Lo Stato Moderno - anno IV - n.17 - 5 settembre 1947

40ò LO STATO MOb!RNO e le capacità tedesche fossero convogliate a soopi pacifici, e se gli stessi tedeschi convenissero che i loro sogni di dominazio– ne sono definitivamente tramoncati, si potrebbe iniziare un nuo– vo capitolo nella vita-economica dell'Europa. Invece di restare appartata come una forza ostile che minaccia i vicini sia del– I Occidente che dell'Oriente, la .Germania potrebbe trovare a suo tempo un posto adeguato nella comunità europea. Senza dubbio queste sono lontane prospettive, che hanno scarsa importanza nella fase attua:e della ricostruzione europea. Ma per I avvenire dell Europa avrà gran peso la capacità degli AJ:eati e dei. Tedeschi nel risolvere il prob:ema di rilare dell'in– dustria della Germania una parte integrante del sistema econo– mico europeo. Concludiamo questo ~apido esame dando una breve oc– chiata ad Oriente. E' forse prematuro dire che le nazioni del blocco orientale saranno totalmente assorbite nell'orbita sovie– tica. La loro liberazione, conseguita mercé l'Armata Rossa, e le loro affinità di popoli s:avi, hanno fatto sì che la Cecoslovac– chia, ;a Po:onia, la Jugos:avia e la Bulgaria siano state attratte - sebbene in diverso grado - nell'orbita di Mosca. Ma non bisogna dimenticare che le prime due erano fortemente imbevute di idee liberali dell'Occidente e che hanno una lun– ga storia di vinco;i con le stesse potenze occidentali. Nete u.1- me tre, che hanno molto sofferto sotto l'oligarchia dittatoriale, una cronica depressione agricola ha anche attratto larghi strati delle popolazioni verso il comunismo, con le speranza che esso sia la panacea di tutti i mali. Attualmente però vi sono già vari indizi di delusione e di conseguente reazione; e pur senza darvi eccessiva importanza, la posizione economica di queste na– zioni fa credere che, per trovare mezzi adeguati alla loro ricostruzione, esse dovranno rivolgersi non solo all'Oriente, ma anche all'Occidente. Tanto i Cèchi quanto i Polacchi si sono accinti all'opera di ricostruzione con fervore. Ambedue hanno nazionalizzato le proprie industrie e lottano con le difficoltà di trovare il perso– nale tecnico adeguato ai rispettivi piani. Inoltre i Cecoslovae– chi hanno subito una grave perdita economica con l'espu!sione di due milioni e mezzo di Sudeti tedeschi, fra i quali si trova– vano alcuni dei migliori tecnici e dei più abili specializzati del Paese. I Polacchi hanno affrontato il colossale problema di tra– sferire oltre tre milioni di abitanti dalle provincie orientali per. dute alle nuove terre prese alla Germania in occidente, e di rias– sestare il proprio territorio dalle tremende rovine subite in tre campa~ne di guerra. Nonostante que~ti lati negativi, sia la Polonia che la Ce– coslovacchia hanno fatto considerevoli progressi mercè gli aiuti dell'U RRA. L'anno scorso la produzione industriale della Ce– coslovacchia raggiunse il 75 per cento del livello prebellico, e nonostante gli a:ti prezzi il commercio estero fu in ripresa; ma, come avveniva prima della guerra, i suoi mercati mig:iori furono in Occidente piuttosto che in Oriente. E' significativo il fatto che nel 1946, soltanto il 12 per cento delle sue esportazioni sia stato assorbito dalla Russia, e c'ioè in propozione infer,iore a quella della Svizzera. La Polonia, che ora si avvia a diventare una nazione industriale di una certa importanza grazie ali' ac– quisto delle industrie della Slesia, cerca degli sbocchi in Occi– dente per i suoi prodotti carboniferi ed agrico!i. L'anno scorso produsse 47 mi:ioni di tonnel:ate di carbone; e si spera che fra due anni raggiungerà un totale di 80 milioni: ottima base per la sua nuova economia. Ma ambedue questi Stati hanno biso– gno di nuovo macchinario, di nuove attrezzature, sia indu– striali che agricole, le quali non potranno esser fornite dalla Russia finchè le risorse di questa dovranno essere duramente sfruttate per far fronte ai propri bisogni. Quindi i cecoslovacchi e i polacchi si sono rivolti agli Stati Uniti. Sebbene non vi sia ancora nu:la di concreto, le loro richieste offrono un'altra te– stimonianza della forza d'attrazione esercitata dall'Occidente. I Paesi del sud-est presentano un quadro assai meno in. coraggiante. Le condizioni della Grecia permangono precarie i racco:ti de!l'Ungheria, Rumania, Bulgaria e Jugoslavia ru'. rono duramente co:piti' dalla siccità; in tutti quanti l'ins'tabi– lità e l'incertezza politica ostaco!ano la ripresa. C:i effetti de:Ja nazionalizzazione dell'industria e le riforme agrarie, non sono stati completamente assimilati; c'è scarsità di mac. chinari e di attrezzi agrico:i, che potrebbero essere forniti so:tanto dall'Occidente; i: prob!ema della sovrapopolazione rurale e del!a povertà è ben lungi dall'essere risolto. I conta. <lini si mostrano contrari all'istituzione dei metodi di coltiva. zione co:lettiva e all'organizzazione statale de:I'agricoltura, mentre le risorse dei capitali necessari a qualsiasi piano a lunga scadenza per l'industria sono assolutamente insuffi– cienti. Dal prospetto tracciato risu!ta che il quadro de::·Europa è un complesso di luci e di ombre. Senza i; grande aiuto dato da'.le Potenze occidenta:i mediante crediti e mediante i contri– buti al:'UNRRA, le ombre sarebbero assai più dense. Eppure nel!e sfere comuniste continuano a levarsi grida di protesta contro ogni forma di assistenza concessa dalla Gran Bretagna e dag:i Stati Uniti, accusando queste nazioni di « imperia:i– smo » del:a sterlina e de: dollaro. Prima de!la guerra l'Europa fu indebo:ita e depauperata dal:a lotta economica suscitata da un eccesso di nazionalismo: nelle attua!i condizioni di esaurimento, ia :otta ideologica potrebbe costituire un osta– colo ancor più grave per il suo risanamento. Le dottrine dei vari partiti minacciano di arrestare il flusso dei capita:i e deI:e merci non meno delle precedenti barriere doganali; se i partiti e g:i accordi commerciali verranno considerati come strumenti per la steri!e lotta del!e varie fedi po:itiche, l'Europa correrà il rischio di non ritrovare il proprio equilibrio economico per non meno di un'intera generazione. Ma c·è un'a:tra a:ternativa. In passato non fu compiuto nessun tentativo per sviluppare secondo un piano organico continentale le comunicazioni, il potenziale dell'energia e:ct trica e le risorse industriali: questo sarebbe invece l'unico mezzo per dare vera prosperità ai trecento milioni di europei. I pochi progetti che furono avanzati ifi passato, si esaurirono rapidamente di fronte ai piani strategici o politici: i tedeschi considerarono la « Paneuropa » come un comodo slogan per promuovere la loro egemonia su:l'Europa, ciò che costituì un motivo sufficiente per respingere i loro disegni. Ora la situa– zione è diversa. Sotto il controllo alleato si prospetta la possi– bilità di dare al:à Germania un posto adeguato senza il timore che la sua posizione diventi predominante. In Europa non c'è mancanza di mano d'opera o di capacità tecnica. Se questi due fattori venissero impiegati a:lo scopo di promuovere :o svi:uppo europeo secondo principi scientifici moderni, la pro– duzione del continente potrebbe venir trasformata in breve tempo. Pochi esperimenti con risultato favorevole svolti in tal senso mediante uno sforzo co:lettivo, forse basterebbero a rivo• luzionare i tentativi europei per risolvere i problemi economici. Per cominciare, non c' ~ bisogno di porre in discussione un progetto quinquenna:e di unione doganale europea. Si potreb· bero forse ottenere risu:tati più pratici con piani regionali li• mitati, o con progetti riguardanti singole zone. Ino:tre, c·è un campo vastissimo per lo sfruttamento sistematico delle risorse minerali e del potenziale idroelettrico. E il basso rendimento de: contadino, nell'Europa orientale, non potrà essere mig;io– rato senza un considerevole sviluppo de:Je ferrovie, del:e stra– de, dei ponti, del macchinario, de'.l'irrigazione e delle bonifi– che, senza una più efficiente organizzazione dei raccolti e dei mercati, e senza una !lligliore preparazione tecnica. Tutto ciò richiede risorse di capita!i superiori al:e possi· bilità delle nazioni più bisognose. Si potrebbe ino:tre fare mol– tissimo per ciò che riguarda l'unificazione di regioni indu·

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