Lo Stato Moderno - anno V - n.5-6 - 5-20 marzo 1948

LO STATO MODERNO 107 LA CONSEGNA Intorno al 1930; negli ambienti universitari fiorentini correvano curiose dicerie. Si narrava infatti che. il prof. Luigi Russo, fecondo co.mmentatore ed estetico annota– tore, avesse tolto a leggere epistole di Benedetto Croce a lui indirizzate, in un caffè frequentato da antifascisti, ed epistole a lui dirette da Giovanni Gentil!!, in altra bot– tega dove bazzicavano fascisti; per riposarsi di così sin– golare fatica, il Russo abbandonavasi a una terza serie di letture, avendo scoperto « un grande poeta :o che era nientedimeno l'ignoto (a lui) Baudelaire, e rintronan– done il capo ai suoi pazienti ascoltatori. Non c'era dun– que bisogno. che il generai Roatta ed alt_repersonalità in– signi del cessato regime salissero in fama quali campioni del « doppio gioco» (preferiamo il nauseabondo Graziani. che degno emulo e continuatore di Roberto Farinacci, si dichiara fascista in aeternum), per inventarlo, è Luigi Russo ne è stato buon precursore. Alle stampe, poi, un cattolico fazioso, che risponde al nome di Piero Bargel– li111. ha dato di recente testi che confermano la logorrea del Russo, e il suo vezzo di carteggiare coi potenti, an– che se si chiaman Bottai o Buffarini-Guidi, utilizzandoli per i propri progetti e rancori. Una lunga esperienza del malcostume letterario italia– no ci ha reso scettici; e le diatribe ignobili e le risse, le pugnalate nella schiena e le denunzie dell'ex-discepolo, dal « vaccariello » napoletano Edmondo Cione al siculo Luigi Russo, sono da noi considerate come pennellate d'ambiente, giacchè, una rivelazione dopo l'altra, ci vien dipinta al vivo la sètta « idealistica» crocegentiliana, che come tutte le sètte-, e le cucine, puzza. Quando gli ame– ricani recensirono il libro di Curzio Malaparte derivato dal Sa,n, Michele /di Axel Munthe (altro fcrrceur che vi raccomando) cominciaron così: « Questo libro puzza (stinks) >; e i pochi lettori che mi seguono debbono, ahi– mè, turarsi le nari, se voglion curvarsi sul bulicame giornalistico· filosofico letterario degli scandali elettorali. vedendo gente che si dà del cornuto in fogli quotidiani, altri che si pigliano a nolo come le carrozze e le pulzelle, preti trafficanti ili valute e foraggiatori di stelle cadenti nel cinematografo, barattieri di ogni razza e risma. A consolarci resta il fatto che grazie a quel po' di li– bertà che col 25 aprile abbiamo_ faticosamente instaurato, questi episodi vengon spiattellati, anzichè star nascosti negli incarti dell'Ovra a profitto di pochi gerarchi e del Duce. E si prestano a riflessioni di un certo interesse. Piglio il caso Russo, dopo quello di Sem Benelli, non per antipatia per i pennaiuoli ·noleggiati dal Fronte, giacchè dall'altra parte ci sarebbero Magliano Angelo e almeno un conterraneo del Russo, bensì perchè abbastanza istrut– tivo. Si suole vituperare la genìa del Russo come quella dei voltagabbana, mentre, se ci furon mai pensatori coe– renti, son loro. I gentilcrociani non hanno mai avuto in capo (l'ho scritto nella Cultura del maggio 1934 proprio a proposito del Russo, e a dispetto di Leone Ginzburg, onestamente convinto del contrario, e che me ne rim– proverò appena fuori dal carcere) che il trionfo della loro filosofia, e si sono comportati come tutti i fondatori di religioni, per diffonderla. Poco .importava che fos– sero in soglio Giolitti o Mussolini, Starace o Palmiro To– gliatti: loro volevano cattedre, manipolare l'educazione della gioventù, inculcare alle anime il « breviario » del si– culo Gentile e dell'abruzzesenapoletano Croce:: tutto il rest'O 1Hm contava niente. Se per propalare il verbo e sfo– gare l'ambizione bisognava lustrar Bottai e leccare Buf- E' DI RUSSARE farini-Guidi, scappellarsi al primo gaglioffo insediato al– la 1\1 inerva, erano inezie sulle quali un filosofo bennato disdegna di soffermarsi. E l'adesione al Fronte del Rus– so, transfuga dal P.R.J. che aveva avuto il torto e l'in– nocenza di accoglierlo, era prevedibile con sicurezza ma– tematica. Proviene infatti il suo « pensiero» da quella Destra storica degli Spav.enta ed altri consorti che, in odio alla Chiesa (spiegabile allora in funzione del Risorgimento) eresse uno « Stato etico» che Giovanni Gentile, conse– guente come il_Russo, consegnò al fascismo onde lo fa– cesse proprio : Gentile e Russo erano per definizione i rivali di Gonella e dei suoi predecessori percbè, grazie appunto allo Stato etico, i filosofi meridionali .sono loro gl'interpreti e i bonzi della relìgione statolatrica, che si contrappone alla cattolica. Si tratta di due sètte l'una contro l'altra armata, ed è naturale che tendano a distrug– gersi. I clericali vogliono il Papa-Re; i filosofi, vogliono il Gran Sacerdote hegeliano che ieri era Giovanni Gen– tile, oggi Benedetto Croce e domani sarà Luigi Russo. Guerra di religioni in tutto il suo splendore. E ben si comprende l'abbaglio del Russo, che s'era cacciato nel P. R.I. credendo che questi fosse il distruttore del clerica– lismo a suo profitto, e che invece ha scoperto che Pac– ciardi e De Gasperi vanno sottobraccio alla difesa della civiltà borghese, credendo l'uno in Mazzini e l'altro in Cristo, da buoni aspiranti liberali che si infischiano so– vranamente dello « Stato etico», della filosofia gentilcro– ciana e di altre impr-atiche facezie. Ratto come il lam– po, Russo precipitossi tra le capaci braccia del Fronte, e quando si accorgerà che Togliatti, nonostante il crocia-· nesimo di Gramsci, bada a fabbricare uno Stato orientale dove il Gran Sacerdote della filosofia va a pigliare gli ordini dal Presidimn prima di aprir bocca, una nuova de– lusione gli ·pungerà il cuore, e sarà pronto a una crisi di coscienza numero... (e chi le conta?) Altrettanto ingenui sono stati gli scandalizzati per la faccenda Cippico, Guidetti, e altri consoci. Il Vaticano è un grosso affare, e la sua amministrazione è impresa da far tremare le vene e i polsi. Per di più gli ecclesia– stici, salvo pochissime eccezioni, sono impropri a gestire; e basta ripercorrere le cronache di Farini e di About per l'Ottocento, o riflettere sull'incapacità amministrativa di tutti i gabinetti De Gasperi, per capire come il traffico di valute notoriamente operato in quegli ambienti doves– se condurre a dei guai. Missiroli disse un giorno che l'or– ganismo perfetto sarebbe stato un Sacro Collegio con un cardinale ebreo; un israelita banchiere del Vaticano, l'a– vrebbe forse salvato da una brutta figura: a ciascuno il suo mestiere. E, terzo ma non ultimo scandalo, il tesoro di Dongo, riempirà le cronache elettorali. Entriamo qui nel deli– cato problema del finanziamento dei partiti in regime de– mocratico, che è gravido di molte e oscure incognite, e che si complica con i profitti della guerra partigiana. Con– siglio a questo riguardo, per gli strascichi di faccende dt:l genere, di andare a studiare quel che accadde in Italia dopo il 186o, le accuse a Bertani, la lenta, esasperante « liquidazione» dei garibaldini, con recriminazioni, vili– pendi, denunce e insinuazioni che durarono almeno tren– t'anni, e che il lettor comune ritroverà nella Baraonda e nelle Lagrime del prossimo di Gerolamo Rovetta, se non vuole andare a spulciare le opere ili Carduçci e di tanti altri. (Purtroppo, l'ignoranza corre le strade della no-

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