Lo Stato Moderno - anno V - n.5-6 - 5-20 marzo 1948

LO STATO MODERNO 115 dell'idea dell'azione all'azione stessa, e, più spicciativa– mente, di un pseudoeternismo che sarebbe in realtà bello e buono conservatorismo. Che sia facile "ridicolizzare la fi– gura dell'intellettuale, e che ci sia una vena di autentica robustezza morale nel calare l'intellettuale nelle vie tor– mentate della storia quotidiana; che il mito del chierico o della vestale di valori eterni sia ad ogni istante esposto al sarca~tico confronto con tradimenti meschini dei chie– rici, - tutto questo non toglie nulla alla realtà della que– stione: si sa troppo bene, prima di tutto, che è sempre facile rr,et!ersi sul confine tra il serio e la sua parodia; in secondo luogo, che gli sprezzatori delle anime belle sono i pii; gelosi difensori, nel tempo stesso, dei valori supre– mi dell'uomo, fino ad esaltarli nella figura del superuo– mo, o dell'uomo perfetto in una società di perfetti: con– cedendo con ciò proprio quello che volevano negare, ed in forma non più rigorosa, anche se con tratti più san– guigni. ~fa qui verrà fatto di osservare che sono proprio gli ul– timi marxisti a dar corpo alla figura dell'intellettale, indi– candogli, più che una missione, un incarico: quello di trat– tare, nell'interesse collettivo, le « questioni ideologiche ma– ture ». Dal sacerdozio, l'intellettuale è degradato ( se degra– dazione è) a funzionario: scherzi dello storicismo. Accade cioè che il carattere specifico dell'intellettuale non è per nu:la, anche qui, negato: soltanto viene delegato all'or– gano che governa l'umanismo ( cioè il carattere intellettua- 1~ e morale della società) il compito di indicare i problemi maturi e di scartare i non maturi. Si passa quindi, come un crrline, il tema prescelto ai funzionari specializzati, e que– sti pongono mano all'ideologia o al carro di Tespi. Sa– cerdoti restano, sebbene funzionari, sacerdoti passibili di anatema e di sospensione a, divinis, solo in nome di una c1;versaautorità, la società umana realizzata nello Stato, la società ~ cui tutti i valori sono stati resi immanenti. Su questi fatti e costumi si verifica daccapo la ritorsione del sarcasmo e del ridicolo: dimenticando che anche questa è una posizione conseguente, e chi la respinge deve sapere ciò che respinge. E deve altresì sapere ciò che intende conservare: per esempio la realtà della vita contempla– tiva e teoretica, su cui inutilmente Stato e Società voglio– no stendere le mani; la libertà che è oggetto (lo spiegò il Croce) di religione (e a torto il Gramsci dice che questa religione non ha seguaci : lui che si sforzava lealmente di essere del loro numero); e, ciò posto, il complesso di re– lazioni che· si instaura, nella coscienza individuale, tra le operazioni dell'attività contemplativa, che non è assoluta se non è libera, e le aftre libertà di cui fruisce, e da cui è pur limitato, l'intellettuale in quanto uomo. Naturalmen– te questo complesso di relazioni può apparire per nulla problematico quando non sussiste conflitto tra la libertà teoretica e le altre libertà. Ma quando la vicenda di un tale conflitto. si interpone nel rapporto tra l'uomo di scien– za e il vero, tra l'artista e il bello, allora la figura dell'in– tellettuale riemerge nella sua gelosa realtà. Si vorrà os– servare, al contrario, che tutto ciò non è che caso per– sonale di <!_eterminatiintellettuali che si sentono insidiati in ciò che non dovrebbe, se avessero zelo imperterrito, patire ingiuria: il vero e il bello. Lodiamo questa consi– derazione stoica (condivisa non a caso da Spinoza), ma la critica dell'astrattismo stoico non è di oggi. Vale tuttavia ancor oggi ripetere che, dal momento che ogni epoca, si può dir quasi ogni generazione, ha ri'provato la stessa esi– genza di fissare compiti e limiti dell'intellettuale di fronte alla civiltà e alla società del suo tempo, la saggezza stoica non fa se non confermare, in questo caso, la consistenza di una situazione spirituale dell'intellettuale, specificata– mente sua, entro la quale la prepotente intrusione della società è illecita. Ma allora, qual 'è precisamente il conte– nuto di questa situazione? Secondo noi, è questo. L'insorgere nella storia di nuo– ve esigenze di libertà nella sfera pratica comporta una periodica rottura dell'equilibrio, apparentemente consoli– dato, tra le convinzioni teoretiche e la realtà storica. Le convinzioni teoretiche sono messe in crisi : che vuol dire, ee non che diventa impellente e dolente la necessità di ri– vedere quelle convinzioni (cioè delle idee e dei criterii), di affilarle fino a poter giudicare la razionalità e le irrazio– nalità di quelle insorgenze? Ma la situazione dell'intellet– tuale, e il netto contorno della sua figura, consiste nella sofferenza dell'intelligenza di vedersi aggredita, fino quasi all'occupazione e alla sostituzione, da una realtà diversa dalla sua, la realtà degli atti volontari, che si mascherano, per riuscire alla vittoria, di paludamenti intellettuali, e che in parte sono davvero intellettuali, in .una parte che · vuole gabellarsi per il tutto (l'ideologia che si esibisce co– me filosofia), e che in questa mistificazione sia pure invo– lontaria confonde l'eternità delle categorie con le conse– guenze pratiche di talune loro interpretazioni storiche, di talune dottrine. In questo punto l'intelligenza riconferma la sua vocazione contemplativa, e torna in ciò stesso ad esi– stere l'intellettuale. l'imellettuale non è che l'aspetto re– ligioso dell-a vocazioiie teoretica. Se esso non appare di continuo, o se appare in forme facilmente ridicolizzabili, <:iò s1:.7nificasolo che l'atto o il proposito religioso sono rari, e che la parodia della religione - bigotteria, super– ~ti7ione - e la sua tn,$?.ressione, sono molto più fre– quenti che non la sua pura pratica; ~è io voglio entrare nell:i questione, se oggi gl'intellettuali italiani diano esem– pio di Lig-otteria, di supestizione, o di religiosità. Ma mi sembra almeno che i valori « europei > o « cristiani > che il Croce v·.:ioldifender~, o valgono come simboli dell'og– getto eterno dell'intelligrn ..a, ovvero, se preferiti per una discriminazione e una predilezione di oggetti storici, in– corrono nel rischio di essere a ragione giudicati nè più nè meno che il termine di una ben garantita preferenza con– servatrice - e lasciano disarmati i loro sostenitori di fron– te ai ribelli, che annunziano altri oggetti di predilezione all;i volontà degli uomini. Questi ultimi hanno il solo torto, per essere sottovalutati nella preferenza, di non esistere ancora, o solo in forme discordi dal nostro gusto. Ma i lo– ro fautori non ci promettono appunto di realizzarli, qui e ora, tenendo conto dei nostri gusti e delle nostre sensi– bilità? e non è fatale che il nuovo rompa col vecchio, sen– za per ciò dover meritare condanna? UMBERTO SEGRE DAI NOSTRI AMICI Dott. Renzo Bonfiglioli - Ferrara Enrico Poma. - Biella. . ABBONATI SOSTENITORI Fa.usto Ba.zzi - Mila.no . A vv. Tullio V a,llino, - Mila.no Ing. Antonio Gigli - Torino Avv. Aldo Lozito - Mila.no Dott: Carlo Casa.li . Firenze L. 10.000 » 20.000 » 3.000 » 3.000 » 3.000 » 3.000 » 3.000

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