Lo Stato Moderno - anno V - n.7 - 5-15 aprile 1948

/ LO STATO MODERNO 169 è del paese del Duce e ha la sua oratoria, e di Oriani e della lotta di classe ne abbiam fin sopra i capelli. Don Pal– miro? Deve, anche lui, espiare qualcosa: l'articolo sette. Monarchici e fascisti cuociano nel loro brodo, e spe– riamo sia un concentrato, un « ristretto» di qualche raro deputato nazionalisteggiante e noioso. Restano dunque i 'repubblicani « storici » che mi voglion male perchè dico loro delle gran verità, ma che loro malgrado avranno il mio voto. In economia, vergini, e de tout repos, non m'in– tontiranno con' dei « piani ». In politica, sono dei galan– tuomini, dei probi viri, solo che si dimentichino che Fac– chinetti fu deputato di Trieste. Quand'è venuto Pacciardi, mi ero messo in orchestra per guardarlo bene, e l'ho sen- tito citar cifre, confondendo- è vero i quintali con le ton– nellate; ma il fatto che il P.R.I. sia arrivato già alle sta– tistiche mentre prima declamava sull'abolizione del debito pubblico, è di buon auspicio Fuori quindi Cattaneo ( ci sta pensando Alessandro Levi, con una grossa antologia) e mano alla costruzione dello Stato repubblicano. , A Pacciardi, che ho sentito - prodigi della reazione! - definire « ancora troppo a sinistra», l'esercizio del po– tere gioverà. Come a quella buona donna sposata di fre– sco, a cui domandarono - racconta Tallemant - come andava, e che rispose : - M onsienir, le couchage y fait. ARRIGO CAJUJ\11 L'INDUSTRIA ITALIANA NEL 1947 Se confrontiamo i numeri indici della produzione industriale dei principali paesi del mondo per il 1946, notiamo un andamento che relega l'Italia fra quelli con più lenta capacità di ripresa rispetto all'anteguerra, fra quelli cioè in cui l'attività produttiva si è mantenuta ad un livello che meno corrisponde alla potenzialità degli impianti, alla domanda internazionale. ed alla disponibi– lità della mano d'opera. Sebbene il secondo semestre del 1946 abbia segnato un ritmo più intenso di attività, l'in– sufficienza dei rifornimenti esteri di materie prime, la deficienza soprattutto di combustibili liquidi e solidi e di energia elettrica, la scarsezza dei nostri mezzi di paga– mento internazionali, le non adatte disposizioni valuta– rie, le diverse condizioni dei mercati che proiettano una diversa intensità nei vari settori produttivi, sono state nel complesso le cause cui va attribuilo il mancato rag– giungimento delle ottimistiche previsioni per una produ– zione pari al 70-7&% di quella anteguerra. L'attività <;lei 1946 ha corrisposto così soltanto al 50% circa dell'attivi– tà produttiva del 1938, stima cui corrisponderebbe un va– lore, in lire di quell'anno, fra i 20 ed i 22 miliardi. Malgrado ciò, alla fine del 1946 la situazione indu– striale italiana poteva. dirsi molto meno precaria che nell'anno precedente, in dipendenza d'un miglioramento economico generale che aveva le sue basi principali nel– la più efficiente organizzazione dei trasporti, nelle più soddisfacenti condizioni alimentari e soprattutto nel rile– vante aumento, nel secondo periodo dell'anno, dei rifor– nimenti U.N.R.R.A. e nel progressivo incremento delle esportazioni che permisero· un più ampio approvvigio– namento di materie prime extra-U.N.R.R.A. Anche la ricostruzione degli impianti distrutti dalla guerra e la riconversione in attività di pace deile produ– zioni belliche era avvenuta, specie in certi settori, ala– cremente. D'altra parte non si può dire che il sistema industriale italiano, considerato nel suo complesso, fosse stato sostanzialmente intaccato dalle distruzioni: si cal– cola grosso modo che la capacità produttiva delle indu– strie fosse diminuita in conseguenza dei danni di guerra di circa il 15%. Nell'Italia centrale e meridionale (indu– strie minerarie in Sicilia, Toscana e Marche; siderurgiche e navalmeccaniche a Napoli) i danni erano stati propor– zionalmente maggiori; e più fiacche erano quindi le pos– sibilità di ripresa, date le grayi distruzioni del settore elettrico e l'impossibilità da parte delle intatte centrali del Nord, ~ causa delle pessime condizioni idriche, di trasferire corrente al Sud. Alla fine del '46 però anche la situazione di questo fondamentale settore era sensibil– mente migliorata, e si poteva calcolare la produzione di energia elettrica inferiore di circa il 10% soltanto ri– spetto all'anteguerr~. Con la fine del 1946 cessavano i rifornimenti U.N.R. R.A.: il deficit della bilancia commerciale, compensato Prima della guerra da partite invisibili (rimesse cmigran- ti, noli, turismo) e da investimenti esteri, per la mancan– za di queste partite e di questi investimenti avrebbe po– tuto in questo momento particolarmente delicato condur– re al collasso la nostra situazione industriale dipendente in gran parte dall'estero, se gli aiuti U.N.R.R.A. non fos– sero continuati sollo altre forme con ritmo ininterrotto. Secondo l'esposizione dell'on. Campilli del 12 gen– naio 1948 sul lavoro svollo dalla Commissione Economica Italiana a Parigi e Washington, dalla fine della guerra al dicembre 1947 gli aiuti americani all'Italia di prodotti essenziali all'alimentazione ed alla produzione sono am– montati complessivamente a 1 miliardo e 900 milioni di dollari circa, dei quali 1 miliardo e 200 milioni senza contropartita, ossia in dono; 340 milioni come r:vnborso spese di occupazione, requisizioni ecc.; e 360 milioni sot– to forma di prestiti a lungo termine, fra i quali è di par– ticolare interesse quello, di circa 65 milioni di dollari: per la marina mercantile. Riferendoci agli aiuti all'industria, si sa come parti– colarmente grave si presentasse per il 1947 it problema degli approvvigionamenti di combustibili solidi e liquidi: contro un fabbisogno anteguerra di 14 milioni di tonn. di carbone, l'Italia poteva produrne (dopo la perdita del– la Venézia Giulia) 1 milione e 800 mila, e la rimanenza doveva essere fornita dagli Stati Uniti, dato che l'impor– tazione dalla Germania, che superava prima della guerra i 7 milioni di tonnellate, poteva preventivarsi in meno di un decimo. Di fatti. dei 10 milioni e 200 mila tonn. di carbone utilizzate durante l'anno, 7 milioni furono di provenfon– za americana, 600 mila importate dalla Germa'}ia, 350 mila dal Belgio ed altri paesi. Anche il fabbisogno di petrolio, in 3 milioni e 300 mila tono., fu coperto per il 75% dagli Stati Uniti. Il problema essenziale dei combustibili era dunque risolto; fortunatamente anche la produzione dell'energia elettri– ca nel corso dell'anno aumen lava, rispetto al periodo an– teriore, con un ritmo soddisfacente (15%), sì da permet– tere prima l'allentamento e poi l'abolizione di ogni re– strizione. Il 1947 vedendo così attenuarsi la carenza di .materie prime e soprattutto, nel corso dell'anno, segnando la finè della crisi- delle « fonti di energia>, si presenta come anno di transizione fra l'agitata economia postbellica, che aveva caratterizzato il 1945 ed il 1946, e l'economia del tempo di pace. Al vivere giorno per giorno per le difficoltà di re– perimento e di trasporto delle materie prime, si va sosti– tuendo, dopo i primi mesi che ancora ripetono le incer– tezzé del periodo precedente, una ripresa con carattere di uniformità, che è il miglior segno dello sforzo di tro– vare in una situazione di normalità uno stabile assesta– mento. Questo sforzo verso l'equilibrio è riconoscib)le anche

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