Lo Stato Moderno - anno IV - n.17 - 5 settembre 1947

LO STATO MODERNO 393 ma!edi un'apparente democrazia, abbiamo assistito in questi due anni, e naturalmente anche .per gli errori e le insipienze de::e sinistre, ad una rapida e scaltra controffensiva del!e de– stre, ad un loro reinsediamento in posizioni-chiave, ad un ricostituirsi della conservatrice compagine de:la vecchia Italia con i noti fenomeni di reazionarismo e di sopraffazione, ad un'ostentazione (spesso con asociale cinismo) di posizioni pri– ri:egiate, p'.utocratiche, parassitarie, semi-feudali, di strapo– tenza finanziarja od economica, ad assidue manovre di acca– parramenti, di favoritismi, di protezioni, cli ingerenze. E que– sto mentre non so!o rimangono inappagate le fondamentali esigenze del!e forze lavoratrici (in lato senso, comprensive cioè di :arghi strati dei ceti medi), mà proprio ad esse - non fosseche mediante l' inf.azione - rischiano di venire addos– sati per la maggior parte gli oneri de'.'.a guerra e de:la rico• struzione. Con questa situazione, ch'è in atto, i termini si spo– stano: non è più una lotta meramente politica, ma una vera e propria lotta di classe quella che si combatte in Italia. Essa separa le -sorti e costringe a prendere rispetto ad essa posi– zione. Da un lato i reazionari, i conservatori, g:i ossequienti dell'ordine costituito, i desiderosi (sia pure sotto il so!ito slo– ga11 de:l'ordine, della discip'.ina, de!la collaborazione) di ve– dere restaurata la tradizionale compagine de::a vecchia Italia. Dai:·a:tra parte i fautori della trasformazione (:a si chiami o no rivo'.uzione), de: rinnovamento, del mutamento non solo formale o costituzionale o politico ma strutturale de!la società italiana, oltre che del:o Stato. E quando si è a questo punti), la lotta prende inevitabi'.mente aspetto di lotta pro o contro il socialismo. Ai miraggi de['azione riformatrice sotto il ves– sil'.o,ormai troppo generico, de'.la democrazia, si sostituisce di necessità l'esigenza di un'azione socialista, ad un tempo di difesa e di conquista, di governo e di trasformazione. E allora la posizione di realizzazione di una democrazia pura, senz'aggettivi, senza determinazioni, appare non solo troppo blanda e perplessa, ma adclirittura equivoca. Inetta so– prattutto ad affrontare le fondamentali necessità del nostro tempo e della nostra situazione. Di fronte ali'accaparratrice ag– gressività dei ceti privilegiati e delle destre - col -favoreggia– mento, più o meno ,palese, della D. C. e dei suoi maggiori espo– nenti - la difesa dello stato democratico, dello stato moderno (nel senso in cui è inteso da questa Rivista) si tramuta di ne– cessità in conquista dello stato socialista che consacri il prin– cipio e l'interesse della collettività. Di fronte ad un'economia che, in una situazione di ,penuria e di insufficienza ai bisogni, contrabbanda, sotto l'insegna di uno pseudo-liberismo, il caos, lo sperpero, l'anarchia produttiva, l'interesse egoistico e sezio– nalistico, la legge non già del più forte, ma del più furbo, del più avido e del più spregiudicato, :a esistenza de'.la democra– zia stessa non può essere salvaguardata che da un piano socia– lista di mobilitaziòne ed erogazione delle risorse in vista di un finecollettivo. Di fronte ad una situazione' di grossolana e con– lu,onaria anarchia, vera e propria irrisione di tutti i lavoratori (che nessuno più sogna, anche quando professa la sua fedeltà al marxismo, di restringere al mero proletariato in senso rigo– rosoe angusto), situazione che a ciascuno impone: « arrangiati come meglio puoi » (e si sa che cosa significa, tra di noi l' arrangiarsi »), i; socialismo, strumento de'.la emancipazione di tutte le forze del lavoro perchè francamente consapevole della inanità di attribuire diritti e poteri a chi, affranto ed op– presso, non è poi in grado di liberamente serviriene, diventa l"estremo presidio de'.la stessa democrazia. La realtà della democrazia è più che mai in funzione della realtà del socialismo. E a sua volta quest'ultima dipende si.i dalla consapevolezza della persistenza, imprescindibilità e pecu:iarità di una funzione socialista da esplicare nel!a confor– mazione del'.o Stato democratico e ne:Ja sua attività, sia dall'af– fermarsi di un partito socialista, intrinsecamente democratico, fiducioso dei propri compiti, fede!e alla sua autonoma azione, animato da una volontà realizzatrice, aperto alle forze che si sentono di Jnquadrarsi nel suo spirito e nella sua opera. Ma questa posizione è quella assunta dal P.S.L.l., rimanga essa sua prerogativa o divenga il fulcro di una unificazione socialista. Dico posizio-ne perchè voglio ben ammettere che, e per la sua gracilità organizzativa, e per deficienze ed errori e perplessità proprie, e per diffidenze, ostilità o perplessità altrui. il P.S.L.I.. partito ancora in divenire (1), è ancor lungi dal corrispondervi integralmente e con piena efficacia. Se il P.S.L.l. -(o le forze che sul suo asse ideologico vor– ranno e sapranno schierarsi) venisse meno a questa sua posi– zione e a questa sua funzione socialista, di cui ha vivissima co– scienza, fosse pure per aderire al miraggio di un più vasto schieramento politico, credo che la causa della democrazia in Italia riceverebbe un colpo estremamente grave, se non irrepa– rabile. Per dar luogo ad una compagine eterogenea, caotica, di gente diversa e di diversi linguaggi, fondata sulla inconsi– stenza ideologica, sui contrasti programmatici, sulla perples– sità nell'azione concreta e quotidiana, compagine persino di dubbio successo elettorale, ossia per dar luogo non ad una chiarificazione ma ad un nuovo equivoco politico, si rischie– rebbe di compromettere le estreme possibilità di attuare, attra– verso la volontà e l'ispirazione socialista, un'azione realizza– trice di democrazia. Vero si è che le discussioni a proposito del « grande par– tito democratico » mai mi sono parse così astratte, così intel– lettualistiche e così ipotetiche, degne in tutto di lasciare il tempo che trovano. A creare un partito occorre ci sia un afflato collettivo e non bastano le discettazioni di alcune bravissime ed emerite persone, di ottime e disinteressate intenzioni, e di acuto spi– rito critico. Se mi è lecito di essere sincero sino in fondo, non riesco a trattenere un sorrisetto scorgendo questi beneinten– zionati architetti solitari che, misurando in lungo e in largo l'edificio politico e sociale italiano, così malconnesso, vanno al– manaccando: « a questo punto occorre costruire un par– tito •, « qui c'è un vuoto da riempire », « qua c; è una frat– tura che bisogna inchiavardare », « qui occorre mettere un puntel:o mediatore tra queste opposte spinte e controspinte », , qua occorre fondere in un blocco questi elementi sparsi •, « qui bisogna dare un cemento comune a queste forze », « qua occorre gettare un ponte », « qui una piattaforme comune od un pilastro ». Penso che se quel brav'uomo di Don Ferrante si dedicasse, rinascendo, alle escogitazioni politiche, i partiti li creerebbe, aristotelicamente, cos.ì. Riuscendovi, ci si troverebbe benone (salvo, magari, altrettanto aristote'.icamente, a disfarli). E non riuscendovi, si sentirebbe pago dei progetti fatti, geo– metricamente, col compasso politico, salvo attribuire poi agli influssi stellari, il misterioso fatto che la realtà rifiuta di in– quadrarsi nei suoi prefissi schemi mentali. Il guaio si è che la .povera Italia ed i meschini partiti politici italiani abbisognano assai più di « vi!i uomini mecca– nici » e di modesti ma fattivi mUiatori che di lungimiranti dotti e cli grandi architetti del tipo di Don Ferrante. GIULIANO PISCHEL (I) Ma d! QUesto dlventr~ non cond:lvldo atfatto, tanto .ml sem– brano tuorl lluogo, le lnterpretaizlonl e le riserve che, nel numero del 20 1ug.:10, dellireaiva. Giacomo Noventa. Un partito non può restare 1ndetin1tamiente 1! « paT'tito di domB,itl •• nè lanciare indeterminata– mente .aperto al paese il suo appello, ianzlcbè ooncr.etare la sua azione ,e l?rend·ere continuamente pos.tzJone. Ohe Jn una fase 1n1zJale ciò non possa avven:1re se non ad opera dt dirlgentt non dernpcrat1.– oamente eletti, è tnevtflabt!.e< ma ogn.t a-ro,unto al riguardo "è·– luogo, dl fconte al cOntVegno r>azlonale !Issato In ,questo mes.e di set, tetnbre, appunto anche per dare una direzione eletta dalla base e per concretal'le quell'orientamento poUtJ'co che non ouò ovv1'3mentie. restare in =e,,o, oer ~ ~1 OCChi di quelli dh<e non saonoo d«ldersl. Se C'è pot QUa:dhe rosa di assolutam'ente -tuort lUOll'O, <è" prendett come cosa st!rle la !ormola • partito di SaNgat •• ca1>Z1osamente. va– rata dalla contropropas;rnda avversarda, ma nell 1amblto del Partito aspnlmen-te e crudamente combattuta, s1no. a. contMstare a Sacagat (persino tmmerLtamente) veste e ascendente di teader.

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