Lo Stato Moderno - anno IV - n.14 - 20 luglio 1947

LO STATO MODERNO 321 che se purtroppo in condizioni molto più difficili. Si tratta però di un a:Jargamento della base socia:c dei partiti di sini– stw che si sono liberati dalla menta:ità infanti,e dell'operai– smo settario, rivelandosi maturi per esercitare que:la funzione <lidirezione .po!itica che spetta a chi sa realmente rappre– sentare nella civùà moderna le fon.e del lavoro. La crescente iu[uenza e penetrazione del socialismo, ed in partico:are del partito comunista, tra i ceti medi è ormai una t-estimonianza mdbcntibile di questa trasformazione nella composizione dei partiti politici. Dar vita ad un partito di ceto medio è oggi estrcmamcnte difficile per chi non vuol tener conto della presenza di vasti strati di questa categoria sociale nelle fi:e dei partiti di sinistra. E sarebbe soprattutto puerile illudersi che siano state soltanto le rivendicazioni economiche a spin– gere i lavoratori del ceto medio verso sinistra. Il fenomeno è più profondo, poichè significa una risonanza di fede demo– cratica tra gruppi sociali che le vecchie classi dirigenti erano finora riuscite a tenere separati con il sospetto e con la dif– fidenza reciproca. Oggi quelle barriere, erette da co:oro che per comodità polemica negano !"esistenza delle classi mentre poi di fatto ne acuiscono il con trasto, quei pregiudizi sulla « democrazia in seno ai partiti di sinistra » da un parte e sulla coerenza e continuità politica dei partiti di centro dall"altra sono crollati. Tra ceto e ceto si comunica direttamente par– lando lo stesso linguaggio ,politico. E la parola socialista o comunista va bene per il gusto di uomini diversi, che hanno in comune il fatto di essere tutti lavoratori consapevoli de:la necessità di non lasciarsi dividere ,per non perdere ancora una volta la libertà e la pace, e con esse tutto quanto costi– tuisce l'essenziale di una vita sana cd onesta. Vi sono però tra i ceti modi degli strati ancora intossicati da preconcetti politici che si aggrappano alla tradizione c!e– ricale o si abbandonano allo scetticismo qualunquista, pur di conservare un'illusoria prerogativa di classe destinata a grandi cose. Non si accorgono che essi in realtà contano 4uanto un due di biscola. E vivacchiano nutrendosi di anticomunismo come dì uno stupefacente divenuto necessario proprio perchè letale. Molto più interessante per' il suo peso numerico e per le sue qualità ancora inespresse è senza dubbio quella frazione del ceto medio che non si è ancora pronunciata perchè non trova nello schieramento politico attuale un partito a cui poter dare la sua adesione o la sua fiducia. Ed è la presenza di questa grande categoria del ceto medio ancora apolitica che giustifica l'esigenza, da tuUi sentita, di una nuova for– mazione o di un nuovo raggruppan1ento delle forze che stan– no tra il centro e la sinistra. E" innegabile che la· mancanza di ,1uesto partito e l'obbiezione di principio nei confronti delle tesi del socialismo hanno finora reso impossibile a mo!ti democratici di militare in una formazione politica orientata Yerso j; progresso sociale. Ma è un errore, ed è forse l"errore fondamentale, quello di credere che la volontà di queste forze democratiche di differenziarsi dalle correnti del socialismo significhi ~nz'altro una posizione sistematica di anticomu– nismo. In politica per fortuna non esiste so:tanto la dialettica degli opposti, ma anche quella dei distinti. E fra i partiti di sinistra e quel:i di centro-sinistra non può esistere un'oppo– sizione di principio in un verso o nel!'altro, per il semplice fatto che essi esprimono i bisogni e le vo'.ontà comuni di una stessa classe. E' inutile perdere tempo a cercare di stabilire linee im– maginarie che dividono un partito dall'altro. Alla base, anche se non sempre al vertice dei partiti, esiste una continuità as– soluta che va dai comunisti alla « Piccola Intesa», una conti- .nnità che deriva dalle comuni esigenze ed esperienze demo– cratiche e che oppone una resistenza naturale ai tentativi di staccare le masse di un partito da quelle di un altro. L'anticomunismo, come qualsiasi altra forma di aprion– smo politico tendente ad isolare un parte del ceto medio dal resto, è in conclusione un ostaco:o, un impedimento decisivo · sulla via deJ:a costituzione di quel partito o rnggruppamcnto di centro-sinistra che non potrà nascere e consolidarsi se non come l"espressione libera ed aperta di una importante fra– zione della società italiana. Ma non è tutto. L'anticomunismo, oltre ad essere una patente di provincialismo nella cultura po:itica, una gra– tuita rinuncia a giudicare la realtà senza preconcetti e ad agire. secondo la ,propria volontà e le proprie idee (e non in reazione a quelle altrui), è una delle più paradossali con– traddizioni dei nostri tempi. Come può decentemente un partito sorto per saldare il centro con la sinistra cercare di operare invece una frattura tra sè e le correnti del socia– lismo? La necessità di differenziarsi dai propri concorrenti politici potrebbe essere una giustificazione. E va bene; ma non al punto da distruggere le ragioni stesse per cui un partito, in un determinato momento della storia, risulta ne– cessario perchè rispondente agli interessi e al:a volontà di un certo gruppo sociale. Non vi è dubbio che a dir sempre il contrario degli altri si finisce molte volte per cader nel vero. Ma se i partiti de: ceto medio non fossero capaci di altro se non di una cocciutaggine antkomunista, non reste– rebbe altro da dire che la loro presenza è inutile perchè vi è già chi sa fare, e forse meglio, il loro presunto mestiere. Del resto quei partiti di centro-sinistra che fanno del– l'anticomunismo la loro bussola non si accorgono o fingono di non accorgersi che proprio in questo modo essi si pon– gono al rimorehio del Partito Comunista, vietandosi qualsiasi iniziativa veramente autonoma. « Pas d"ennemi à gauche • dicevano i vecchi radicali francesi che <li democrazia par:amentare se ne intendevano. Non sarebbe il caso che riflettessero un po' anche oerti uo· mini e partili. della •Piccola. Intesa»? Per asso:vere alla funzione a cui sono chiamati essi devono riuscire a legare i partiti di sinistra a:le correnti della democrazia borghese, essi devono creare le condizioni che aprano la via al:a di– rezione politica dei nostro Paese per tutte ·quelle forze che sono essenziali alla vita e al progresso della società italiana. Qualsiasi pregiudiziale anticomunista, più o meno espressa, rinnega in partenza questa funzione e distrugge una delle più preziose possibCità per instaurare un saldo regime de– mocratico in Italia. Come fanno a non rendersene conto tanti uomini e studiosi di politica? Nessuno pretende chè i partiti di· centro-sinistra si vie– t,no di avere un'opinione diversa da quella, dei partiti di sinistra ~"tl determinati prob:emi particolari. Tanto meno si vuol pretendere che essi si uniscano subito ·per formare un solo blocco, dai comunisti ai repubb:icani storici. Vi sono ancora troppi « timori di essere fagocitati », troppi rigidi schematismi di carattere ideologico, troppe infondate diffi– denze perchè oggi una simile prospettiva possa considerarsi attuale. Saranno, auguriamoci, le prossime battaglie politiche che avvicineranno i partiti democratici, dimostrando che la necessità di mantenersi uniti è valida non soltanto in tempo di guerra ma anche nei periodi di sviluppo pacifico. L'essen– ziale è che i partiti di centro-sinistra si decidano a fare sul serio una politica, non in funzione anticomunista, ma in fun– zione di promotori di uno svi!uppo di una democraz.ia sem– pre più vasta e profonda. Ed è tempo che essi abbandonino la zavorra dei pregiudizi, delle polemiche e !"illusione di creare una barriera ideologica per isolare le sinistre, ed im– parino invece a guardare con realismo politico il comunismo nei suoi uomini e nei suoi fatti. ·E tutto sta ad indicare che il Partito comunista non chiede di meglio che d'essere preso sulla parola per dare nuove prove della sua coerenza e serietà

RkJQdWJsaXNoZXIy