Lo Stato Moderno - anno IV - n.17 - 5 settembre 1947

LO STATO MODERNO 401 striali ora artificialménte divise da barriere dogana:i. L'esem– pioclassico di questo stato di cose è offerto dal nord-est de:Ja Francia, dalla zona renana e dai Paesi Bassi. Gli olandesi e i belgi hanno già fatto un primo passo diminuendo progressi– vamente le proprie tariffe doganali. Le Nazioni Unite ora sono riuscite a dar vita a una Commissione Europea, la quale potrà svolgere un compito essenziale neI;'organizzare e nel finanziare l'Europa su basi unitarie. Con l'autorità di questo ente internazionale sarà più facile giungere al:a mèta; in caso diverso, gli interessi particolari e gli antagonismi politici osta– coleranno la ripresa. Il destino de:J'Europa dipende in parte dai propri sforzi, ma sopratutto dall'accordo delle Potenze Occidentali con l'U– nione Sovietica, affinché venga promossa l'unità e la prospe– rità del continente colpito. HAROLD BUTLER · SVILUPPI DI PANAMERICA · Concentrati sulle nostre particolari preoccupazioni, e sulle speranze, o illusioni, co:legate al piano Marshall, ben poca attenzione abbiamo dedicato, noi europei, alla conferenza interamericana riunitasi a Petropo:is, presso Rio de Janeiro, il 15 agosto, e che sta ora (mentre si scrivono queste note) conc:udendo i suoi lavori. Indubbio errore di prospettiva, in quanto quel:o che noi chiamiamo America o le Americhe, e che gli americani chiamano ormai comunemente « Emisfero occidentale », sta divenendo un elemento, un fattore-guida po:itico ed economico, nelle vicende di questo nostro mondo, ben più importante di quanto le nostre concezioni tradizio– na:i fossero fino a ieri, e nei superficiali osservatori siano an– cora oggi, disposte a concedere. Il fatto che Marshall stesso, proprio mentre noi guardiamo a Washington per la soluzione dei nostri problemi economici, e mentre la formula, imprecisa finora ma imaginifica, del piano Marshall, occupa la fantasia di tutti gli europei, abbia ritenuto di assentarsi dalla capitale dcg:i U.S.A. per tre settimane, al fine di presenziare perso– na:mente :i tutti i lavori della conferenza di Rio, sta a dimo– strare quale e quanto• sia il peso del:a solidarietà interameri– cana (o, se si vuol ragionare in termini spregiudicati, quanto e quale sia il peso che il Dipartimento di Washington attribui– sca alla • carta » panamericana). Non è certo qui il caso di indugiare in una analisi, che porterebbe troppo lontano, dei rapporti fra yanl.."ees. e latino– americani; dei contrasti e delle diffidenze psicologiche che hanno ral:entato, e a tratti decisamente raffreddato, la loro in– tesa; dei differenziati interessi economici che tuttora non sem– pre riescono a riassumersi in una effettiva formU:a di solida– rietà e comp'.ementarietà continenta'.e. 1; fatto centra:e è che, nonostante tutti i freni, una soli– darietà dell'Emisfero occidenta'.e è in marcia. Psicologica forse, prima che politica o economica- Imposta dall'esterno, dalla necessità di far parte a sè, di differenziarsi e difendersi da un Vecchio Mondo irretito nei suoi errori e da un'Asia inquieta, piuttosto che maturata dall'int~mo. E :e tappe di questa mar– cia sono le conferenze panamericane, i compendiosi proto– co:Ii e atti diplomatici che le hanno sugge::ate. Anche qui, un'analisi, o una semplice esposizione con– durrebbe troppo lontano. Basti ricordare come esse si siano s,·i:uppate in quattro tempi: dapprima (1826-1865) una serie di conferenze limitate alle repubbliche del centro e sud Ame– rica, concernenti principa:mente prob'.emi politici, col:egati a:la recente indipendenza delle repubb:iche stesse; poi una seconda serie di conferenze (1877-1889), pure senza la parte– cipazione· degli U.S.A., dedicate prevalentemente a questioni giuridiche e sanitarie; quindi, a partire dal 1890, con la èon– ferenza di Washington che segna l'ingresso degli U.S.A. nel gioco della so:idarietà continenta:e, la ierie delle Conferenze panamericane propriamente dette (l'Unione Panamericana ri– sale all'anno 1910, e lo Statuto dell'Unione all'anno 1928), svoltesi con periodicità regolare, a interval:i di 4-5 anni circa; e infine, da: 1936, una serie di Conferenze staordinarie, dette interamericane, che dovrebbero (se è lecito già fin d'ora pro- cedere a una classificazione) intercalarsi fra le conferenze pe– riodiche panamericane propriamente dette, ogni qual volta una contingente opportunità si faccia luce. Attraverso questa complessa serie di incontri, tutto un corpus di principi, e di norme particolari, venne elaborato. Alquanto macchinoso, forse, agli occhi di un osservatore eu– ropeo; interessante somma di compromessi, certo, fra empi– rismo yankee e sottigliezze (e in parte anche suscettibilità) latino-americane. Panamerica è venuta così assumendo una veste, prima ancora forse di assumere un volto preciso- Del resto, proprio g:i ultimi anni, e precisamente le prove esterne degli ultimi anni, hanno contribuito, come s'è detto, ad accelerare e concretizzare il processo fonnativo di un più preciso vo:to di Panamerica, e di un più chiaro comun deno– minatore fra gli interessi solidali e complementari dei singoli membri dell'Emisfero occidentale. La politica di « buon vici– nato », inaugurata dal Presidente Rooseve:t intorno «I 1933, il patto Saavedra Lamas pure del 1933, il patto continentale di Buenos Aires del 1936, la dichiarazione di Lima del 1938, la istituzione di una « fascia di sicurezza » oceanica per fa comune difesa dell'Emisfero occidentale nell'autunno 1939 (pochi mesi cioè dopo l'inizio del:a seconda guerra mondia:e), la dichiarazione dell'Avana del 1940 circa la non cedibilità dei possedimenti europei nell'Emisfero occidentale, le delibe– razioni di Rio de Janeiro del 1942 che raccomandavano la rot– tura dei rapporti diplomatici con le potenze deìl'Asse, e infine l'Atto di Chapultepec del marzo 1943, ecco tutta una serie di elementi, e di concreti atti diplomatici, che hanno dato corpo a una effettiva salidarletà funzionai.e, sia pur ,limitata ad alcuni settori, fra le repubbliche americane. Un ulteriore gradino avrebbe dovuto essere superato, per passare da questa somma di principi e di accordi sezionali o una più organica definizione e sistemazione dei rapporti inter– americani. E una apposita conferenza, destinata a concretare, in questo senso, le u:time decisioni interamericane incorporate ne:I'Atto di Chapultepec, era prevista; ancora per l'autunno de: 1945. Ma sopravvenne la nota tensione fra U.S.A. e Ar– gentina, e la Conferenza, più volte preannunciata, venne per due anni successivamente rinviata. Finchè, operatosi un certo ravvicinamento fra Washington e Buenos Aires, essa ha po– tuto ora riunirsi a Rio de Janeiro. Essa ha un obiettivo ben determinato: la stipulazione di un patto di sicurezza e difesa interamericano, che dovrebbe costituire la concretizzazione, come si è detto, delì'Atto di Chapu:tepec e, «d un tempo, la premessa per un « patto organico» interamericano, che do– vrebbe venir discusso a una prossima conferenza, a Bogotà, sullo sciorcio di quest'anno o nel gennaio 1948. Collateralmen– te, nel norma:e lavorio diplomatico che si svolge fra le cOlilisses di ogni conferenza, essa ha fornito lo spunto a tU:une conver– sazioni e precisazioni «nche di carattere economico. Il che non è senza importanza, soprattutto oggi. Ma per un con– creto bilancio e giudizio sui risultati e sul significato della conferenza giova attendere :a sua conclusione, che dovrebbe aversi non prima del 7 settembre. BRUNO PAGANI

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