Lo Stato Moderno - anno V - n.5-6 - 5-20 marzo 1948

138 LO STATO MODERNO raggiunga il 6,3 su cento cadaveri sezionati. E questa per– centuale relativamente bassa di « morti per fame> è do– vuta al fatto che l'esatta distribuzione del pochissimo alla massa della popolazione mantiene tutti sul limite della morte per inedia. Dalle osservazioni fatte a questo pro• posito si può dedurre che qtianto più lungo è il periodo di buonu nutrizione che un organismo ha dietro di sè, tanto maggiore è la sua resistenza ad una nutrizione in– sufficiente. Si è calcolato che per ricostruire ia città occorreranno otto anni; ma di questi ne son già passati più che dne senza che sia stata rimossa una pietra. E' stato distrutto il 44 per cento dei vàni d'abitazione; se gli abitanti erano prima della guerra 550.000, oggi sono 440.000, il che dà una media di 1,37 per vano: ma oggi bisogna intendere per - vani soffitte, cucine, cucinette ed ogni bugigattolo. Gente d'ogni condizione abita nelle caserme, in un'orri– bile promiscuità dove, assieme al letto si affittano moglie c figlie, o in cantine dove il crine dei letti marcisce e l'acqua, durante lo scioglimento delle nevi, raggiunge i sessanta centimetri. Se discretamente è risolto il problema del riscaldamento. gravissimo è quello del vestiario. Per nn fabbisogno nor– male di 16.000 cappotti invernali vennero distribuite 996 tessere; per 80.000 paia di scarpe 17.000; e cosi per il re– sto; dovendosi provvedere innanzi tutto ai sinistrati, ai pri,;iionieri ritornati. ai perseguitati dal nazismo, ai pro– fughi dalle provincie orientali, si può immaginare che cosa rimanga per la massa della popolazione. Quanto al lavoro si nota la diminuzione d'un terzo, con– frontato col rendimento di prima della guerra; e col cat– tivo tempo si ca1cola che vada perduta perfino la metil delle ore. Le cause? La ricerra di lavoro fuori delln fab– brica per ottenere compensi in natura; ed un effettivo nhhassamento dPlla moralità nel lavoro, per cui vi sono operai che si fanno assumere solo per ottenere il certi– ficato che dia diritto al snppÌCmento e poi scompaiono in caccia di 11nadagni niù facili. Se licenziati. ripetono lo stesso ginoco altrove. TI numero degli ammalati o di quelli che si danno ammalati è' piì1 elevato fra i giovani rhe fra i vecchi. Tornando al problema del vestiario, ogni impresa ha un certo contingente da distribuire; ma un'impresa, ad esem– pio, che occupa parecchie migliaia di operai, dispone mensilmente di quattro paia di scarpe (e tale contingente venne consegnato una volln in tre mrsi). sicchè giacciono inevase centinaia e centinaia di richieste. Un profugo dalle provincie orientali. che avrehbe dovuto ricevere le scarpe dal municipio. fu rimandato alla fabhrica che lo aveva assunto; e, poichè questa non aveva scarpe da dargli, si licenziò (e la fabbrica poteva dar lavoro ad altri tre– mila operai) nella speranza d'aver le scarpe altrove. Vecchi operai consumano i loro ultimi risparmi comprando scar– pe o vestiario al merc!llo nero, per non lasciare la loro fabbrica. I vestiti degli operai sono incredibilmente logori e stracciati, e le donnP non hanno filo per tenere insieme i brandelli. Ed ecco infine qualche notizia intorno alla scuola .. Le assenze si aggirano sempre intorno al 15 per cento; ma in aultinno salgono fino al 25, essPndo in gran 1>arte do– vute alla mancanza di calzature. Gli americani hanno aiu– tato. ma son sempre g_occe in un mare. Un'inchiesta con– dotta nel settembre In una scuola elementare di Franco– forte, ha dato questi risultati (approssimativi. quantunque colmi di siimificato, perchè a molte domande i fanciulll furono restii a rispon'iiere): su 100 bambini interrogati_ 8 non avevano scarpe, 57 un paio; 27 non avevano cap– potto; 18 non avevano calze; per 3 nessuna colazione· pri– ma di scuola: per 22 mancanza costante o saltuaria del pa– sto a mezzogiorno, per 23 soltanto zuppa, per 8 soltanto pane; 38 non avevano cena calda; 27 avevano In refezione dalla scuola; 32 avevano parenti in campagna (con grida: « che però non ci danno niente!>); 35 erano completa– ment!l sinistrati; 13 erano senza pndre, 3 senza madre; 39 dormono soli in un letto; 7 sono profughi. L'autore dell'articolo ripete qui un'osservazione che già aveva fatto: e cioè cbe l'aspetto dei bimbi è tanto pii1 de– solante quanto minore è la loro età; proprio· fra essi si hanno i pesi al disotto del normale più marcati, e senza le 500 calorie fornite dalla scuola si avrebbero ulteriori disastrose diminuzioni. (Alle refezioni non partecipano i maestri, i quali, dice l'autore, scossi nei nervi e stanchi - 72 scolari per classe - gettano sguardi bramosi sulle merende degli scolari). Le conclusioni cui giunge la rivista sono quelle éhe può fare ogni lettore: per ovviare a questa pietosa inu– mana situazione occorre da un lafo un estremo sforzo di lavoro da parie del popolo tedesco e dall'altro una mag– giore importazione di viveri e di generi indispensabili al consumo. Capacità di assorbimento di mano d'opera vi è, e non mancherà il lavoro per i prossimi venti o trent'anni; rimane il problema, al di là delle sofferenze presenti, me– ritate o non meritate, ma certo inutili del· popolo tedesco, della condizione futura di una vasta popolazione cresciuta con la fame. ALBERTO ROMAGNOLI Cronache di " Stato Moderno " . Dopo Carandini e Ferrara, paladini di w, aperto liberalismo che potrebbe essere elemento risolutore nella nostra crisi politica, re– pubblicani e socialisti si sono avvicendati alla tribuna di Stato Mo– derno. Lunedì 15 marzo Antonio Calvi, direttore de < La Voce Re– pubblicana>, ha ancora una volta agitato il problema della < terza forza>, questo ricercato schieramento o partito, che dovrebbe inse– rirsi come elemento equilibratore fra due massicci organismi, dal– l'oratore definiti ambigui: 13 Democrazia Cristiana e il «Fronte> democratico popolare. Antonio Calvi, con abilità dialettica soste– nuta da un tono discorsivo e una mimica efficaci, ha fatto una va– lutazione positiva del partito repubblicano, rivendicandone la coe– renza politica, la strategia costruttiva con la sua tempestiva parte• cipazione al Governo, e infine il diritto a considerarsi il nucleo ,·i– vo, centrale, catalizzatore della· < terza forza>. Ha quindi sotto• lineato la necessità di raccogliersi sotto la bandiera repubblicana, in una opposizione decisa alla tattica del Fronte democratico popo• lare. definito più volte, alla maniera di ce.rii manifesti murali, una truffa elettorale. Ha generosamente concluso che il partito repub– blicano, parte efficiente di un governo democratico (o meglio de– mocristiano) non si opporrebbe ad una guardinga collaborazione con i comunisti, e sarebbe lieto di aprire la porta di servizio al– l'on. Di Vittorio. Il primo contraddittore è stato Mario Paggi, che ha posto una istanza precisa : se la « terza forza > non vorrà essere uno sterile connubio numerico, necessita che si concreti in una ideologia politica armonizzata con la struttura sociale del no– stro tempo; e intenda sopratutto ascoltare e risolvere le esigenze' della società moderna, che i partiti di sinistra pongono legittima· mente. I partecipanti alla discussione (Tibaldi, Tamburini, l\fa– gni, ecc.) non hanno colto, forse, l'aspetto positivo dell'appunto di Paggi, e hanno piuttosto insistito nell'insanabile e inevitabile cli– stacco dei partiti democratici dall'ideologia e dalla prassi dell'estre– ma sinistra. Un interlocutore ha giustamente osservato che ai par– tito democratici, rappresentativi della « terza forza>, manca un mito propulsore e agitatore. Ma il mito, in termini politici attuali e concreti, si identifica appunto con quell'organismo di idee, il cm rtifetto Paggi annotava e rimproverava. Sabato 20 marzo il socialista autonomista Italo Pietra ha rac– contato le sue esperienze nella Cecoslovacchia e rievocato i suoi rapporti con uomini politici cecoslovacchi, accentuando con sugge– stività oratoria la sorpresa che hanno suscitato gli ultimi even· ti nell'animo di chi aveva respirato il clima schiettamente e fai· tivamente democratico della giovane repubblica orientale. E' seguita una interessante discussione che ha servito a mettere in luce l'in– tegra figura dello scomparso winistro degli esteri Masaryk, il su– premo sacrificio ai suoi ideali di libertà e di democrazia, gli, scopi e la tecnica del colpo di stato che ha spezzato quest'ultimo legame fra oriente e occidente. Molti applausi al simpatico oratore. EZETA

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