Lo Stato Moderno - anno V - n.5-6 - 5-20 marzo 1948

LO S T A T O ~1O D E R N O 139 Interessi americani in Estremo Oriente Nell'estremo Oriente il punto d'incontro della poli– tica degli Stati Uniti e della Russia è in Corea, al 38° parallelo. Una linea geometrica divide le due zone di controllo e di occupazione, al nord i sovieti e al sud gli americani, tagliando in modo assurdamente preciso l'economia coreaµa, lasciando sotto il Mntrollo russo tutta la zona industriale e sottq il controllo statuni– tense una zona esclusivamente agricola. Al problema coreano si è prestata sempre dalle due parti la massima attenzione, appunto perchè qui lo srontro delle due politiche è più immecliato; e da qual– che mese l'attenzione si è fatta più tesa, dopo le di– chiarazioni di Marshall all'ultima sessione delle Na– zioni Unite, con le quali si insisteva per escludere la questione dalla competenza della Commissione mista sovieto-americana, costituita in base agli accordi di Mo– sca. La stampa dei due _paesi ha recentemente messo a fuoco i contrastanti interessi. Nell'estate scorsa un lungo interessantissimo editoriale di «Fortune» si fa– ceva portavoce dei « Businessmen » americani recla– mando una politica di decisi interventi economici. Nel numero del 22 ottobre del moscovita « Temps Nou– Yeaux » I. Ermachov trova modo da parte sua di attac– care violentemente la politica ·americana nel Pacifico a proposito del problema della Corea, facendo la lunga storia - com'è ormai noiosa abitudine dei politici sovie– tici - d~i rapporti fra gli Stati Uniti e questo paese da 1 1873 ad oggi. · Mentre però gli americani discutono, i russi hanno creato, nella zona da essi controllata, un· vero « Stato popolare», con un lavoro di penetrazione da lungo tem– po preparato. Posto a capo della zona il generale Kim Il Sung, chiamato il Tito coreano, hanno nazionalizzato le industrie .e le miniere (carbone), imposto una grande riforma agraria, creato una milizia popolare valutata in circa 200 mila uomini. La zona americana è sotto il governo militare del ge– nerale Hodge, ed il Governo coreano e l'Assemblea le– gislativa non hanno saputo finora svolgere una politica decisa. Da parte americana si pensa di introdurre in Corea il corrispondente per l'Estremo Oriente della cosiddetta « Greek help policy »; e si giudica indispensabile inter– nnire con un prestito di 600 milioni di -dollari per ~odernizzare l'agricoltura arretratissima del paese ed mstallare nella pa,rte meri'clionale nu·ovi complessi in– dustriali. Ma la presa di posizione in Corea obbedisce ad esigenze di carattere esclusivamente politico e la grande penisola viene ad essere l'estrema proiezione degli interessi americani nel Pacifico, pedina avanzata del Giappone che di questi interessi sta al centro. ••• La politica estera dègii Stati Uniti in Oriente segue una direttiva precisa da quarant'anni («la politique d~ la grande matraque » - accusano i sovietici) ; e la vittoria e l'occupazione militare non hanno portato ad uno spostamento di indirizzo, ml). piuttosto ad un raf– forzamento dei medesimi interessi e ad un consolida– mento degli interventi economici del periodo prebellico. Infatti, la politica in Cina non da oggi si trova sa– crificata dagli interessi in Giappone: al tempo della neutralità americana nel conflitto cino-giapponese, gli interessi economici degli Stati Uniti erano già molto più sviluppati - contrariamente a quello che si crede - in Giappone che_in Cina; e qualcuno semplicistica– mente giustifica quella neutralità al lume di questa considerazione. Nel 1936, contro tm totale di 55,4 mi– lioni di dollari in Cina, l'America esportava in Giap– pone per 204,3 milioni di dollari, mentre le importazio– ni dai due paesi toccavano, rispettivamente, gli 82,8 e i 171 milioni di dollari. Mentre il Giappone era al terzo posto fra i consumatori di beni americani, la Cina oc– cupava un posto quasi di coda. Anche negli investimenti americani nel Pacifico il Giappone teneva il primo posto con 387 milioni di dol– lari (nel 1935) contro 151 nelle Filippine e sole 132 in Cina, dove la Gran Bretagna viceversa aveva investito quasi due miliardi di dollari ed il Giappone oltre un miliardo. E' nota l'ostilità di J. P. Morgan ad una po– litica di investimenti in Cina. Oggi gli Stati Uniti vedono la loro posizione :rd:f-Or– zata non solo dalla vittoria e dalla occupazione mili– tare, ma dal declino dell'influenza inglese che abban– dona a poco a poco le posizioni conquistate in un secolo. Il 70 per cento del commercio giapponese è ora cli– retto da o per l'America, mentre prima della guerra esso, veniva suddiviso quasi in egual misura fra Im– pero inglese e Stati Uniti; al limitato espandersi degli interessi americani in Cina corrisponde un decrescere molto più accentuato degli interessi britannici; le .Filip– pine poi sono nel giro americano più completamente che prima dell'occupazione giapponese. Gli interessi americani si accen~rano sempre più in Giappone, come s'è detto, dove Mc Arthur svolge una politica assai dura e precisa, con una linea che proprio nel controllo economico afferma con più intransigenza la sua rigidezza. L'industria del paese, che ha subìto dalla guerra danni rilevantissimi, è pienamente rego– lata e controllata dalla Co=issione alleata nella sua attività e nei suoi tentativi di sviluppo. Quando si clice industria giapponese si dice soprattutto industria se– rica, ed il controllo su questo ramo è particolarmente indicativo: si tenga presente che oggi gli Stati Uniti sono il paese di maggior produzione del mondo, mentre nel 1946 la produzione nipponica di rayon è stata di appena il 2,5 per cento del massimo livello prebellico del 193'7 e del 23 per cento della attuale capacità pro– duttiva degli impianti. Solo recentemente l'Alto co– mando alleato ha -autorizzato la ricostruzione dell'indu– stria serica giapponese per permetterle di giungere ad una complessiva produzione di 'circa 150 mil. kg. La Russia segue con attenzione lo svih1ppo di questa politica industriale, avendo una ·produzione di seta ar– tificiale limitata àd appena 2,3 mil. di kg. (contro 15 dell'anteguerra) ; per sviluppare la sua potenzialità - come è negli intendimenti dei responsabili del Quarto piano quinquennale - e ricostruire l'industria distrut– ta dalla guerra, è stato sequestrato _nel 1944 tutto il grande impianto finlandese, prelevato in Germania il materiale occorrente e trasportati gli stabilimenti di proprietà giapponese in Corea ed in Manciuria. I tec– nici sovietici calcolano di aumentare, alla fine del· Pia– no, la produzione _della seta artificiale di 4,6 volte ri– spetto all'anteguerra. ••• Ma ritorniamo agli interessi americani. Si calcola,

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