Lo Stato Moderno - anno V - n.1-2 - 5-20 gennaio 1948

LO STATO MODERNO 5 .ton solo di una vanità incommensurabile, ma di istinti ditta– toria:i. Se Vittorio Emanue:e fosse stato que:,:·uomo inte::igente che si favoleggia - lo stesso Gio:itti dfoeva di lui ne:l'intimità: - E' intel::igente, ma vigliacco! - se ne sarebbe accorto· (O egli s'ingfrnnò, pensando che come i ciondo:i e i denari de:Ia monarchia avevano asservito Cri&pi, dovesse ripetersi il feno– meno che fa de:,:'ex-brigante, i': birro mig:iore: dimenticava che Cril!piera s:cu:o, e l'a:tro di Predapp:o, due razze diverse). Comunque, al tempo de:Ia « marcia » in vagone letto su Roma, mi risulta che il re disse, per tutta scusa de:Ia sua capito:a– zione: - Ero ;rimasto con un prefetto (Taddei) e un profes– sore (Amendo:a)! - trascurando addirittura Facta come uno di coloro che « ma,i furono vivi ». Affe,mazione non sincera perchè, come i fatti provarono, perstno dopo 21 anni di fasci– smo, esercito e carabin'eri erano funzionanti a: servizio del re, e sarebbero bastati a d:sperdere le bande in camicia nera. fotrodotto i: nemico in casa, VittoPio Emanue:e 111, si riparò dietro éo schermo de: Par:amento. E anche qui la falsità de: suo animo ri,sulta evidente. NeJ'es!Jate de: '24, quando il delitto Matteotti aveva ;reso :'operazione di ,sbarazzarsi di Mus– solinli, un gioco da ragazzi, ;_;gruppo dei genera.i senatori, fece ·richiedere a': monarca « come doveva votare » e Vittorio Emanuele salvò, ,lui, i'i governo dal voto di sfiducia. Anche al:ora, la paura de: «popolo», de:l'ondata rossa (di C:audio Treves e FLippo Turati!) prevalse: era i: momento de:l'auda– cia, di riacquistare •:a popo:ruità della monarch:a, e Vittorio Emanue:e preferì Ja po:itica del « non vedere». Lo stesso doveva accadere il 25 lug:io 1943: il « tutto è perdonato» de::a nazione non chiedeva che di manifestarsi, per poco che il sovrano avesse avuto :'abUtà demagogica di Vittonio Ema– nuele IL Invece, stato d' as.;,edio e ministero Badog:io: com– plesso d inferiorità, e arroganza assolutistica preva:sero. Detto ciò, è inul¾e ritornare, dn queste colonne, suJ pro– blema dei l!"apporti fra Duce e Re, su]a storia de]a « diar– chia•, se non per -ricordare che il 1935 fu l'anno in cui Vit– torio Emanue:e dovette sentiJ,si veramente « a posto». E i nove decimi deg:i ita:iani con lui. Ne]' abissa:e ignoranza delle cose di questo mondo che diotinguerà in eterno ;.! periodo fascista, tutti danzavano sul vticano, e il re, a braccetto col duce, conduceva il ballo, senz' accorgersi che la colossale stu– piJdità gevmanica era in moto e nessuno l'avrebbe più fermata, e che la so:~darietà anglosassone si riformava. Ne: 1939, il discorso Chamber:ain su:.:a Cecos:ovacchia, in pr.imavera, rese noto a ooloro che non erano trascinati ne:Ia rooda hit:eriana, che l'ine:uttabi:e era in marcia. Ricordo che qua,:che m:o amico cominciò a sfollaTe la propria bib:ioteca, e che io dissi: - Ci siamo! - Ma Vittorio Emanuele s'incoronava Re d'A:bania. Impedi~e la guerra, ne: maggio 1940? Vedendo cro::are la Frnncia di Pétain come un castello di carte, c'era forse ita'.iano che non fosse disposto a sconunettere tutto sul cava,:Jo tedesco? Sa'.vo noi poveri mahnconioi, r: solito gruppetto dei malpensanti, nrusuno rinnegava Hitler. E Vittorio Emanue:e, rappresentava l'ita:iano medio, ne::a sua ignoranza e stolta presunzione, ne[a frenesia naziona:istica che era a:,:a base del fascismo. Q vèJ:eva, dopo il ce.ebre d:scorso del « bagn~– sciuga », lo sbarco a:Ieato in Sicilia, perchè, ne['estate 1943, cominciasse a capire che i: trono vacUava. E si mostrò impari al compito che :o attendeva. Tutti i padl'i di fami:g:ia bor– ghesi, •si erano g:à preoccupati di far recitare :a parte di « an– tifascista » ad uno dei fig:ioli, per salvare i'. patrimonio (e oggi continuano: c'è, in ogni casa che si rispetti, il fig:io comuni– sta, i: democristiano, e se il numero lo consente, anche il so– cia:ista e i: libera:conservatorecrociano); ma Vittorio Emanue:e non aveva avuto neppure J'e:ementare astuzia di a[evare un de:fino del genere, e le vaghe ve:!e:tà della nuora al riguardo, era:no -state da lui scartate. I: cocciuto orgog:io dinastico, che è rimasto fino a: 2 giugno la sua caratt:eri,"1:ica, lo persuadeva ohe « bastava :ui » a tener sotto i quaranta mi:ioni di cialtroni it~iani, uti:izzando Badoglio, servitore della corona. Poclù, tuttavia, se ne accorsero, in su::e prime, abbagliati dal risul– tato de::·operazione poliziesca de: 25 lug:io 1943: ricordo che, il cervello di contad.no affari.sta di Badoglio non essendo del tutto ancor svelato neI:a sua mediocrità, ci s,i chiese ingenua– mente pecchè il governo non funzionasse. E solo al pr:•ncipio d'agosto 1943 balzò evidente che il vero Presidente del Con– s:gno era Vittorio Emanuele, e tutti gli altri teste di legno. Qufodi, J"impreparazione sconcia rivelata dal crack deH'8 settembre, la rid'cola fuga via Pescara, la capitolazione senza condi~ioni avvenuta in circostanze che giustificarono diffiden– za e d:sprezzo da parte degli Alleati, gravarono pesantemente sulle spalle del monarca, e furono per lui .J'iniz:o della f:ne. Vittorio Emanuele tuttavia s'i::udeva ancora: oirca un'im– posizione alleata del:a sua persona, e circa i~ wo seguito ne: paese. Parvero dargli ,ragione a:cuni atteggiamenti di mi:itari e uomini po:itici, ma ,eg.i d:merit:cava la, forza de::'opinione pubblica ang.osa.9sone, e ignorava il vento de! nord. Contra– namenre a quel che si è scritto, non penso che una abd,ca· zione immediata a favore di Umberto, o de: nipotino, avrebbe sa:vato la monarclùa: awebbe certo ridotto il marg:ne della maggioranza, ma per quanto g;i .9propositi de:Ie sinistre siano stati :a carta rnig:iore per la corona, troppi risentimenti per la guerra perduta, :a so:idarietà CO:i fasciJStie coi tedeschi circo– lav:mo ancora: :e cicàtrici del paese erano fresche. Tanto più che degli eredi, Umberto, non tempestivamente a:Ievato quale « antifasci~ta », era poco stimato pei costumi e la capacità inte::ettuale, e i; quarto Vittorio Emanue:e era in cu:Ia o quasi. E i: modo con cui, da p<Ùticanti ma:destri, e da generaù al.eati, fu ottenuto, so:o mediante pressioni e minaoce, I adem– pimento degli impegni presi, rive.ava che Vittoro Emanuele « nulla aveva appreso, e nulla dimenticato » dalla catastrofe de::a diarchia da ,ui ·instaurata e sorretta fino al fa::nnento, al de:itto, a:I'invasione. Più fortunato del ooo cugino Benito, Vittorio Emanue:e non fu giustiziato a Dongo, e neppure ci fu (generosità insigne. o timore di chiamata di correo) un partito o un uomo, a recla– marne J'.arresto e i: processo. Il picco:o· re, il grande respon– sabile de:-:e sciagure ita::iane, scese p:acido dal trono, e se ne andò in Egitto a scrivere memorie e a contemp:a,re l'ossario di E: A:amein e le sue medag:ie, fu nuovamente il « re collezio– nista » descritto su:!' Avanti/ novecentesco <la: fascista Ram– perti, raffigurato, neI:a R-iVO:uzione liberal.e di Gobetti (nu– mero unico a quattro pagine) da Giovanni Ans-a:do, il quale da buon genovese, s'era incantato per la sua pan,~monia. J:'are ohe ad affrettarne la fine, sull'U.:timo score.iodel '47, sia giunta la ,notiz:a de::a perdita dei benj ritnastig;i in Itfuia, che certo l'addo:orò assai più de::a proclamazione della costituzione <le:·:a r""pubblica, per o-pera <leJ'ex-monarchico Enrico De Nicola. li mondo de:le borghesi e de::e 5artine ane:anti al letto regale, e alla liwea deJ;e dame di palazzo, si commosse, e spremette lag,rime sui fog:i Gustirati che la neonata repub– b:ica :ibera:mente lasciava diffondere. I nazionalfascisti (che saranno i clericU:fascisti di domani) piansero su1:a fine del ,:ungo regno che aveva veduto :e gesta dannunziane e rnusso– Eniane, l'Ita:ia temuta e ammirnta da['orbe, l'impero sui colli de:l'urbe, :i: :eone di Giuda concu:cato, e il bianco somiero del Duce a:Je porte de: Cairo e di A.:essandria: ora dovevano assistere alle beghe di un Par:amento repubb:icano, guardars,i dal compagno Sta:in a Trieste. Moriva con Vittorio Emanuele, il p'cco:o re sbCenco, :a retorica di cui ;'ignoranza ita:iana si era per lunghi anni pasciuta, chiusa in un suo mondo di cartapesta e di autarchia, paurosa d'intravvedere che .; centro de:J'universo non era - nè, da: Cinquecento in poi, l'era più stato, ma nessuno vo:eva creder:o - l'Urbe, bensì lo spar– tiacque del:e due grandi masse a cui spetterà l'avvemre, l'A-

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