Lo Stato Moderno - anno V - n.5-6 - 5-20 marzo 1948

LO STATO chia, ove la minaccia comunista non la costringesse a rinnovare i suoi metodi e la sua struttura accogliendo nel suo seno le nuo– ve, prementi forze minacciose e rinnovatrici. Ma il Partito Comunista pretende di essere, da solo, la vera democrazia e pretende di attuare questa sua democrazia progres– siva ed esclusiva nel seno del nostro stato democratico e liberale. E' chiaro che questo intento ciel partito comunista troverà avverse tutte le forze della ragione che si rifiuta ad ogni dogma e ad ogni mito. Come siano avversi alla mitologia anticomunista che vor– rebbe additare in ogni militante di quel partito un « nemico de! genere umano>, siamo avversi alla mitologia comunista che ad– dita come « nemici del genere umano> ogni essere pensante che non s'inchini al dogma marxista-leninista. In realtà la vita democratica del nostro paese è, oggi, minacciata proprio dalla lotta di due partiti che affermano di essere democra– tici ma collocano la democrazia tutta nel dominio 1>roprio e fuori dello Stato del popolo! Quel che ho detto del partito comunista potrei dire, rovesciando i termini, del democristiano. Universalista, internazionalista, dog– matico, esso obbliga ogni spirito sinceramente democratico e libe– rale a porsi la domanda quasi angosciosa : fino a quando la Demo– crazia Cristiana, impegnata in questa sua lotta in difesa del mon– do cristiano sì, ma anche dell'ordinamento cattolico, in questo suo contrapporre Roma a Bisanzio, riuscirà a tenere la bilancia in equilibrio tra il libero esame ed il dogm:,tismo, tra il liberalismo e la teocrazia, fra i guelfi e i· neoguelfi? Fino a quando la Azione Cattolica consentirà ad essere il motore invisibile ed immobile del movimento democristiano? E cosa accadrà il giorno in cui si do– resse scoprire apertamente la pretesa della Chiesa a protettrice d'Italia? Nessuno più di noi teme, al tempo stesso, le pretese anticlericali ; nessuno più di noi ha visto con simpatia l'ingresso dei cattolici nella vita pubblica. Come per i comunisti così per i democristiani, è necessario che una forza laica ne fiancheggi l'a– zione e li mantenga nell'orbita dello stato democratico e nazionale. Anche la Democrazia Cristiana ha, fuori di sè stessa, il centro di orientamento dottrinale e spirituale e tutta la sua azione ne ri– sente. oi non possiamo non guardare, ad esempio, con prudente ssopetto questo ordinamentQ_regionale nel quale non si è attuato il decentramento, ma un nuovo accentramento, e dato luogo alla forma– zione di nuove burocrazie statali e parastatali. Noi non possiamo non essere molto diffidenti di fronte a questi Parlamenti regio– nali e giunte di governo che ricordano il Parlamento dei Baroni sici– liani e le assemblee del 1831 assai più che quelle del 1848. Vorrei mettere in guardia i mei vecchi amici autonomisti ed invitarli a ri– flettere se essi in questo miraggio di false autonomie non abbia– no sacrificato la libertà del Comune alla supremazia della Regio– ne: e, per converso, l'unità dello Stato al particolarismo munici– pale. In verità nelle difese democristiane di questo ordinamento regionale c'è molto di Gioberti del Primato. Vorrei che si rileg– gesse anche il Gioberti del Ri,111ova,nento e della Replica ai M1wi- cipali. ' Posta così tra due dogmatismi, la ragione liberale non può fare appello che a sè stessa: all'energia critica che l'aiuterà a vincere og-niminaccia, a superare ogni crisi. Noi dobbiamo ridurre alla vera democrazia le masse cattoliche e comuniste: nOIJ potremo farlo se non con una politica di unità democratica e di riforma sociale: e non potremo attuare questa politica se non riprendendo la tradizione dei grandi partiti del Ri– sorgimento: arditi pensieri e azione decisa, senso religioso della vita, umanesimo e iaicismo nello Stato; accettazione delle esigen– ze nuove che la storia ha maturato e lo spirito popolare reclama. Servire questo ideale è l'unico compenso che domandiamo. Av– viare l'Italia verso un ordine nuovo che la sollevi in una più alta sfera morale e dia alla lotta politica un contenuto di realtà, fuori delle sette e contro le fazioni, questa è la nostra ultima ambi– zione_Non importa sapere se essa sarà soddisfatta: importa sol– tanto agire con serena forza e pura coscienza: e così agiremo. MARIO FERRARA MODERNO Sulla "terza fiorza " 113 La "terza forza(' ha ima gestazione difficile, da noi come in Francia. Non se ne prevedon,o ancora bene i connotati; e a dire il vero finora 1von la si è ved1t.ta na– sce,re, ma, in qualche posto, morire. Nel q,~al caso s-i chiamrava sempticeniente mi,~oraniza, C'è chi maligna sui siwi genitori, e c'è chi ta assicura non virole. Ed è qua.si c,e1·boche nascerà feinin.ina e ,wn maschio. Unione, federazione, non partito. E' da •chieder– si addirittura se il su.o nome non sia semplicemente: opinio– ne pubblica. E oul';n si nega che sia un bel :ffO'lne. ·N essu– no escl11deche il wnsolidarsi di im',opfaione democratica sia wi notevole avvenimento; sta a vedere, nelle circostanze dell'attuale terni.ca politi-ca, fino a che p-,,mtopossa essere n11aforza polirica. li problen1r., è l'ntto qt•i. In che misura un'opinione pubblica denwcrai'iccr costituisca um:a diretta forza f'(Jli· t-ica. Perchè vere forze poliriche, ormai è certo, s01V0sol– tanto quelle che haim1.oun contem~to sociale. (Pwla.re del concetto di società porterebbe a un disc<1rsoun po' lun– ghetto). Oggi. è c.osì, c-o-11 piena coiisapevolezza di tutti, e certamente è sra.to semp,re così. ,a,nche se oon minore consapevolezza. l11vcce il carattere di wi p,rogramma di "terza forza", ossia di difesa della democrazia, è p,roprio di essere escl1isi1,',/JJ,ne11te politico. il s1io contenul'o è la forma. stessa della politica: il me~odo 111i_q/iorc della con– vivenza politica, la libertà di competizione, il rispettvJ drlle norme, il conipromesso. E ci sono momenti i11 cui gli uomini ucc;,.Jono e si fanno uccidere per questi beni; ma essi 11011 fanno un partito. Possono ben.rl f(Jlre, in una speciale w11g-iimtura, &a f ort11-11a. e il destino di wn partito. U1i partito r H11 sistema do_qmatico e n:o-ncritico; la sua ideologia è fatta di grossi contenuti, che vanno da cl!'rte rivendicazioni di materiali interessi, ossia. di como– dità e di risenPim,enti, ali.a dìf esa di, certi 'ideali ·nllM'cdi, anch'essi in fondo fO'Y'medi comodità e di risen.tini.e-nti ( oli, il ca,1u:ettodi giustizia!). Tali son.o i partiti europei'. conle1·11P,CJ1ranei: fa co,n;tinuazione delle wntiche leghe, pro– gc.lti sociali, mm1di politico-religiosi, conf ormìsmi set/lari sostenul'i da particolari interessi_ C'è st.ato im periodo in mi il prùicipio della libertà ha coagulaJ-0 in u-n unico si– stenia tanti di qu-esti conte1111~i;ma. da allora è passato 1m secolo e 111.ezzo.Oggi la democrazia è perfettamente critica, e disfioigue mez_zi e fini, metodi e programmi, c011 w11'ese1nplarechiarezza speculativo. Sa, che il contemd'o ùleolo,qico e pratico dell(II democrazia è la difesa della. democr(JIZia: ossi.ai è il suo stessa. metodo. N 011 che un p(Jll'fi,io, lib·c,raleo d,mvocratico non abbia un contenuto ài rivendicazioni e di riforme : 111!0' - q11ista il s110caratte,re - le considera sempre contingenti, empiriche, tecniche, 111.ai assolilte e miJoloqiche: storiche, per inter11derci, ma 1v<m dialettiche. Per esse il democratico si ootterà, ma IW'IL peirderà le sua anima, come voleva il Machiavelli. Per Ullt autentico dem,ocratico sarà sempre l'en~piria.delle cir– costan.ze a suggeirire o a iitnporre il program,mQldi quelle realizro.zioni che permetemw di conservare e perfeziona– re il metodo denwcmtiÌCo. Per gli alt-r·i partiti, viceversa quelle rivendicaz-wni eico1wmiche ,o sociali o mmali, di classe o di chiesa, sww esse il p,rogram,m(J;, e i mezzi so110 impliciti nei contenuti. Perciò i liberali, o girondini, sono animali politici di u.na specie tutta a sè, ossìa non sono politici. Ciò che mm contraddice a qu,a,nto detto sopra. Tropp() p,olitici.è -nien– te politici: puri politici, non è politici. Se per poliiioo si intende la riagion ài stato,, l'aàegiça,nento dei mezzi al

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