Lo Stato Moderno - anno V - n.5-6 - 5-20 marzo 1948

I 16 LO STATO MODERNO Concordato e libertà religiosa • lll Italia V Coordinazione o separazione Mentre nello sforzo profondo di rinnovamento che accompagnò la ribellione degli italiani alla- dittatura e il principio di ricostru– zione delle strutture interne di vita, il problema del Concor– dato rimaneva, e sarebbe rimasto ancora per poco in penombra, moriva Ernesto Buonaiuti. Non si può dire che egli ne sia stata la vittima principale; poichè, come avviene nel travaglio della storia, sarà impossibile, pure in questo caso, certificare quanti abbiano anche inconsapevolmente sofferto della limitazione di libertà sancita dal Concordato e delle conseguenze di esso, che ricaddero egualmente sul cattolicesimo e sui popoli cattolici (quello italiano e indiret– tamente quello spa-'(nuolo) e su tutta l'umanità. Ma certo Buonaiuti fu la vittima più illustre, e con lui il modernismo. Croce aveva detto bene, opponendosi alla ratifica dei Patti Lateranensi, che non c'era ragione di temere, dato il mutamento dei telT'!)i,che lo Stato secolare porgendo il braccio al Santo Uffizio, riaccendesse i roghi; ma fu op– ()Ortuno ricordare i roghi e insistere sul mutamento dei tempi: le memorie di Buonaiuti (1) testimoniano che, attraverso il Concor– dato, il braccio secolare, su istruzione del Santo Uffizio, agì co– me potè, posta la civiltà moderna: tanto che nella differenza dei tempi le persecuzioni di Bruno e di Buonaiuti s'eguagliano, come delitti contro l'umanità. ••• Fu da questa intuizione che, all'indomani della morte di Buo- 1aiuti s'iniziò il risvCfllio; e un primo brivido r.orse 1.:.. !-ihlmoa italiana. Seguì a Perugia nell'ottobr~ del 1946, mentre nel chiuso dei comitati politici si stava elaborando la soluzione della que– stione concordataria che poi prevalse, il primo convegno sul « pro– blema religioso attuale in Italia>, animatori Capitini e Tartaglia, proveniente l'uno dalla resistenza politico-religiosa, l'altro dal mo– aernlsmo; e mtomo a loro uomini di ogni fede, di ogni contes– sione, di ogni tendenza politica, che agivano con un metodo essen– zialmente religioso. Da questo convegno derivò una prima no– tevole modificazione della questione concordataria: i liberi religiosi venivano a collocarsi di fronte al Concordato in posizione di di– fesa, impegnati nell'azione per la instaurazione della libertà iv funzione esclusivamente religiosa. Fu così che sorse la seconda ~omponente dello schieramento anticoncordatario: una compuucu– te religiosa, schiva di anticlericalismo, che si poneva al fianco del– l'altra componente, essenzialmente politica, tattica sul terreno elet– torale. ma in sostanza anticlericale, che impegnava alla base tutti i partiti laici: i quali se in alto avessero avuto maggiore senso cli responsabilità avrebbero potuto restituire all'anticlericalismo quella funzione di mordente ideologico, di avanguardia nella di– fesa delle concezioni laiche che in Italia non ha tradizioni, ma che ha un grande ,esempio nella Francia, e che si potrebbe realiz– zare oggi, nel rinnovato orientamento della nostra cultura. Dopo il primo convegno di Perugia altri se ne ebbero in cui i liberi religiosi assunsero posizione sempre più combattiva fino a proporre un referendum per il sondaggio dell'opinione pubblica in materia concordataria cd un censimento dell'opinione religiosa. Ma la proposta non poteva valere al di là dei suoi limiti naturali, quelli cioè di un argomento polemico e di slogan in funzione organiz– zativa. La libertà non si subordina alla democrazia, ma questa a quella: la libertà religiosa non può essere garantita che dalla più assoluta imparzialità dell'ordinamento giuridico: un ordinamento non imparziale, anche se voluto dalla maggioranza con metodo de– mocratico, non sarebbe mai nè democratico nè liberale. La mag– gioranza non può aver valore sul terreno dello Stato ma sul ter– reno del governo: nel senso che un governo confessionale potrà essere legittimo purchè sia democratico, ma uno Stato confessio– nale sarà sempre illegittimo. Ciò del resto corrisponde perfetta– mente alla natura del diritto, che in quanto tale è limite esterno, (1) ERNBSTO 8UONAtUTt: /I pellegrino di Roma. Roma, 1945. e non può penetrare nelle coscienze, anche se da esse germoglia Perciò l'imparzialità della legge si trasforma in garanzia di giu– stizia e in continua conquista della pace religiosa, in feconda emu– lazione fra le varie fedi e fra i loro credenti, in eguaglianza fra i cittadini, qualunque sia la loro posizione rispetto alle varie chiese e ai «veri> credi, in possibilità eguali cli sviluppo per ogni reli– giosità, vecchia o nuova, collettiva o personale. Indubbiamente la questione del numero ha la sua importanza; ma si tratta di una im1>ortanza di fatto e non in ·linea di diritto. Molto probabil– mente un referendum ed un censimento religioso darebbero oggi una forte minoranza non cattolica. Se questo costituirebbe un nuovo elemento di fatto, non potrebbe tuttavia modificare una po– sizione di carattere etico e giuridico che esiste già. ••• Bisogna intendersi inoltre sul significato profondo di questa po– sizione imparziale della legge di fronte alla coscienza di ognuno. Bisogna chiarire in partenza l'esatta posizione di quel mondo che chiede libertà religiosa, dinanzi e nei confronti di quel mondo che resiste alla richiesta. La coscienza di una nuova, più complessa e comprensiva religiosità allontana coloro che richiedono libertà religiosa dalle posizioni agnostiche e razionalistiche pure del lai– cismo, liberalismo e storicismo d'altri tem!)i. Oggi laicismo, libe– ralismo, storicismo rifiutano il ~ignificato con cui si difendevano solo venti anni fa e su cui insistettero ·così ottusamente i fascisti. Il pensiero laico non si è fermato al positivismo; nè la e Storia come pensiero e come azione> è sullo stesso piano della e Filoso– fia dello spirito> scritta dal Croce prima dell'altra guerra; il mito della liberazione oggi non è già più quello che animò la resistenza. Neppure la formula dell'eticità dello Stato può essere usata come l'usava il Gentile, se Pepe la usa in senso completamente opposto. 51 vuole insomma dire che occorre tutta una precisazione di ca– rJ:tere culturale prima di definire, come si fa generalmente da parte cattolica, la soluzione di imparzialità religiosa dell'ordina– mento statale come « vecchio agnosticismo liberale e individuali– stico>. E allora è inutile riproporre un dilemma ormai scontato e consunto: non v'è da una parte confessionalità dello Stato e dal– l'altra agnosticismo liberale; nè vi è la terza via, già tentata dal fascismo, della conciliazione di una certa misura di confessiona– lismo e di una certa garanzia di libertà di coscienza. La demo– crazia, con l'esperienza della dittatura e del Concordato, ha fatto progressi, e la coscienza della religiosità non le è rimasta indietro. Questi dati culturali e tecnici nuovi ripropongono su un piano politico più avanzato la soluzione dell'assoluta imparzialità dello Stato in materia religiosa. Non si tratta di insistere quindi su una formula cli separazione che giustamente Mazzini e i cattolici riten– nero assurda; si tratta di stabilire la differenza tra eticità con– creta ed eticità astratta, che il diritto dovrebbe e sorreggere e fon– dare e sanzionare. L'esperienza storica di un ventennio, l'esperienza del Concordato ci dice quanto sia falsa moralmente e religiosa– mente questa mistura di confessionalità e di eticità dello Stato. La formula della religione di Stato applicata in ritardo ha già com– piuto in questa esperienza il suo breve 'ciclo di vita. Si tratta dunque di un problema essenzialmente nuovo, nuovo perchè rientra nel travaglio del popolo italiano che elabora per la prima volta nella sua storia - ecco la profonda originalità del nostro tempo ._ la sua costituzione, che tenta attraverso di essa un rinnova– mento radicale di forme, di strutture, di costumi, che sia rinno– vamento di eticità nel concreto dinamico sviluppo delle individua– lità e dei gruppi. La eticità dello Stato sarà nel libero svolgi– mento della società, 'e non potrebbe essere cristallizzata in poche formule dalla Carta costituzionale. In sostanza il moto costituente trascende nel suo profondo la formulazione della costituzione: tanto che oggi rimane aperto, dopo l'approvazione di questa, un .,ro– blema di carattere costituente, quale è quello della libertà religiosa, come problema posto dalla nuova Carta, come problema costitu– zionale. I cattolici non sono affatto disposti a intendere queste posizioni, e tendono in conseguenza della loro dogmatica a travisare le tesi avversarie: non ammettono distinzione fra religiosità e religione,

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