Lo Stato Moderno - anno V - n.7 - 5-15 aprile 1948

170 LO STATO MODERNO se situazioni tecniche prima,. e monetsrie e di scambi con l'estero poi, giocano con diversa efficacia durante il cor– so dell'anno, le une nei primi quattro mesi e le altre nel– l'ultimo trimestre, per cui l'andamento di quasi tutti i settori industriali potrebbe essere graficamente illustralo da una curva che ha il culmine nei mesi estivi (maggio– settembre) e che quindi s'abbassa senza però ricadere al livello di partenza. Ma passiamo ora all'esame dei vari gruppi dell'atti- . vità industriale. Le produzioni dell'industria estrattiva e mineralur– gica hanno segnato in quasi tutti i settori un notevole aumento sul 1946. Fra i mineraU metalliferi la produzione di bauxite, che complessivamente raggiunse nel ,1946 tònnellate 65,5 mil;1,_si può calcolare superi nel '47 la media mensile di 13,4 mila tonn.; i minerali di ferro con 210 mila tonn. circa sono ancora ben lungi dalla produzione del 1938 (990 mila t.) ma superano del 63% la produzione del 1946; i minerali di mercurio grosso modo si mantengono sulla produzione dell'anno precedente, non mollo discosta dn quella dell'anteguerra. Buona è stata la ripresa della prnduzione di piriti. soprattutto nelle miniere della Mol)tecatini, e dei minera– li di zinco. Con 1,100 mila I. la produzione di minerale di zolfo si è mantenuta sul livello del 1938, per cui siamo ritor– nati al limite del 1912. La produzione cli carbone sulcis clurnntc il 1947 su– pera et.e! 18'%, con I. 1.186.186, quella clelJ'anno prece– dente, sebbene il ritmo produttivo che si era costante– mente intensificato nei primi nove mesi (salvo leggere flessioni in primavera, dovute ad agitazioni operaie) sia stato nell'ultimo trimestre in forte decrescenza causa la difficoltà di collocamento da parte delle aziende produt– trici. Anche la produzione di lignite con 1,828.071 t. au– menta sul '46 di circa il 20%. L'andamento della produzione siderurgica è deter– minato dai due prodotti base, acciaio e ghisa. La produ– zione dell'acciaio, che dopo il mir,lioramento che ha ini– zio in primavera è rimasta stazionaria e ha raggiunto 1.600 mila I. circa, è superiore all'anno precedente di cir– ca 500 mila I. (1938: 2.322 mila t.). La produzione della ghisa viceversa, dopo aver tenuto un buon ritmo durante !;estate, ha subito una crisi nell'ultimo trimestre a causa dell'insufficiente capacità produttiva degli altiforni. Mal– grado la fle~sione invernale però, la produzione com– plessiva del 1947, di circa 310 mila t., è quasi doppia di quella del 1946 (176 mila l.) anche se ancora ben lontana da quella dell'anteguerra. Ne} piano del Ministero dell'In– dustria si erano preventivati per l'anno scorso rispettiva– mente 1.500.000 t. di acciaio e 410.000 di ghisa; è stato superato quindi il programma per l'acciaio e non si è raggiunto- invece il limite per la ghisa; e questa deficien– za ha costretto ad una notevole importazione dall'estero. Negli altri settori della produzione siderurgica si ha pure un notevole aumento sul 1946: i laminati con 1.300 mila t. circa contro 879 mila dell'anno precede'nte; le fer– roleghe con 65 mila t.. contro 28 mila. Cade qui l'osservazione che l'Italia è, fra i paesi del mondo, uno di quelli in cui il cons\Jmo dei prodotti si– derurgici pro capite è fra i più bassi, consumo caduto 'inoltre in modo rilevante dall'anteguerra ad oggi. Contro 500 Kg. negli Stati Uniti, 251 in Inghilterra, 221 in Fran– cia ed in Belgio, il consumo pro capite nel nostro paese non è che di 40 Kg. (60 nel 1938). Ricordiamo (perchè non è ancora fatta la storia della stupidità dei tecnici dell'autarchia) come nel 1940 la Cor– porazione della siderurgia e della metallurgia, esaminan– do il cosidetto piano autarchico, valutasse possibile rag– giungere attraverso la vittoria sui paesi democratici, il livello delle nazioni industrialmente più progredite, con on· salto da' un consumo di 2,5 mìlioni di I. circa negli anni fra il 1935 ed il '38 a 6,5-7,5 milioni, nel dopoguerra. Passando alla meccanica, ci soffermiamo sull'indu– stria automobilìstica, qi gran lunga la più importante del s~ttore. La massima produzione di autoveicoli nel periodo prebellico si ebbe nel 1937 con 77.708 unità: dopo la Ji. berazione, la ripresa fu lenta e difficile, per le note diffi– coltà di approvvigi,c;mamento di materie prime e la ca– renza di energia elettrica; e nel 1945 uscirono dalle no– stre fabbriche poco più di 10 mila unità e 2!!.983 nel 1940. La produzione di autocarri fu per q,µesti anni pre– valente rispetto a quella delle autovetture (fino al– l'autunno '46), in corrispondenza con la necessità di ri– stabilire un complesso di mezzi di trasporto capace di sostituire la deficienza di materiale ferroviario. Nell'anno scorso la produzione, malgrado la flessione del secondo semestre per le accentuate difficoltà di esportazione, ha raggiunto le 43.223 unità, (55,6o/c dell'anteguerra) di cui 24.862 autovetture, 9.385 autocarri, 6678 autofurgoni, 2298 autobus. Il percento delle unità esportate sulle unità pro– dotte, nel 1947 è fortemente aumentato (24% contro 9,1 per cento del 1946) e si è raggiunto il livello del 19Sii: anche il confronto in valore, esprimendo i valori in ter– mini monetari omogenei,, ci riporta alle cifre dell'anle– guerra. risultato non eia poco se si pensa che sono andati perduti alcuni mercati (Germania, Ungheria, Polonia, Bai- . cunia) una volta per noi di grande assorbimento. Un sensibile (\,umento, sempre rispetto al 1946, 113 pure registralo In produzione di motori per l'agricoltura (2675 trattori); mentre, parallelamente alla diminuita do– manda di autocarri, è scesa la produzionll di rimorchi (7214 nel '4 7 contro 7445 nel '46). L'industria chimica nel 1946 non aveva superalo il 50% della produzione anteguerra. Il 1947 registra una si- • tuazione nel complesso soddisfacente, anche se la con– tJl(lzione che s'inizia in autunno fa scendere la media dell'anno a meno del 75'% di quella del 1938. Il livello massimo della produzione si era avuto in giugno, quando aveva superato il 93 per cento della· media corrispondente del 1938, secondo le stime dell'Ufficio statistico della Montecatini, che prendono in considerazione 28 dei più importanti pi;odotti e gruppi di prodotti (gli indici dei quali rappresentano il 70-80% della produzione nazionale). In particolare, la produzione del 1947 si stima pari a quella prebellica per il carburo cli calcio; pari al 55% per i concimi azotati; al 4f>% per il carbonato di sodio; al 75% per l'acido solforico. Uno dei settori industriali che ha destato durante il 1947 più gravi. preoccupazioni è stato quello serico. E' nolo come le cause della cri.si che lo ba colpito (e alla quale il Governo è stato costretto più volte a rivolgere la sua attenzione intervenendo con contributi, aiuti e sovvenzioni) siano da puntualizzarsi in un diminuito con– sumo generale, nella maggior disponibilità delÌa seta giapponese a prezzi nettamente inferiori, in geriere nella concorrenza estera, e nelle più difficili possibilità di sbocco verso i mercati tradizionali. Le espoitazioni di seta greggia, infatti, che nel 1938 avevano raggiunto oltre 2 milioni e mezzo di Kg.. sono calate da 1,7 milioni nel 1946 a 834,6 mila Kg. (ai quali si possono aggiungere 95 mila Kg. di esportazione in compensazione autorizzata dal Governo Militare Alleato nel Friuli); mentre la pro– duzione di bozzoli è stata valutata in circa 23 milioni di Kg., cap~i di trasformarsi in 2,3 milioni di Kg.· di seta. Le esportazioni sono 'state messe in crisi soprattutto nei mercati dell'area de1 dollaro ed in Francia e Svizzera, paesi questi che in virtù degli accordi commerciali in vi– gore devono effettuare il pagamento in valuta americana. Si consideri inoltre la concorrenza sempre più forte delle sete e fibre artificiali: durante il '47 un aumento progressivo e rilevante ha segnato la produzione del nai– lon. 'che si può stimare in circa 145 mila Kg.; in 88 mi– lioni di Kg. si valuta quella del raiop e del fiocco . Difficoltà non dissimili per l'esportazion.e, anche se

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