Lo Stato Moderno - anno V - n.1-2 - 5-20 gennaio 1948

4 LU STATO MOD!i:1:tNO I L Pl(~COLO RE I: 7 aprile 1939 truppe italiane sbarcavano in A:bania, e L Mincu1pop ord,nava di gettar sassi e fango su Ahmed Zogu, che si p,cc;pitò in G1ecia; il 12 dello stesso mese, un as,emblea coot1tuente assoldata da Galeazzo Ciano e dal suo Jacomoni, proclamava in Tirana Vittorio Emanuele III re di A.bania, e questi il lo ben.gnament,e accettava :a corona che veniva ad agg:Llngerni a que ..a d imperatore d Etiopia gil procuratag:i dal tascismo. Anzi, i: 4 giugno 1939 :argiva al fe,ice ;popo.o d o:tre Adriatico, lui che aveva calpestato lo Sta– tuto de: regno d ItU:ia, nientemeno che una costituz:one! Quando si legge che l unico monarca che seguì il feretro e s'i,rrig..dì su:t attenti davanti a::a tomba egizia di V~ttorio Ema– nue.e III, ex-re d lta:.ia e d A.bania, fu proprio Ahmed Zogu, suo predecessore ne: trono, e da :ui scacciato, c'è da chiedersi ~ i'. ~en1l'O del ..ridicol.o sia definitivamente scomparso dala !11-1.: 0i~ ,de.la ,terra .. Eppure, i nostri buoni borghesi, che s'affrettano a com– ,pr.re .. -settirnana!i il!LIStrati con :e immagini de:Ia :ugubre ce– rimonia,. sti.sono· sentiti rispuntare in corpo, alla fine del '47, q:ufci:e nia,: ropite nostalgie monarchiche che accompagnano da v1cino àltrettànte nostaìgie fasciste: infatti la firma di Gio– -v,ifnni Ansa:do è ricomparsa per quest occasione. Sempre U:– Tavarrguardia, il « Nuovo» Corriere della Sera dei fratelli Crespi, che aveva, in una prima edizione del pomeriggio, ospi– ,tato un secco artico:o di Cesare Spe::anzon, lo ridusse e at– tenuò, di ora in ora, come :a pe:;e di zigrino bU:zachiana, e il mattino rimise in trono colui che :a sera avanti ,spregiava. A.:tri giornali, apertamente laudarono e rimpiansero i'. defunto; a:cuni fecero sottili giochi d'equi:ibrio, e debite riserve; no– tata la carenza dela stampa di sinistra, che non trovò penne rappresentative per :a requisitoria che s'imponeva. I: senti– mento di mo:ta gente, mi parve riprodotto a meravig:ia da::a dichiarazione che mi fecero, dandomi :a notizia il lunedì mat– tina, due poveri bottegai di un paese di montagna ai qua.'.i osservavo che V. E. doveva pur pagare le sue colpe: - Ab– biamo sbagEato tutti! -: non soltanto alta media e piccola bor– ghesia, ma parecchi popolani si sentivano quindi solidali col de– funto e col suo regime, e giustamente. Non dimentichiamo che il 25 luglio 1943 il 98 per cento degii italiani erano o ridiventa– vano monarchici sfegatati, e che a ispirare spiriti repubblicani dovettero arrivare i massicci bombardamenti del.J' agosto 1943 su Milano. 1 , Michelet disegnò una storia del regno di Luigi XIV: pri– ma de:Ja fistola (anale), dopo :a fisto:a, che a'.ternava :a pro– sperità aJ:e sciagure, .e senza saper:o i nostri cronisti hanno fatto a:trettanto: fino a: 28 ottobre 1922 Vitt~rio Emanuele fu un grand'uomo, o a:meno un .-;aggio monarca; dopo i: 28 ottobre 1922, un lazzarone, uno spergiuro, « colui che non tenne fede a!,lo Statuto ». Visione semplicistica, tanto che Do– men:ico Ba'l'to:i, a cui <lobbiamo :a miglior biografia del de– funto, sentì il bisogno <li una rettifica: attenzione, eg:i <lisse, a: 1914, U:l'abban<lono di Giolitti per Sa:andra. Indipendente– mente da::a Storia d'Italia crociana, in due recensioni che fe– cero alquanto scandalo, de::·1ntervento di Salandra, e dell'Ot– tobre 1917 di Gioacchino Vo:pe, (ne:'.a « Cu:tura » de: 1930 e del 1931) avevo segnato la frattura. E se adesso riprendo [a Monarchia socili-ista di Missuro:i, dove si vede Cio:itti sal– vare la monarchia grazie al sociulismo, mi convinco che la chiave de: regno è altrove. li ramo dei Carignano succeduto con Car:o Aìberto a Car:o Fe:ice « u:timo di sua stirpe», osservò costanremente il precetto savoiardo del « re che gornrna ». Quando si par'.a di monarchia costituziona:e U:J'ing:ese, rin ItU:ia, si vaneggia. Da noi, le due monarchie, piemontese e borbonica, avevano le stesse basi assoìutistiche. Soltanto, a frenarne i pruriti, giun– sero in buon punto, le rivoluzioni del '48, il decenmo ca– vouriano, : attenta,o di Breoei. Senza :e paure quarantotte– sche, Ca:r'.o A.berlo si sarebbe ben guardato dal c."Onc.-edere lo Statuto; senza D'Azeg:io prima, e Cavour poi, Vittorio Ema– nue.e 11 avrebbe governato ,dispoticamente, a::a Napo:eone Ili; e Umberto I, che aveva mostrato il suo vero volto con le cannonate del '98, fu tolto di mezzo vio;entemente. U ri– cordo de:. uccisione de: ,padre era una remora ben potente in Vittorio Emanuele III, e durò per molti anni: man mano però che :a tragedia di Monza si a::ontanava ne: tempo, :e ve::eità del « re che governa » spuntavano anche in lui. Go– vernare per l'i-nterpoota persona di un Presidente de: Consiglio ri<lotto alle funzioni di min:istro de::a Rea: Casa, era stato il sogno di Vittorio Emanuele II attraverso Rattazzi padre, e di Umberto attraverso Rattazzi fig.io , ma era riuscito di m<lo. Vittorio Emanue.e III, davanti a::a persona'.ità di Giolitti si trovava a <lisagio; oobbene il piemontese fosse ossequiente e corretto, non io ebbe in simpatia (verissimo quel che si' è scritto di donna Rosa Giolitti, e rimando a: bel profilo di !ei, ne:.:e Cronache del Risorgimento di Luigi Ambros:ni) e non ripose in lui fiducia, nè confidenza. Il servilismo merid.ona'.e di un SU:an<lra, i'. toscano di Ferdinando Martini o que::o li– gure di Paolo l3ose:H g:i piacevano di più, e sapeva che con costoro, pasciuti di retorica, poteva fare a suo ta.ento, avendo Oadoma effettivo presidente del Consig:io, Di San Giu:iano e Sonnino aghi Esteri. Verso la fine de:Ja guerra, N:tti e Diaz non rappresentavano novità sostanziali: il co:po duro venne con le elezioni del '19, quando senllÌ! « l'ondata rossa• e si rese conto di que: che l esecuzione di Nico:a II poteva implicare. I nostri contemporanei hanno :a memo,ria corta, ma chi non dimentica, sa che ne: '19 si par:ò seriamente di • respon– sabilità deJ:a guerra» (art. 5 dello Statuto) e d inchiesta su Caporetto. 1: re era in gioco, giacchè le trattative del 1914-15, come Sa.'.an<lrastesso proc:amò, furono opera persona:e de::a Corona, del Presidente de: Consiglio e de: Ministro degli Esteri, comlotta cli nascosto e al di fuori del PCl11'lamento, il quale non ne fu informato se non quando era troppo tardi. Se gli Al:eati de: '14-'18, non avessero sconfitto ;'Austria e :a Ger– mania, e anzichè a VersaCes, :a paoe fosse stata firmata a Ber:ino, i'. trono di Vittorio Emnauele III sarebbe stato sco– perto, e :e sue responsal:>i,litàpa'.esi: ci voleva altro che :e « ra– diose giornate » in cui la piazza venne mobi.'.itata da Banrère contro i: Par:amento, per oonva:idare la lunga e tortuosa fac– cenda de: patto di Londra, negoziato da gente di scarse ve– dute, che credeva a::a guerra dei tre mesi! Covò dunque, dal 1919 a: 1922, indubbiamente, -neJ.:'a– nimo del piccolo re « SO:<lato», il senso di aver corso - per co~pa dei « rossi » - un -.;erio perico:o, e il desiderio di ap– poggiarsi a un « uomo provvidenziale » che lo rassicurasse contro il vento di fronda che per :a prima vo'.ta durante il suo regno s'era :evato addooso a:,:a monarchia. Conscio de::e possibilità corruttrici del regime (che rifu'.gono nel Diario di Domenico Farini) ·sperava forse che Benito MussoHni &i sa– rebbe prestato al gioco, co::ezionan<lo titoli e quattri-ni. Ma - e qui ha ragione Burzio - si dimostrò povero psicologo. Se i'. romagno:o Domenico Fari'llli,e i: di ìui padre, erano stati fecle:i servitori de::a monarchia, era perchè nascevano da que::a borghesia umanistica permeata di amore del:a legalità che produce i repubblicani di Sua maestà. Mussol:ni era a:tra cosa, p:ebeo irrefrenabile, autodidatta e anarcoide, provvisto

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