Lo Stato Moderno - anno V - n.5-6 - 5-20 marzo 1948

140 LO STATO MODERNO secondo statistiche approssimative (che però ho ra– gione di ritenere molto attendibili essendomi. state for– nire « brevi manu » 'Ò.aun docente di economia della Università di Harvard), che il 4 per cento dei capi– tali americani sia attualmente investito all'estero e che tali investimenti stiano aumentando in Oriente (sem– pre in modo cauto in Cina) in proporzione assai mag– giore che negli altri continenti, sebbene i più proficui continuino ad essere quelli nel Sud .America e nel Mes– sico. L'Europa occupa un posto secondario, poichè nel nostro continente sono stati complessivamente investiti poco più che due miliardi di dollari, mentre solo nel Canadà, che praticamente è parte dell'economia sta– tunitense, è investita una cifra doppia, 4 miliardi di dollari. Ma, tramontata la rivalità britannica, o almeno non più temibile come prima della guerra, gli Stati Uniti non trovano ora solo il punto interrogativo degli orien– tamenti futuri della politica sovietica nel Pacifico, che nella question·e coreana di cui si diceva in principio manifestano il punto di più i=ediato attrito; ma tro– vano anche il punto interrogativo dell'espansionismo economico dell'Australia e della Nuova Zelanda, ric– chissime e vergini e in via di sforzo industriale rapi– dissimo, che in ripetute occasioni hanno detto di avere una loro importante carta da giocare nello scacchiere orientale, e specialmente nel Pacifico del Sud, eredi– tando quasi simbolicamente il ruolo della madre In– ghilterra. FRANCO CINGANO FERMENTI NUOVI IN PALESTINA L'impro"l"visa decisione degli americani di non appog– l(iar~ ,Jliù il progetto di spartizione della Palestina, de– cisione che è da considerare nel complesso quadro della situazione mondiale che si è venuta creando in conse– guenza della offensiva russa in Cecoslovacchia ed in Fin– landia e del chiarificato atteggiamento statunitense, ri– propone sul terreno -della competizione internazionale un problema cht- pochi mesi fa si considerava in parte risolto. Invero, oggi più che mai, esso appare condizionalo allo sviluppo del conflitto in atto, e sempre meno conta la questione della equità che al momento delle decisioni per la spartizione era stata da ogni pa·rte sbandi erata e che allora poteva anche illudere. NÒn-è qui il luogo per una minuta analisi che mel.la in relazione questa decisione con quella presa da Francia, America ed Inghilterra relativa alla restituzione di Trie– ste all'Italia, ma è tuttavia opportuno segnalare che la contemporaneità delle due decisioni non è puramente casuale. Prima però di esaminare più a fondo quali potranno essere le ripercussioni che questi nuovi avvenimenti sono suscettibili di avere nel mondo arabo, nel mondo ebraico, nelle relazioni tra occidente e oriente, e nella vitalità o meno dell'O.N.U. che si troverà con una autorità dimi– nuita ad affrontare compiti sempre più gravosi, è neces– sario rifarsi brevemente al processo che ha condotto nel novembre scorso all'approvazione del progetto di sparti– zione della Palestina. e•) Mentre il sionismo si veniva sviluppando, a partire dal– l'azione di Herzl nel 1897, fino ad ottenere il primo no– tevole successo. con la dichiarazione Balfour nel periodo immediatamente successivo alla prima guerra mondiale, le persecuzioni di cui gli Ebrei furono vittime durante la guerra recente e eh~ non sono ancora finite ma in qualche parte del mondo, anche in paesi civili e democra– tici, minacciano ad ogni momento di risorgere, sono ve– nule creando le condizioni perchè le potenze cercassero una soluzione dell'annoso problema. Vari cambiamenti ebbe, riguardo alla creazione di uno Stato ebraico, la politica inglese, invero più apparenti che reali, che si possono riassumere in tre· tempi princi– pali. Primo (epoca della dichiarazione Balfoul') appoggio (•) Per maggiori particolari ml sia concesso rimandare i lettori A due mieJ articoli su questo argomento, apparsi in e Critica Sociale > del 1 settembre e del 16 novembre 1947. agli Ebrei. Appoggio però limitato, mirante cioè, contra– riamente alle intenzioni dello stesso Balfour e dell'allora Primo Ministro Lloyd George, a fare della Palestina, non già uno Stato ebraico indipendente, ma una Home nazio– nale per gli Ebrei spostati e perseguitati, sempre sotto il controllo inglese. In un secondo tempo, e solo in parziale contrasto con la politica precedente, si iniziò il periodo delle restrizioni, con le quali si cercò di fare in modo che gli Ebrei non uscissero dal limite di minoranza acquistan– do una loro forza' economica e politica. Questa azione, che allora i laburisti combattevano, culminò nel 1939, quando Chamberlain parve volersi a tutti i costi ingra– ziare il fascistno europeo. In reallù, però, lutto questo non era che uno sviluppo logico della precedente politica. E' Yenuto in ultimo l'atteggiamento dei laburisti al governo, il quale non si è staccato sostanzialmente dalla linea dei precedenti governi. E' questo un fatto che merita di es– sere rilevato. Troppo facile sarebbe infatti dire che la politica estera dei laburisti segue in sostanza la politica imperialistica dei conservatori. Troppo facile ed anche falso. E' vero invece che l'Inghilterra si è trovata a dover svolgere la sua politica in un momento particolarmente difficile, e quindi a cercar di salvare il salvabile del suo prestigio, non solo, ma ad evitare che i più recenti svi– luppi della situazione internazionale tornassero a rovina della unione dei popoli nell'ambito del suo giro di inte– ressi mondiali. E questo soprattutto di fronte all'incalzare delle maggiori potenze, America e Russia, specialmente quest'ultima. Cosi, alcune incertezze sono state inevitabili anche in questo campo, come, ad esempio, per quanto riguarda la politica laburista nei confronti dei partili socialisti• dell'Europa orientale e comunque fusionisti, una chiarificazione con i quali è appena recentemente venuta. Per la Palestina, l'incertezza era •anche aggravata dal fatto che le pressioni e l'azione degli Ebrei, e special– men te di alcuni gruppi estremisti, facevano troppo facil– mente pensare al desiderio di uno sbocco della situazione che avrebbe completamente estraniato gli Inglesi dal me– dio Oriente, compromettendo quindi in modo grave gli interessi della Gran Bretagna, specialmente per quanto riguarda l'oleodotto di Mossul. Questo è venuto ad assumere negli ultimi tempi una importanza ancora maggiore di quella del passato, perchè la produzione del petrolio americano, sebbene notevol– mente accresciuta rispetto all'anteguerra, non è disponi-

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