Lo Stato Moderno - anno IV - n.17 - 5 settembre 1947

LO STATO MODERNO 385 dellegrandi e:ezioni po:itiche de:Ia prossima primavera. (Ma saranno poi giunte per quell'epoca a maturazione?) Di qui !"interesse che tutti i partiti attribuiscono a quel:'avveni– rnento.L'iniziativa del P.S.L.1- a!lo scopo di ricostituire l'unità 10 cialista, sia pure in un primo e limitato esperimento, ma capace di successivi sviluppi se avesse avuto esito favorevole, è co11sistitane::a proposta avanzata dal partito di Saragat di formare lista comune fra i: P.S.l., il P.S.L.I. e i residui ele– mentiazionisti, con esc:usione quindi dei comunisti. Ma, come sapete, non se ne è fatto nu::a, perchè nonostante le nume– rosedisavventure in cui•sono incorsi, i socialisti di I enni non nehanno avuto abbastanza delle infelici precedenti esperienze dei blocchi popolari, sono ancora tenaci assertori dei « fronti comuni » estesi ai comunisti e seguitano a mettere avanti il so– ;iloargomento che l'assenza dei comunisti avrebbe come risul– talo di isolare il P.C.I., di produrre incrinazioni e fratture nel frontedeJ:e forze proletarie, e via dicendo. Intanto, con lo scambio dei documenti protocoaari, l'in– gresso di una parte delle residue forze azioniste nelle fi:e di Ne11nidovrebbe essere un fatto compiuto nonostante :e pro– teste di Garosc1 e compagni, che intendono appe:Jarsi a un tuluro consiglio naz1ona:e del partito E il fallimento del ten– latil"O condotto dal P.S.L.l. da questo momento il nostro bilancio non è più consuntivo ma preven– tivo - ha tatto affermare a ta:uno che d'ora in avanti la via pt:r i socialisti autonomisti sarebbe s;,. gnala, il loro raccostamento con i democristiani ine– vitabi:e, e che durante questo mese di settembre, dopo cioè il Congresso Nazionale del P.S.L.l., avremo di necessità una nuova formazione ministeriale, con l'ingresso nel governo dei socialisti di Saragat e di altri e:ementi di centro-sinistra. Da parte di molti osservatori si è fatto notare che ai socia– listi de: P.S.L.I. s'aprono in sostanza due strade: o uno schiera- 11cnto socialista-repubblicano di netto orientamento demo– cratico e di più differenziata e multiforme base sociale, o uno ;chieramente ortodossamente marxista con una relativa e li- 11ilata accentuazione di autonomia rispetto al partito comu- 1ista. (In questa seconda ipotesi il P.S.L.l. verrebbe ad eser– citare presso a poco la stessa funzione che i suoi e:ementi Sl'o:gevano ali' interno del partito socialista prima della scis– ;ione del gennaio scorso). Caduta la possibi:ità, in seguito a1:a presa di posizione filo-comunista del P.S.l., riaffermata un'altra volta ancora, come si è visto prima, in occasione delle amministrative ro– mane, al P.S.L.I. non rimarrebbe oggi, sempre secondo gli mzidetti osservatori, che lavorare pér la formazione di un 11inisterodi centro-sinistra. In conseguenza, sorgevano ie voci li accordi già in corso fra De Gasperi da un lato e Saragat l Treme:loni dall'altro; sopraggiungevano le smentite de: P. S.L.I. intese a spiegare che si trattava soltanto di fantasie, l che comunque una partecipazione dei socialisti autonomisti al ministero ha per premessa l'accettazione da parte di De ::;asperidi un vasto programma di pianificazione: in altre pa– ·ole. ne dovrebbe venir fuori non un semplice rimpasto mini– ;teriale, ma un mutamento più complesso ed in profondità :lel:"indirizzoe deI:a struttura governativa. I so!iti testardi ed ncorreggibili osservatori non si sono dati però per vinti, hanno ·nsistito sulla loro tesi con i'aria di chi non si fa prendere nel ~iocoe ravvisa in tutte quelle spiegazioni una manovra allo SCopodi ottenere nelle trattative i maggiori vantaggi possibi:i. Sotto questi riguardi, il futuro prossimo potrà dirci dove risiede :a verità, e dove invece il torto. Le possibilità, comunque, di un Governo a :arga base, dai lemocristiani ai comunisti, qui a Roma nei così detti circo:i :iene informati sono escluse. In proposito si ricorda la neces– ,ità che noi abbiamo di crediti americani, e si prevede che Jn ministero di cui facessero parte i rappresentanti de: P.C.I. incontrerebbe la irriducibile avversione del Governo statuni– tense, e sopra tutto dei deputati e senatori repubblicani. Al massimo, viene presa in esame la possibilità di un ministero che raccolga democristiani, repubblicani, socialisti autonomi– sti, a:cuni elementi de: P.S.I., fra i più cauti e riflessivi (Lom– bardo, Romita, ecc.), e un comunista, in qualità però di rap· presentante non de: P.C.l., ma della C.G.I.L., con l'evidente scopo di rassicurare le masse lavoratrici sulle buone intenzioni della compagine governativa. ROMANUS Nazioni libere e indipendenti Togliatti è -Il capo di un grande partito; Lombardo è il non si sa bene che cosa, ma oerto l'uomo piit corteggiato di a:itri due grandi partiti. Una polemica tra i due è certo una cosa gustosa e saporita. Ma il « buon Ivan » come Togliatti maliziooamente chiama il ~-uo aui,ersario per denudarlo e ren– derlo così un tantino ridicolo come è di tutta l'umanità nuda, non si è per ora sbottonato ed è rimasto - prudentelnente - sul terrelW della tecnica economica; era un modo come un altro - ma senza dubbio intelligente - per indurre Togliatti a fare lo stesso, e a non scendere su terreni che oggi sono fria– bi:/.in sede teorica ed &plosivi in sede watica. Ma ~ « buor, Palmiro» (non vuol essere, 110, nè un caoof.b di (ritorno, nè tma scimmiottatura, ma ueramente la co1J.Statazwneche da un pezzo in qua Togliatti è estremamente buono laddove dom-ehbe eS11ere cattiuo, e un consenso ·di un Tamaro qualsiasi val piit o ral/,egr<Ufu che a renderlo diffidente; e qtlesto è grave), diceva– mo dunque che il buon Palmiro, sordo al silenzioso con.siglio, ha voluto investire tutta la politica estera, impugnando un argo– mento che, oaro a.Vapolemica e alla storia del/'800, serve oggi çoltanto alla diatriba, all'inganno e alla cronaca, magari elet– torale: quello della indipendenza nazJo,wle; e si rammarica cHe l'attuale politica estera (che ha un so.lo torto, ma graoo e fondamentale, quello di essere arriuata in ritardo, e piit sotto la spinta delle cose che per libera volontà) non consenta al– l'Italia « di riprendere il postJo che le spetta tra le libere Na– zioni». Premesso che i «libere», dato l'argomento, si riferisce euidentemente non a reggimenti interni ma a rapporti inter- 1wzionali, oorrommo porre a Togliatti una domanda nella quale, si creda, non c"è nessww uolontà di mette~lo in imba,. razzo, nw sofo la melanconia di constatare che un certo mondo (be:lo o brutto) non c'è piit; e il desiderio di ~mpedire che una ma supposta e inesistente permanenza venga posta a base della politica della Nazione, con i grossi rischi che ne seguirebbero. La domanda è questa: qud.'i sono oggi - secondo To– g.1iatti - fu nazioni libere e indipendenti, quelle nazioni cioè che, rifiutando cosoientemente o per necessità, l'autarchia, non trouano nei rapporti economici con gli altri piit forti che scarsi limiti (come si cede Ja domando non viene posta in termini insidi.osi) alla loro IJ,bertà,politica? S,Jero che Togliatti avrà il buon gusto di oon citaN11i nessuna nazione del gruppo orientale, e allora io non· gliene opporrò nessuna del gruppo occidentale, visto che, per lui, nemmeno l'Inghilterra sfugge a una definizwne « servile e colcniale » dei propri rapporti con gli Stati Uniti. E allora? Allora ho gran paura che, continuando nella analisi, ~~ scoprirebbe, ~imè, le sdfie nozioni libere e indipen– denti nel S'enso togliattiano, essere la Russi.a e gli Stati Uniti, e che quindi ricondurre l'Italia ·a « riprendere il posto che le spet-ta tra le libere Nazioni• sia o una frase tra il sentimen– tale e il demagogico, o un inllito a .scegliere il posto tra la Russia e g/'li Stati Uniti. Il che è poi la concluswne inutilmente deprecata da To– gliatti, Ma la realtà è piit forte di lui. E questo- non è un torto, Il torto è di essere contro la realtà. VITTOR

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