Lo Stato Moderno - anno IV - n.14 - 20 luglio 1947

'LO STATO MODERNO ' rene Nagy, ia presidenza della Camera con Bela Varga e sette portafogli; dei rimanenti, tre andarono ai comunisti, trn ai ,ocial-democratici, uno ai contadini nazionali. Più che go. l'ern<>4uadripartito, si ~ratta-va di un governo bipartito tra piccoli proprietari e il cartello delle sinistre: la differenza ew compensata dal fatto che le sinistre detenevano i mini– steri-chiave, a cominciare da qùello degli Interni che per- · mist' ai comunisti il controllo totale <lella polizia. li governo di_coalizione aveva in sè ragioni d'intimo dis-. sidio che non poteva non sfociare, più tardi, in àperto con– trasto. Ma chi non sia affetto da inguaribile miracolismo e senta veramente che il contrasto, se contenuto ·nei limiti dèlla legalità, è una delle forze più vive del regime demoJ cratico, deve ricono~cere che 4uello era il solo· governo capa– ce di portare la nuova Ungheria verso la ricostruzione. Nel– l'estate del 1946 le ferrovie ungheresi avevano già ripreso quasi totalmente la loro efficienza, e le industrie avevano raggiunto dall'B0 al 90 per cento della loro capacità prebel– lica. Se la produzione era· solo del 70 ,per oento di quella an– teguerra, ciò era dovuto soprattutto a deficenze di materie prime: tuttavia essa era già alta· se la si confronta al 30-35 per cento di quella austriaca. Radicalmente sanata la situa– zione finanziaria col cambio della moneta, ricostruite strade, opere varie, case, debellato il mercato nero, al visitatore stra- ' niero l'Ungheria destava fa migliore impressione fra tutti i paesi danubiani, ad esclusione forse della Cecoslovacchia. Questi risultati sono tanto più sorprendenti in quanto il governo non aveva esitato a porre in atto misure dirette a trasformare profondamente la struttura economico-sociale del paese, nazionalizzand~ i servizi pubblici, le industrie base e recentissimamente anche le banche, pianificando· l'economia e spostando il flusso commerciale da occidente a oriente.· Ma un quadro completo della situazione non si avrebbe se non si tenesse conto della riforma agraria, decretata con la legge 15 marzo 1945, e la cui importanza politica non è· certo in· feriore a quella economica. Non è ignoto a nessuno che· pri– ma di essa la terra in Ungheria era di proprietà di un ristret– tissimo numero di cosiddetti magnati. Ciò dava al paese una strnttura o:igarchica d'i tipo feudale, che era, per intende-rsi, molto simile a quel:a della Prussia Orientale. Contro questi signori della terra, poco o nulla potevano f contadini e gli operai agricoli in gran parte ridotti nelle condizioni di servi della gleba. E poichè in fin dei conti l'agricoltura occupava d occupa la stragrande maggioranza della popolazione un– gherese, l'economia premeva sul1'a politica dando nel PaTla– mento :a rnppresentanza alle classi aristooratiche e limitan– done il colore e la consistenza politica ad atteggiamenti più o meno liherali. Nel settèmbre 1916 la riforma agraria po– teva dirsi attuata: un terzo del terreno arabile dell'intero paese era stato ridistribuito, e circa un altro .terzo, a foreste e a pa– scoli.era stato confiscato o espropriato dallo Stato. Circa 650 mila capifamiglia per un totale complessivo di 4 milioni di anime, hanno usufruito di questa riforma e sono stati immessi nelle nuove proprietà derivate dalla spartizione delle terre. Se si considera che prima della guerra, su di una popolazione rurale di 4 milioni e mezzo, ben 3 milioni.e mez– zo non possedevano terra o la possedevano in misura· insuf– ficiente per vivere umanamente, non si può non riconoscere che la riforma ungherese ha significato un mutamento fra i più rivoluzionari di questo nostro dopoguerra. Insieme al latifondo è · definitivamente crollata la classe dei magnati rhe aveva retto per secoli le sorti del ,paese. . · · Naturalmente vi è anche l'altro lato della medaglia. Una riformadalle linee così giandiose abbisognava non solo di un Pianoparticolareggiato e graduale, ma anche di mezzi impo– nenti. L' ide<!l!l, naturalmente, sarebbe stato eh' essa avesse "°Mo attuarsi in condizioni normali, quali non erano certa- 1~ent~ quelle di u~ Paese solcato profondamente dalla guerra. 1\fancanza di fertilizzanti, di strumenti agricoli e di bestiame, l' irrazionalità della divisione stessa, che in alcuni casi ad esempio assegnò ad un contadino tutto il bestiame e ad un altro tutti gli aratri; il venir meno di 'una disciplinata direzione tecnica, l'impossibilità per lo Stato e le banche di soddisfare le richieste di crediti necessari ai lavori, tuttociò contribuì a ·che solo il 70 % del terreno fosse coltivato nel 1946. li rac– colto fu ;ncor più disastroso: ali' incirca la metà del livello · prebellico. L'intervento dello Stato, che avrebbe dovuto essere · decisivo, fu invece debole perchè anch'esso evidentemente stentava a digerire il grosso boccone della riforma agraria e · delle nazionalizzazioni: Tra gli inconvenienti più gravi rtvelati dalla riforma, v'era quello che una buona parte delle assegnazioni non era in grado di assicurare ai f\UOvi proprie– tari un livello suf.ficiente di vita, senza quella cultura inten– siva per cui d'altronde mancavano i mezzi. Ino:t-re un numero relativamente grande di coloni reclamava con eguali diritti la terra, che lo Stato più. non aveNa da distribuire; e questo proprio quando la Cecoslovacchia rimpatriava oltre 300 mila ungheresi, la maggior parte dei quali erano contadini. Come uscirne? Evidentemente dopo poco meno di un anno dalla virtuale applicazione della riforma il problema agrario è lungi dall' essere risolto. I tecnici ungheresi sono prop,msi a credere che non rimangano che due ·alternative: la costitu– zione su larga scala e con grandi mezzi di cooperative agrarie, oppure la collettivizzazione della terra .sul tipo russo. E' tut– tavia presto per escludere che la •riforma del 1945 ipossa avere in futuro, e cioè in condizioni ambientali progressivamente migliori e grazie ali' impiego razionale e, scientifico. dei mezzi di colti~azione, quel successo che le è mancato nel primo anno. Ad ogni modo quello che finon1 appare sicuro, e che in un certo senso concreta il valore politico della riforma, è che la vecchia struttura dello Stato ungherese anteguerra deve considerarsi crollata per sempre. · In questo confuso ambiente di transizione i partiti politici dovevano necessariamente portare in ,sè il peso di molti equivoci. Ad· eccezione ben inteso dei partiti estremi: comu– nisti da una parte e conservatori cattolici dall'altra. Fu forse grave errore escludere questi ultimi dalla competizione elet– torale: le colpe dei conservatori per,il dispotico regime-Horthy sono enormi, la loro collusione con i nazisti imperdonabile. Ma dal ,punto di vista della geog,rafia politica la loro presenza. all' estrema destra avrebbe evitato quegli equivoci che ora. ritardano preoccupantemente I' assestamento democratico del Paese. Il. partito dei piccoli proprietari era evidentemente quello che più di tutti doveva ,raccogliere voci tanto diverse. e ad esso · toccava di sottoporsi ali' usura di Jogoraménto cui veniva sospinto dalle sinistre. Perdette in··una volta sola ben 20 deputati schieratisi alla sua destra in un gruppo cosid– detto di opposizione indipendente; poi· ,venne il complotto antigovernativo del dicembre scorso in cui forono gravemente· implicati alcuni suoi membri, tra cui lo stesso segretario del partito, Bela Kovacs, arrestato daUe truppe russe; ,poi via via· · espulsioni e dimissioni rfino alla fuga dello stesso presidente del Consiglio, Nagy e di quello della Camera, Varga. · :· Ma questa è cronaca recente; mentre la storia ha altro respiro. Agisce ormai globalmente, con obiettivi precisi. li disaccordo fra i tre grandi e la politica d'intervento da essi iniziata in un clima preoccupante di sfiducia, non potevano· non ripercuotersi gravemente sulla situaziene interna unghe– rese. Riportata alle frontiere del 1918 in più o meno difficili relazioni con tutti suoi vicini, l'Ungheria è saldamente com– presa nel blocco slavo, cui per altro non appartiene. D'ora iQ avanti il suo avvenire dipenderà meno dal comporsi delle sue forze interne che dall'insieme dei rapporti tra la Russia e gli - nnglo-americani. ENRICO SERRA

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