Lo Stato Moderno - anno V - n.5-6 - 5-20 marzo 1948

108 LO STATO MODERNO stra vita politica, e quindi ci si stupisce di cose che gli studiosi di storia conoscono a menadito). Vittorio Jm– briani, che è una delle mie ricreazioni preferite. ha pa– gine e motti sublimi sui «ladri» dell'epoca, e in pa,rti– colare su quel « partito d'azione» (cioè appunto Gari– baldi, Bertani, ecc.) tanto diverso dal seminario d'ideo– logi che con lo stesso nome Salvemini, Rosselli e Farri fecero rivivere ottant'anni dopo. Il difetto non è nel partito A o in quello B, ma negli uorriini, i quali in tutti i partiti approfittano delle situa– zioni, e si comportano secondo la loro natura, che non è angelica ma bestiale. Però, il male comincia con la «mistica» credenza che le azioni (malvagie) commesse, siano indipendenti dalla morale comune e sociale, e deb– bano venir giudicate al lume degli interessi del partito. Concetto squisitamente fascista e fazioso, di recente crea– zione, giacchè quel po' di studi della Rivoluzione fran– cese da me compiuti, non me l'hanno frequentemente pro– spettato, e i giacobini stessi non lo ammettevano che a bocca stretta. Lascio ad altri la cura di dissertare sulla diffusione nei secoli della massima che il fine giustifica i mezzi, e del detto romano che il bene della patria è- legge suprema. éerto, solo col fascismo si assistette alla aper– ·ta proclamazione dei principì applicati dai trafugatori del tesoro di Dongo. Meglio, a mio parere. la tesi del « di– ritto di rivoluzione>,. che ci esime almeno dall'ipocri– sia, vittù oggi prediletta da tutti i partiti. Così, mentre le campane di Praga suonano a morto per Masaryk, il nostro paese si avvia alle elezioni. Nella lotta, non c'è di serio che il risultato, giacchè nessun partito ha presentato un programma meditato e coerente, e pochi sono gli uomini meritevoli in lizza. La conse– gna è di russare, cioè di far capriole alla Luigi Russo. (o, per debito d'imparzialità, ali' Angelo Magliano) tra– scurando di dire che la sola cosa importante è il rias– setto economico finanziario del paese, e dell'amministra– zione governativa. Ma quando, si vede il Bertone bran– dir la spada per difendere le proprie presunte beneme– renze consistenti nell'aver silurato il credito dello Stato col famigerato prestito, cadon )e braccia. La D. C. pa– gherà cara la propria inefficienza amministrativa. Senon– chè, chi - come me - ragiona dal punto di vista della gestione dell'affare, anche in politica. può chiedersi a buon diritto: - I Pesenti, gli Scoccimarro, ecc. amministre– rebbero meglio? - La prova fatta, non consente, ahimè, grandi speranze. E, per chiudere, permettetemi di narrarvi la storiella di un amico industriale, bon vivant, a guisa di apologo. C'era, dalle sue parti, un gerarca sindacale che aveva pen– sato di passare il week-end in gaja e dilettevole compa– gnia. Che escogita il brav'uomo? Dice a un « compagno» : - fammi un telegramma di chiamata a Roma - ; e poi preleva fondi e benzina e se ne va con l'amichetta. Il lu– nedì, i suoi colleghi hanno bisogno di lui e lo ricercano nei roman'i ambulacri. donde rispondono che niuno di quel nome era andato a confabulare. Scoperti gli alta– rini ci furon trambusti e radiazioni. E·l'amico industriale, a c~ncludere: - Come rappresentante della classe diri– gente putrefatta, cederò di buon grado il mio scanno al– lorchè la nuova classe dirigente esprimerà dal proprio seno degli organizzatori capaci almeno di organizzarsi un week-end con l'amichetta senza far succedere nulla, nè in casa, nè fuori .. Ho ragione? - Lascio a voi la risposta. ARRIGO CAJUMI Perchè s1 è fatto turco? Dunque Luigi Russo si è fatto turco. Come potrebb, poi ritrovarsi in "turcheria" se venisse fatta, ?1on sarà certio il suicidio Masaryk a mostra,rc.efo. Tal passo tut– tavia no11 meriterc!bbe commento, perchè le bizze degli uomini ;von fanno storia, se no:n.toccasse un vizio di tanti inJellettuali d'oggi, vizio che fà davvero benedire le for– me distin.te di Croce. Se questi filosofi facesse,ro filoisofia, e questi poeti poesia! Non perchè facendo politim ne in– cidano seriamente il duro corso; ma p·ercl,è se ne farmw giullari, e mentre non giovano nè ad essa nè alla rnl– tura, promiwvono fiero terrore negli animi deboli, co11- fu.si da tanto certamine dli dotti. litigi Russo c.hwrisce, sull'« Unità», che di fascismo se ne intende più dell'inclita. I poveri materialisti infatti, nel merito de~ fascismo non retrocedono che poco, alla crisi del capitalismo. Il maestro invece, fa ba'lenare l'im– maqine delle camice nere rhe sian lunghe sian corte son sepre nere, e li rimanda a[[.a,Cont:rorlfo·rma. Stringendo , C'o•sì tra le ·mani il clerico-fascismo, tabe d'Italia, che per esser p,iù a.nt' icoprornra più titoli d'cmtifascismo, si pre– occitpa di dire che non smentisce quanto ha scritto s1,l comunismo, e i·11/'anto aderisce a.I Fro11te. E il Partito Rep1tbblica1110 non serve più? No, dice il Russo per il peccato di coabitazi'cmegovernativa colla De– nvocraz·iaCristiana.. Ci par duro. Dcwvero di fronte a ta– be così complessa. e antica vale tan.~opie.cori fatto? Un pae– se ha bisogno di governo; e poichè non s'esce da certe ne– cessità, al più i repubblicani (m.a,era gran tempo che non erCPnogovernabili!) potevano appoggiare il govern,o sen– z' e-ntrarci. E non dic<:À sia proble<matrascurabile; ma certo iwn pesa, nè per il sì, nè per il no, ml gr= fatto del cle– rico-fasci.smo c.he incu,rante, dalla SUia prospettiva. storica se ne stà al di sopra di coteste oonti,ngenze. Ma trascwrando l'accidens dell'ap·ostasia, e venendo a.Ila substantia, ·ai che prn in odio a 1111a chiesa precipitarsi i11 un al.tra, saltw, comi! dice-il volgo, dalla p·adella nella bra– ce? Quando poi 1W1n ce n'era bisogn:,o 1 : p.erchè bastava le– varsi d·al compromessa con una chiesa. e starsene fuori dall'altra, in « gram dispi.tto, » delle cose. Non sarebbe convenuta al ,Russo quella libertà che teorizzò per l'Al– fieri, quella libe,rtà metastorica che può proprio sostener la figura del « gran disP,itvo,? » Perchè all'alternativa, 11011 si sfugge: se libertà fosse autichiesa, come combaltere in suo, nome da una chiesa? Forse Russo potrebbe obbiettare che il Fronte p.o,pn– lare non è 1ma chiesa. Ma a pa,rte la circostanza che i suoi. scritti paiono ammetterlo, non possiamo swpporlo tanto da pO'Co.Se dietY-0'la D. C. c'è il Vaticano, tanto più dietro il fronte e' è il Comimisnw. E non procede forse il Comwnismo (bolscevico) seoondo fissazione di do,fl»'1,i da pcwte dell'auJorità? Cl/lrmerimarrebbe il Russo se ima sua oipera, esaminata dal Comitato, Centrale del Pa,rtito Comumista (bolscevico) dell'U.R.S.S., venisse giu– dicata affetta da tabe menscevic,a, e conda11nt:Pta perchè « deviazione di destra»? Ma il Russo distingue, nel ro– munismo italioo, · oltre i preparatori di roghi, i cro'Ciano– nwrxist'i alla Gramsci e i cav01,riani-giolittùrni-marxisti alla Togliatti (viene il ditbbio che qi~esto fierissimo di– stinguo iaenJifichi troppo). Tuttcwia, posto che ci sia110 sul serio fuori dalla sua me11,te,cmitano davvero queste distinzioni? 'Pa,re che sia qui il c.aSVJ d'intendere quel di– stinto della politica, che s'impone, anche se non ne abbia– mo chiaro concetto; o perlom/!l1110, visto che si tratta del Fronte, di raggi,,.ingere,coi marxisti-leninisti, il pianv del/a

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