Lo Stato Moderno - anno V - n.5-6 - 5-20 marzo 1948

LO STATO MODERNO 103 l'equivoco è finito, e sarebbe finito anche se invece del povero Morandi fosse stato a Londra il più sottile Pietro Nenni, perchè anche nel 1939 l'equivoco finì ad oper& di un modesto Neville Chamberlain - se non vogliamo dire che finì ad opera di un diabolico Adolf Hitler. Nè si tratta di politica di blocchi, di esasperazione di Ovest contro Est, ma pro1>rio del fatto preciso che oltre un blocco politico l'Ovest rappresenta una civiltà in pericolo, e la scelta non è per un imperialismo con– tro un altro, ma per la civiltà contro un'altra e a noi nemica forma di vita associata. li socialismo democratico d'Europa ha finalmente troncato ogni possibile equiYoco e scelto quella com– pagnia e quella strada che avrebbe dovuto scegliere un anno fa, come dieci anni fa poteva scegliere un po' prima la strada che avrebbe evitato l'inutile umilia– zione di Monaco e forse la guerra del '39. Oggi, la pre– parazione non è più materialmente bellica ma effica– cemente economica; e il famoso piano :Marshall, lungi dall'essere considerato dai socialisti riuniti a Selsdon Park come ·una specie di bacchetta magica e di panacea per tutti i mali, è stato discusso e accolto come un mezzo per procedere a quella unità economica e quindi spirituale e morale dell'Europa, 'che deve appunto dare all'Europa il senso esatto dei valori minacciati e racco– !!'iierla alla difesa. Qualcuno può ·sorridere a sentir parlare di Stati l"niti d'Europa, ogg-i e qui, ma non può far sorridere la coscienza profonda che il dilem.ma è tuttavia questo: o l'Europa riesce a sopravYivere :come un tutto, a su– perare le sue intei:ne barriere e ad esprimere quindi nna forza non solo economien, o l'Europa precipita, un paese dopo l'altro, nel conformismo totalitario, che sul– la negazione di queste idealità fonda il suo spirito di oppressione e di livellamento .. Revisionismo, dunque. cli molte idee antiche, di mol– ti clichés superati. di molto materialismo storico sco– lasticamente inteso, di molta lotta di classe tipo 1848. cli molto operaismo inutile e demagogico, da un lato: e revisionismo politico di molta roba inutile e perico– losa nella politica estera mondiale, ·a cominciare dal nostro Trattato di pace da parte delle Potenze Occiden– tali. Perchè non da oggi noi andiamo dicendo che il no– stro Trattato di pace, più che un trattato con noi è stato un tentativo cli trattato fra i vincitori, un compromes– so. l'unico possibile compromesso tra di loro, natural– mente a nostre spese, ma tuttavia con lo scopo cli tro– vare quel « modus vivendi » che rendesse ancora p·ossi– bile la «loro» collaborazione. Certo, molti di noi hanno preveduto l'insuccesso del ft>ntativo, e fin da allora non hanno nascosto il peri– •·olo, oltre che per noi per tutta l'Europa, insito nella troppa abilità del trattato medesimo. Anche chi, come noi, fu a suo tempo favorevole alla ratifica, non si na– scondeva l'ingiustizia e sopra tutto !'in.utilità ·dell'ingiu– stizia del trattato; ma anche sapeva che l'unico modo per arrivare ad una pacifica reYisione, al di fuori delle ridicole e isteriche grida nazionalistiche di destra e delle manovre filosovietiche della così detta estrema sinistra, era proprio di accettare la ratifica, chiudendo così un periodo ed aprendone uno nuovo nella nostra azione internazionale. Naturalmente, tutti gli sciocchi del mondo, e sono legione, a destra e all'estrema sinistra, cianciano con alterigia nazionalistica o con ·rabbia orientale, e perdo– no di vista la realtà positiva dei fatti, che è appunto, attraverso queste forme di pàcifica revisione, di acce-. lerare il processo cli organizzazione politica dell'Euro– pa, come col piano Marshall si tenta di accelerare il processo della sua organizzazione economica. - Ad un socialista può forse essere permesso di ralle– grarsi al vedere che finalmente il socialismo democra– tico internazionale comprende qual'è il suo compito e il suo dovere in questo schieramento europeo e accetta una posizione di responsabilità, abbandonando le facili e purtroppo da molto tempo tradizionali piattaforme di demagogia. Altri preferirà parlare di « terza for– za», ma non le etichette contano, sibbene l'azione con– creta di fronte alla nuova e antica minaccia. A Londra, in quel mondo che sempre si sente dall'Europa mille volte più lontano delle poche miglia che lo dividono, oggi si avverte l'Europa molto più che sul Continente. ed è forse questo il significato più vero degli eventi di questi giorni, insieme col mutare del vento, non del Nord ( « sauf votre respeet, Pietro Nenni») ma del– l'Ovest. E il vento dell'Ovest soffia ora in direzione nostra. non nell'imminenza del 18 aprile e delle sue conseguen– ze, come vuole la tesi ossequiente del fronte cominfor– mista, ma perchè sia pure all'ultima ora, sia pure sottc;i la pressione della scadenza della cambiale, ci si ricor– da di questa e si teme che vada in protesto, cioè che precipiti uno degli ultimi baluardi della civiltà eu– ropea. Di fronte a questa concezione, i confusi tenta– tivi cli risposta da parte cli B~lgraclo e di Mosca e anche dell'« Avanti!» male mascherano la frattura prodotta nel corpo dcli' Europa ; ed è comicamente insufficiente far del silenzioso Rodolfo Morandi il Battirelli della situazione. Già una volta è stato detto, in un non dimenticato articolo cli François Mauriac, che nulla separa il socia– lismo dal comunismo se non qualche abisso. I socialisti a Londra e nei quattordici paesi d'Europa in cui son riusciti a sopravvivere hanno mostrato di sentire tutta la vastità di questi abissi e di non indietreggiare di fronte al loro dovere, non per esasperare la frattura ormai aperta, ma per impedire che nella voragine ca– dano l'uno dopo l'altro i popoli dei loro Stati, e alla fine proprio l'Europa. Nè era facile per dei socialisti superare molti schemi tradizionilli. di segnare deci– samente la frontiera tra il socialismo e il totalitarismo comunista. Pure, questo è stato fatto e da questo fatto può precisarsi la ragione della lotta attuale, sia nel campo economico che in quello politico, per rendere al socialismo democratico tutta la sua ispirazione. La « terza for:oa » o la « terza via » può trovare qui il suo nucleo e la sua origine, proprio come nel 1939 la forza che doveva opporsi al totalitarismo d'allora trovò la sua espressione nella occidentale difesa della libertà. So bene che sembra ridicolo e patetico ripetere queste vecchie parole; ma non se n'esce, certo tenendo gli occhi ben fermi alla ricostruzione economica del– l'Occidente. Non se n'esce, perchè questa è la realtà delle cose, questo è il significato inequivoco del nuovo schieramento e della nuova solidarietà, di questo ri– torno all'aria di dopo un altro « rape· of Prague », del nuovo corso della politica occidentale. Non compren– derlo, seguire il silenzio confuso dell'Oriente e atten– derne miracolistiche soluzioni potrebbe significare aver perduto l'ultimo treno, nonostante le più immediate e verbose apparenze, proprio come è capitato nel 1939 ad un tale che si chiamava Adolfo Hitler. PAOLO TREVES

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