Lo Stato Moderno - anno V - n.5-6 - 5-20 marzo 1948

106 LO STATO MODERNO nelle elezioni del 2 giugno la Democrazia Cristiana era stata la principale beneficiaria dello sgretolamento delle cricche trasformistiche del Sud, il secondo turno delle amministrative ha segnato invece nel Mezzogiorno un no– tevole regresso delle sue posiziòni, mentre le elezioni per il parlamento siciliano hanno addirittura veduto la vit– toria del blocco popolare. Sintomi indubbi, entrambi, del– la lenta ma profonda evoluzione politica e sociale che fermenta in quelle regioni, attivamente sollecitata dalla diffusa propaganda e dalle mo!teplici iniziative dei social– comunisti. · Il Mezzogiorno d'Italia attraversa un'ora storica: è opi– nione comune, anzi, che le prossime elezioni non provo– cheranno mntamen ti sostanziali nell'equilibrio delle forze politiche settentrionali e che il loro risultato definitivo sarà in ultima istanza deciso dai voti degli elettori meri– dionali. I recenti, ingentissimi stanziamenti governativi per il .Mezzogiorho, i convegni e i piani per la sua indu– strializzazione e la fragorosa propaganda che li ha accom– pagnati, la dichiarazione comune di 77 fra vescovi e arci– vescovi del Sud per la risoluzione della e questione meri– dionali. I recenti, ingentissimi stanziamenti governativi contenuto nel manifesto -democristiano al paese, qimostra– no chiaramente che in questo momento il Mezzogiorno è la pupjlla dell'occhio elettorale democristiano. La e que– stione meridionale > è infatti, in sostanza, il punto di maggior rilievo delle dichiarazioni programmatiche che informano la lista dello scudo crociato. Gli altri: lo svi– luppo dell'attività produttiva, la difesa del potere d'acqui– sto dei salari e degli stipendi, la massima occupazione della mano d'opera, la riforma della previdenza sociale, l'incremento della vita regionale non si discostano da un riformismo blando, da un possibilismo generico che ri– fiuta almeno per ora gli impegni precisi, le promesse cir– costanziale il cui mancalo adempimento potrebbe domani (livenire un ottimo motivo polemico nelle mani degli av– versari, come si è già verificato dopo il 2 giugno a propo– sito della riforma agraria. E' realizzabile questo program– ma in relazione a un eventuale alleanza democristiana con le forze della conservazione? Forse la domanda è mal posta. Tale alleanza non sarà mai, probabilmente, esplicita e dichiarala e per le ragioni suesposte e perchè il partito di De Gasperi ha bisogno di un blocco alla sua destra, per non abbandonare quell'e– lastica e apparente equidistanza fra i due estremi dello schieramento politico, che gli consente una funzione equi– libratrice, esercitata dal suo leader con trasformistica pe– rizia. L'alleanza sarà invece probabilmente e tacitamente oper11-nte di fatto. Divelto il perno monarchico, frantuma– te le formazioni di estrema destra in una nebulosa che nemmeno la pressione elettorale è riuscita a solidificare, le forze conservatrici italiane, costituzionalmente incapa– ci, dopo la Destra storica, di dar vita ad un solido e con– sistente partito conservatore, e diffidenti ormai per espe– rienza delle infatuazioni ar seguito di avventurieri eroi– comici sul tipo di Giannini e di Patrissi, hanno ormai identificalo nella Democrazia Cristiana l'unico partilo èhe possa validamente e con mezzi moderni difenderle dalla massiva dinamica comunista. L'accordo con l'America e con il Vaticano assicura e rafforza la continuità interna– zionale dello schieramento conservatore. Perciò la Demo– crazia Cristiana continuerà a governare, in caso di vitto- ria elettorale, col loro tacito e dissimulato consenso. Non mancheranno frizioni e malumori rumorosi anche se con– certati, soprallutto se concertati, se non altro per ragioni tattiche e per documentare di fronte alla galleri:11 politico una diversa caratterizzazione. Ma è presumibile chel'ar– cordo di sostanza non venga infranto. Cerio le restrizioni troppo rigide del credilo e i loro molteplici riflessi nei confronti del capitale, l'accento progressivo che alcuni esponenti del partito meftono sulla riforma agraria, l'osti– lità che in certi settori della conservazione incontra il regionalismo democristiano e, sopratutto, l'audacia e l'im– pegno inconsueti con cui è staio impostato il problema meridionale, possono minacciare le linee tradizionali di quel blocco agrario-industriale di giolittiana memoria che è staio finora il miglior sistema economico-finanziario sperimentalo dalle nostre forze conservatrici per prospe– rare sulle possibilità di mercato offerte dal Mezzogiorno. Una decisa politica meridionale può allontanare dalla Democrnzia Cristiana quelle forze agrarie e meridionali che sono state per mezzo_ secolo il solido puntello del trasformismo conservatore e la cui importanza è oggi ac– cresciuta dalla vastità e dalla profondità della penetra– zione socialcomunista nella valle padana. Tuttava è da considerare che il vecchio frend delle eco– nomie nazionali è uscito dalla guerra profondamente scon– volto, e che il piano l\farsball offre al capitale italiano pos– sibilità vastissime di inserirsi nel quadro di una rinno– vala economia occidentale con orizzonti di moltiplicata ampiezza che possono definitivamente rimuovèrlo dal sol– co < provinciale > e routi11ier dei sistemi conservatori tra– dizionali. La crisi di adattamento, di cui è qui impossi– bile seguire i dettagli, sarà indubbiamente grave e tra– vagliosa, ma inevitabile. Se il riformismo democristiano si spingesse. come for– se è probabile, oltre il limite consentito dalle forze con– servatrici, queste potrebbero inoltre approfittare della lo– ro posizione indipendente per esercitare una pressione ritardatrice forse non del tutto sgradita. Frequente del resto si è levato l'appello di De Gasperi, appello patetico e non polemico, ai detentori della ricchezza perchè e non siano sordi, non siano ostinati, non tengano il capo ri– volto all'indietro: il mondo cammina, il lavoro chiede la sua parie. e l'avrà>; perchè muovano incontro alla clas· se popolare e premunendola, con la loro opera sociale. contro le seduzioni della violenza >. E' il classico accen– to dell'appello riformista al capitale perchè si decida a cedere oggi per vie legali una parte di quel tutto. eh, potrebbe essergli strappato domani per vie rivoluzionarie. Rimarrebbero altre esigenze conservatrici, per la cui difesa il governo democristiano non offre sufficienti ga– ranzie. La laicità dello Staio, tipica istanza liberale, ver• rebbe eclissata e sopraffatta dalla penetrante e edulco· rata invadenza clericale; una plumbea capp·a conformi· sta graverebbe sempre più sul Paese già profondamente guasto da secoli di Controriforma; le nostalgie corpora– tive dell'economia democristiana si opporrebbero forse a que-ue· liberiste e roep kiane di certi nostri gruppi di destra ...; ma la conservazione italiana è avvezza a ben altre rinuncie quando sia in giuoco ciò che, con un'an· gustia di orizzonte che è il contrassegno più marcato del– la sua insufficienza storica, essa r.onsidera il porro u11um ac necessarium della sua esistenza, la salvezza della borsa. LEO E BORTONE

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