Lo Stato Moderno - anno V - n.5-6 - 5-20 marzo 1948

LO STATO MODERNO 141 bile per l'esportazione, a causa dell'aumentata richiesta, sui mercati internazionali, ed anzi l'America stessa cercn di importarne appunto dal Medio Oriente. Da notare poi che tutto quello che fosse perso dall'In– ghilterra sarebbe necessariamente, direttamente od indi– rettamente, guadagnato daJJa Russia._ Ancora, l'atteggia– mento degli Arabi non appariva meno minaccioso, in quanto questi, sebbene inizialmente favorevoli o non ostili ad una limitata immigrazione ebraica, lo divennero ben presto e ferocemente, per motivi essenzialmente eco– nomici, mascherati da lotta religiosa e patriottica, ren– dendo difficile il compito, che agli Inglesi toccava, di equilibratori non disinteressati della situazione. In simili circostanze, e non avendo potuto od osato fare subito una politica audace e risolutrice, gli_ Inglesi hanno dovuto evitare di impegnarsi non sapendo se avrebbero potuto poi mantenere. Da ciò è derivata la loro decisione di affidare all'O.N.U. il compito di defi– nire la questione. Ecco perchè l'Inghilterra, nell'aprile scorso, chiese una riunione straordinaria dell'O.N.U. stes– sa perchè venisse presa una decisione suJJa questione palestinese. L'importanza di questa riunione consistette innanzitutto nel fatto che si chiarirono almeno in parte le posizioni delle grandi potenze interessate: America e Russia. L'America, pur dichiarandosi favorevole alla crea– zione di uno Stato ebraico, non prese tuttavia una posi– zione netta, riservandosi, come oggi appare evidente, una maggiore libertà di azione per il futuro e non precluden– dosi del tutto la possibilità di ulteriori interventi. La Russia, invece, per bocca di Gromyko, si espresse chiaramente, appoggiando le rivendicazioni ebraiche. Il 14 maggio Gromyko, dopo aver dichiarato il fallimento, riconosciuto dagli stessi Inglesi, del sistema del mandato, affermò il diritto degli Ebrei di avere una patria; ed ag– giunse che la Russia avrebbe preferito la formazione di uno Stato indipendente misto arabo-ebraico, ma avrebbe comunque appoggiato anche la spartizione. Questo atteg– giamento venne sostenuto da una intensa campagna della stampa comunista internazionale, particolarmente aspra nei confronti degli estren:iisti ebrei, che vennero accusati di esser finanziati da circoli reazionari americani e di fare il gioco degli inglesi, che sarebbero stati anch'essi conniventi. Tutto questo, aggiunto al fatto che la Russia è all'interno antisionista, appare sconcertante. Ma era eyi– dentemente dovuto ad una manovra abbastanza abile, che è cerio da porre tra le prime cause dell'odierno muta– mento americano. infatti, se agli inizi combattere il sio– nismo equivalevru a creare fastidi all'Inghilterra, oggi i fastidi all'lnghillerra si creano appoggiandolo e costrin– gendo questa a porre da canto la difesa dei suoi stessi interessi. Inoltre, la Russia ha da tempo scelto come suo metodo di propaganda e di azione l'appoggio al naziona– lismo quando esso sia suscettibile di diventare filo-russo. Il progetto di spartizione fu presen.tato dalla sottocom– missione dell'O.N.U. nel novembre scorso ed approvato prima dalla· commissione ad hoc con 25 voti favorevoli, 13 contrari e 17 astenuti, e poco dopo dall'Assemblea generale con 33 voti favorevoli, 13 contr'ari, 10 astenuti ed 1 assente. Tra i favorevoli sono da notare: gli Stati Uniti, la Russia, il Canadà, l'Australia, ·gli Stati nordici e il Benelux; mentre i delegati dei paesi musulmani fu– rono naturalmente contrari, ed anzi uscendo dall'Assem– hlea dichiararono che non si sarebbero tenuti vincolati dalla decisione. L'Inghilterra si astenne e si disse che teneva in serbo un suo piano (il piano Morrison), secon– do il quale gli Inglesi, considerato anche e giustamente che il nuovo Stato avrebbe avuto una capacità di assorbi- mento molto limitata, avrebbero cercato di spingere gli Ebrei ad indirizzare la loro emigrazione verso un grande Stato arabo di Siria, dove essi non sarebbero sgraditi. Decisa la spartizione, toccava all'O.N.U. garantirla, dato che l'lnghilterrn dichiarò a più riprese di voler assolu– tamente ritirare le sue truppe dal paese. Ma l'O.N.U., per varie ragioni, non fu in grado di ga.ran– tire l'attuazione del progetto a causa della rivalità fra le due maggiori potenze in essa rappresentate. E, contem– poraneamente, il mondo arabo annunciava· un'offensiva in grande stile, ed iniziava intanto attacchi locali alle comunità ebraiche. Probabilmente le minacce di guerra santa erano più che altro ricallalorie; e tendevano a spin– gere le due grandi potenze all'amicizia, ponendole di fronte alla necessità di un'azione decisa, che nessuna delle due avrebbe permesso all'altra nè avrebbe vo– luto iniziare per conto suo per tema del primo passo falso. E non è nemmenQ arrischialo 11ggiungere che alle grandi potenze stesse serviva, in vista di• svolgimenti futuri, mantenere fluida una situazione di questo genere. L'O.N.U. intanto veniva ad essere svuotata di efficacia, anche di fronte agli altri avvenimenti internazionali di cui si è fatto cenno all'inizio. A questo punto è arrivato il colpo russo alla Cecoslo– vacchia e alla Finlandia, che ha provocalo l'immediata reazione americana. Fa parie di questa-, oltre alle misure di sicurezza che riguardano l'America all'interno ed i suoi aiuti ai paesi europei, anche un piano più vasto, che mira evidentemente, come ha dichiarato Truman, a ri– dare autorità all'O.N.U.: una nuova lattica generale, che già si è venuta manifestando con l'iniziativa a favore del ' ritorno all'Italia di Trieste, di cui si è già detto. Nel piano rientra pertanto anche la dichiarazione di Austin Warren, delegato americàno alle Nazi~ni Unite, che l'America propone l'accantonamento della spartizione della Palestina e l'adozione di una temporanea ammi– nistrazione fiduciaria dell'O.N.U. Di fronte a qÙesla decisione, la Russia, pur mostrando di disapprovarla, non si è ancora pronunciata; e molto dipende dal suo atteggiamento. E' quindi difficile fare previsioni sugli sviluppi che la situazione potrà avere.– Quello che imporla per ora mettere in rilievo è che an– che in questa parte che ha tanta importanza nel mondo moderno, siamo di fronte all'acuirsi del conflitto russo– americano, e, in particolare, ad un colpo che l'America inferisce alla sua rivale, come risposta e contromanovra ai precedenti colpi di questa. Quanto- alla sorte dell11 Palestina e dei suoi abitanti, essa è evidentemente collegata al successo della mossa americana per ridare effettiva efficacia all'O.N.U.; il che è tutt'altro che sicuro, e per due ragioni. Anzitutto perchè la Russia, anche se· non continuerà ad abusare del diritto di velo - ciò che potrebbe dare all'O.N.U. un grave col– poi pericoloso per la pace e quindi per la Russia stessa - potrebbe far leva all'interno della Palestina per impedire che l'azione dell'O.N.U. si concreti e si svolga. In secondo luogo perchè, qualunque decisione possa esser presa, re– sterà sempre aperto il problema di garantire l'ordine in Palestina dopo che le truppe inglesi avranno abbandonato nel termine stabilito la zona, , secondo le disposizioni pre– se e riconfermate {che però potrebbero ancora essere re– vocate). Nè l'America, nè la Russia possono infatti mandar truppe separatamente, e neppur lo vogliono. E allora ri– mane la soluzione, seppur tutt'altro che semplice dal pun– to di vista organizzativo e della conoscenza del luogo e dei suoi problemi, che ad altri paesi sia affidato l'incarico, nell'ambito dell'O.N.U. Rappresenterebbe anch'esso un suc– cesso del passo aniericano. PIERO GALLARDO

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