Lo Stato Moderno - anno V - n.5-6 - 5-20 marzo 1948

I 18 LO STATO MODERNO vece, che pur non distruggendo un separatismo soltanto ipotetico, de confessionista il tradizionale giuridisdizionalismo italiano, e l'art. 7, che finisce col costituzionalizzare il confessionalismo precedente, r:lppresentano una vigorosa involuzione medievalistica. In linea di diritto il Concordato è caratterizzato dall'abbandono di posizioni regaliste ormai esauritesi (placet, exequatur) e dall'e– spansione di posizioni curialiste in piena efficienza (art. 5, scuola, matrimonio). Il Ruffini aveva già òsservato come la forma repub– blicana porti, secondo la tradizione francese, a un regime di sepa– razione eh~ non è tanto l'effetto di una intrinseca libertà reli– giosa, quanto l'espressione di una tendenza teocratica invertita, di una teocrazia laica. La repubblica italiana, in una diversa tradizio– ne storica, nasce invece come < repubblica clericale>. Il motto, che sembrò soltanto polemico l'indomani del voto dell'art. 7 sulle colon– ne dei nostri quotidiani, dovrà essere preso in considerazione anche dagli studiosi di diritto pubblico ed ecclesiastico. ••• Tanto il Croce quanto il Calamandrei ric011obbero che lo Stato abdicava alla sua autonomia ripetendo in parte, con l'art. 7, la pro– pria sovranità dalla Chiesa. La stessa tesi del Dossetti, inquadrata nella dottrina cattolica, riconferma questo punto di vista. Ma il pro– blema vivo che oggi si presenta è quello di una scelta, nell'indi– scutibile necessità di una via di uscita. che realizzi la libertà reli– giosa come diritto soggettivo, tra il separatismo ed il giurisdizio– nalismo. Intanto è sintomatico che nell'attuale sistema giurisdizio– nalista la repubblica non abbia conservato alcuna prerogativa del l'antica monarchia ed abbia abdicato al laicismo. Questa può es– sere una delle ragioni per abbandonare il giurisdizionalismo con– fessionista e riprendere la strada della separazione tra Chiesa e Stato, che offrirebbe, oggi come oggi, le maggiori garanzie di li– .bertà. Certo la recente esperienza storica testimonia non favorevolmen– te per il giurisdizionalismo confessionista: e non v'è chi non veda che la Legge delle Guarantigie, ·il Concordato e l'art. 7 sono tutti egualmente su una linea che si allontana sempre 'piÌt dalla libertà religiosa. La storia dimostra che in Italia, al contrario della Fran– cia, il pericolo di una teocrazia cattolica è il solo reale. Oggi la libertà religiosa è piÌt una esigenza dello spirito che un diritto ga– rantito dalla Carta costituzionale e di fatto realizzabile. Sembra per– tanto che il suo avvenire debba ricercarsi in una evoluzione libe– rale del diritto ecclesiastico come si riscontrò dopo il 1848, nella re– ~isione dell'art. 7 e nella conquista cli un nuovo equilibrio in re– gime di netta e sicura 'separazione. Del resto le vicende sociali dell'Italia confermano - e soltanto i socialisti hanno dimostrato di saperlo - che i problemi di struttura, cui è in tanta parte connessa la questione delle garanzie istituzio– nali della libertà, sorgono su un terreno confessionale e conformi– stico tale che ne impedisce ogni soluzione liberatrice. La stessa lotta politica è orientata in senso conservatore perchè sorge su questo humus conformista. L'analisi della nostra struttura ammi– nistrativa e dei rapporti finanziari fra organi statali ed organi ec– clesiastici mostra essa pure nel Concordato uno strumento essen– ziale di conservazione' sociale. Sul problema dell'unificazione dei servizi assistenziali è posto un primo limite col regime particolare degli enti beneficiari ecclesiastici; altri limiti, ideologici e di co– stume sono posti, attraverso l'insegnamento e il matrimonio religioso, ai problemi fondamentali della scuola e della fami– glia; e il finanziamento statuale della Chiesa Italiana si converte in azione politica diretta ed indiretta del Clero, cosicchè la lotta po– litica e sociale subisce una grave limitazione nella sua libertà ed uguaglianza, la cui portata è incalcolabile. Il privilegio religioso diviene il privilegio politico. Come il Concordato e l'art. 7 sono la risultanza giuridica di tutto un sistema sociale e di tutto un processo storico, così la so– luzione separatistica non potrà essere che il risultato di un sistema sociale e di un processo storico inversi, che oggi si presentano co– me lontani ideali che si possono realizzare via via, attraverso la f~rma volontà di uomini che conducano innanzi, su diversi piani ugualmente necessari, la lotta. Perciò la soluzione separatisti– ca può essere preparata attraverso applicazioni liberali graduali e con l'ausilio, che certamente non evìterà nuovi errori,• di una espe– rienza storica secolare. L'ideale della libertà religiosa potrà anche oscurarsi nel tempo: non è detto che le cose portino in grembo deterministicamente la sua vittoria, ma come ideale morale deve essere sempre perseguito poichè solo questa tensione morale potrà restaurare la pace religiosa'. Fino a che l'uguaglianza non sarà un fatto compiuto per i culti e per i cittadini, sotto il profilo giuridico e nel costume popolare, non ci potrà essere piena libertà di discussione e di propaganda in materia religiosa, e quindi rimarranno accesi gli animi e tesa la polemica fra clericali e anticlericali, fra confessioni e liberi re– ligiosi. I rapporti fra Stato e Chiesa costituiscono la t~ama di una complessa profonda e sempre nuova dialettica che si rifrange in moti interni allo Stato e alla Chiesa, che si riassumono nello svol– gimento della religiosità, eticità e razionalità della storia. Oggi si è tentato di arrestare questa dialettica sulle posizioni concordatarie e di cristallizzare queste -in una carta costituzionale. Ma la libertà ha una diversa tensione. La soluzione concordataria, valida al tempo della dittatura, risolveva nei termini allora possibili un pro– blema insoluto nel primo risorgimento: ma ogni soluzione rompe un equilibrio e postula uno nuova conciliazione. La cosiddetta « Con– ciliazione> non poteva essere e non è stata la conci1iazione in a~• soluto: essa al contrario ha finito con l'impostare il nuovo pro– blema del Concordato che vediamo sotto i nostri occhi. Oggi, sopra le prospettate soluzioni di conservazione, di revisio ne, di denuncia del Concordato, è sempre la libertà, ed essa sola, a poter riconciliare ancora una volta gli uomini di fec\e e di parte diversa nella speranza di una pace religiosa fondata sull'uguaglian– za dei diritti e sulla libertà delle coscienze. ENZO SANTARELLI Il caso Varga Conoscete la storia di Francesco Fouquel, che non si co– vò il cappello davanti al curalo che accompagnava u11 morto al cimitero di Luynes? In quel delizioso pamphlel del 1816 che ha per titolo « Petizione alle due Camere>, Courier dice che, per tanto misfatto, quattro gendarmi lo arrestarono, lo portarono alle prigioni di Langeais, legato, ammannettato e scqlzo e, per maggior ignominia, tra due ladri di strada maestra, Poi ci fu il processo e non mi pare sia dato di saperne l'esito. Ripensavo a questo fatterello leggendo la storia del .~i– gnor Eugenio Varga, l'accademico sovietico intorno al qua– le si è fatto chiasso in questo tempo a proposito di un suo libro sui « Mutame11ti d·ell'economia del capitalismo in .~c– guilo alla seco11da guerra mondiale >, giudicalo no11 ah– bastanza ortodosso dalla critica marxista ufficiale. Non eh•· l'accademico Varga, di cui in li/aia si conosco110 alcuni studi attraverso la rivista moscovita « Tempi Nuovi>, sia stato in cale11e, o, secondo l'uso moderno, colpito alla !111· ca: ma per non essersi levato co11sufficiente zelo il cap– pello di fronte ai curali che cuslodisco110 la Gran Parola marxista ha avuto qualche noia elle non pare a11co1•,1 ar– chiviata e sepolta. La colpa grossa a quanto riferisce u11a rivista non .,o– spetta, « Rinascila> diretta da Togliatti, sarebbe d•tn</W' 1rover, nell'opera incriminala (elle non è nostra colp,1 se non possiamo consultare per verificare l'addebito) scrn– ruto l'economia della politica, di 11011 aver visto elle l'ine– guale sviluppo dei capitalismo e l'acutizzarsi delle sue con– traddizio11i interne continuano ad essere due fenomeni .,trettamenle éollegali, e d'aver presentato (questo è forse il peccato mortale) l'economia capitalista del ten>p<,di guerra come una economia pianificala, per cui 10 Staio capitalista viene ad assumere un'importanza decisiva cbe 110n permette pilÌ una economia anarchica ma impone 11n1 economia organizzala. E tralasciamo i peccati veniali, elle non sarebbero pn.:/1i. Ora, ci avverte < Rinqscila >, non si ebbe nè processo ni epurazione: ma < siccome nell'U.R.S.S. ogni opera è uiudi– cala per il suo conlenulo in funzio11e della educazione elle essa è destinata a dare, ed è giudicata da competenti, il libro di Varga ve11nesottoposto ad una analisi collelliVI! da porte di parecchie decine di specialisti di economia in

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