperato da una parte preoc– cupazioni ben vive un anno prima, quando il prolìlema-base per l'attività industriale era quello del reperimento delle materie prime e delle fonti di energia; ma-altre preoc– cupazioni sono sorte, non meno gravi seppure di 'diversa natura, dipendenti soprattutto dalla difficoltà 'di vendita per la rottura dell'equilibrio fra costi (in aumento) è prez– zi, rottura che pesa in particolare sulle nostre posslbililà di esportazione in quanto i nostri prezzi sempre più dif– ficilmente possono sostene're la concorrenza di quelli in– ternazionali, in un mercato internazionale non più caotico e non più alla ricerca di qualsiasi prodotto. Il problema, ovviamente, qui si lega all'indirizzo della nostra politica economica e sociale, in primis alla questio– ne dello sblocco dei licenziamenti che si calcola incida per la metà sulla riduzione della nostra produzione rispètto al '38; si lega all'orientamento che a questa politica sarà dato dalla nostra partecipazione all'E.R.P. ed alle situazio– ni internazionali che si vanno prospettando e di cui l'u– nione doganale con la Francia è forse solo il primo e in– cerio passo; si lega alla sistemazione della nostra indùstria parassitaria, che assolve solo un compito di privilegio o di assistenza, e dell'industria media e piccola particolar– mente sacrificata a vantaggio della grossa, Prevedere gli indirizzi economici e sociali che in concreto saranno dati dal governo che uscirà· dalle eleY-ionidel 18 aprile è tut– t'altro che facile, chè di problemi concreti i partiti impe– gnali nella cam1>agna·elettorale non si occupano, presi come sono fra la retorica e la demagogia. Le quali, si sa, non hanno problemi. FRANCO CINGANO MILLE E N·ON PIU' MILLE Ne abbiamo viste tante in Italia, da 25 anni a questa parte, che proprio non sappiamo renderci conto dell'atmosfera di « attendismo » che in questi ultimi mesi ha circondato, paralizzandola, la vita economica italiana. Questi cicli di vivacità e di depressione sono però caratteristici di situazioni instabili: unica speran– za, dunque, la possibilità di raggiungere una fase di maggior comprensione della reale consistenza dei pro– blemi economici e dei mezzi adatti per risolverli. Può anche darsi che questo attendismo sia la estre– ma ripercussione della breve ma profonda crisi psico– logica che ha travagliato l'economia italiana dall'ago– sto 1947 in poi. Crisi éhe, di solito, fa richiamo alle cosiddette restrizioni del credito mentre, in realtà, si è trattato soltanto di una messa al passo degli investi– menti, talvolta fatti più in funzione della svalutazione monetaria che non in relazione ad un reale bisogno produttivistico. Ad ogni modo i provvedimenti presi l'anno scorso per controllare gli impieghi 'bancari sono stati dilatati,. nella psicologia del pubblico (e dilatati certamente con un substrato politico), per influenzare l'andamento dei prezzi. Non si può dire che questa politica abbia fallito. Dai settembre al gennaio, tanto i prezzi all'ingrosso quanto quelli al minuto, sono ribassati di una percen– tuale aggirantesi intorno al 15%. Non è molto, ma è già qualcosa, perchè ha consentito l'invertimento di una tendenza che portava ad un'inflazione galoppante che ~essuno in Italia desidera. Dal gennaio in poi, invece, 1 prezzi si sono stabilizzati intorno ad un livello di 50-60 volte quello prebellico. La caduta dei prezzi è stata indubbiamente causa ed effetto, come in tutti i fenomeni economici, pe~ la creazione del mito della liquidità. In altre parole, i consumatori si sono posti in sciopero in attesa di un continuo ed ininterrotto ribasso dei prezzi. Questo, evi– dentemente, non è possibile dato il livello dei costi, ormai altissimo in Italia. I mancati acquisti dei consu– matori subitd ebbero ripercussioni sugli acquisti dei minutanti e colpirono infine i produttori i quali, ad un certo momento, non se la sentirono più di c9htinuare a produrre e immagazzinare a costi piuttosto elevati, e perciò ridussero la produzione. Questa contrazione della produzione portò ad una diminuzione delle ore di lavoro lavorate e quindi, da un certo punto di vista, anche ad una contrazione del potere di acquisto nelle mani di alcune classi di consumatori. · Oggi il mito della liquidità è praticam~nté svanito. I consumatori, esaurite le loro scorte famigliari, si so,no accorti che i prezzi non possono andare al di sotto, salvo casi eccezionali, dei costi che, come ho già detto, sono rigidi e talvolta incomprimibili. D'altra parte :i,l mercato, nel 1947, è stato inondato con quasi 300, miliardi <li nuove lire: specialmente forte è stata l'emissione nel mese di dicem'bre. Perciò i consumatori hanno ricomin– ciato a comprare e a depositare i loro fondi esuberanti in banca. Il sistema. bancario, oggi, si trova fo condi– zioni di poter allargare il fido soprattutto per i finan– ziamenti di capita.le circolante. In alcuni casi anche per finanziamenti di capitale fisso. La borsa da un po' di tempo a questa parte è certamente più 11,Uegra e. gli aumenti di capitale sono più facili • ' . · ... . . A tutta prima, quindi, si dovrebbe arguire una atti– vità produttiva in piena ripresa. E.. difatti 'molti si~tomi

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