Lo Stato Moderno - anno IV - n.14 - 20 luglio 1947

I 320 LO STATO MODERNO trovata giornalistica defirir come piccola intesa, possano, nelle condizioni di oggi (15 ;uglio) esercitare una influenza di qual– che rilievo sul futuro corso della politica italiana. Divisi in quattro gruppi, due maggiori e due minori, ciascuno dei quali a sua volta profondamente diviso in ~eguenza della sua ste~a debolezza, tali partiti cercano brancolando nel buio una linea di condotta che possa far loro assumere una posizione di richiamo nelle e:ezioni della prossima primavera. La psicosi elettorale è infatti visibile in tutti questi partiti. I due maggiori che per diversa ragione sono del tutto all'oscu– ro sul:a loro situazione ne: paese - i socialisti del P. S. L. I. si presenterebbero divisi dai compagni del P. S. I., i repubbli– cani non godrebbero più della coincidenza de: referendum co– stituzionale che indusse molti a votare repubblica e P. H. I. - oscillano pauros.imente tra ropposizione sistematica e la sistematica partecipazione al Governo. In quanto ai minori, :e preoccupazioni di po:itica genera:e sono in essi del tutto so• praffotte da quelle personali, dando luogo ad un accaval– larsi di iniziative e di posizioni che 10:gono ai gruppi in quanto tali qualsiasi coerenza. Manca agli uomini della piccola in– tesa, o almeno è mancata sinora, una chiara rappresentazione della loro funzione e de: loro destino, o se non ciò, manca - il che è lo stesso agli effetti pratici - la volontà di eserci– tare quella funzione e di essere pari a quel destino. Quale sia la funzione, l'aubiamo già accennato; quale sia il destino. è presto detto: finir(J .llChiacciati sotto la pressione dei tlu<' blocchi d:i si11ls:tra e di destra in corso di rapida formazione opptde cooliz::.msi per offrire •allo democrazia cristiana Cap'. /}Oggio a sinistra di cui queita ha biaogoo per rw11 essere co– stretta, no!e11t-e o vole1i>l'e, u:I appoggiarsi a destra. Senonchè, purtroppo, la piccola intesa non è mai rea:. mente esistita e non potrà sfuggire al primo corno di tale di!cmma se non si deciderà a nascere. E nascere in qualche modo dovrà, poichè quei partiti non possono presentarsi diYisi alle prossime elezioni facendo appello su per giù al:e stesse forze con all'incirca g;i stessi programmi: gli e:ettori non capirebbero que:Ja divisione, la giudicherebbero frutto <li pregiudizi d'altri tempi, o di meschini personalismi. Uomini sostenitori di più vasti federalismi non possono dar prova <li attaccamento tanto feroce alla « sovranità dei partiti »; <leb• bono perciò dare l'esempio di superarla creando se non un ::uovo partito, almeno una federazione di partiti, un'alleanza repubblicano-socia:ista o socialista-repubb:icana, o comunque vorranno chiamarla quei disperati nominalisti che dirigono i vecchi partiti italiani. :'viaquel qul:unque partito o al!eanza o anche so:o blocci e:cttorale che nascerà, che dovrà nascere, pena il suicidio, dalla piccola inte;;a, dovrà avere una politica ed anche, pur– trrp;x>, un programm:1. Se non fosse troppo audace, mi per– metterò in altra occasione, di delinea re quella politica e quel progra1nma. AltTURO BARONE L'oppio dell' anticoniunismo E' ormai un· vecchio discorso quel!o dei partiti o de:– l'auspicato partito di centro-sinistra. Vecchio sr - potrà os– servare qualcuno - ma di sorprendente attualità in tutte le stagioni politiche. Ed è vero. Da ·quando il Partito d'Azione ci ha fatto assistere alla sua dolorosa serie di vicende, che nel corso di due anni lo hanno consumato fino a ridurlo ad un'espressione sempre più sintetica, ci s,amo progressivamente abituali con il pensiero alla necessità di una formazione po– litica che potesse occupare ne: paese quel posto ormai va– cante. Vi è senza dubbio nn vuoto tra sinistra e centro, un vuoto che, secondo l'opinione corrente, sarebbe pericoloso mantenere aperto poichè potrebbe diventare una voragine nella democrazia italiana. · · Di questo vuoto hanno da preoccuparsi, e si preoccupano per primi, i ceti medi, quella va.,ta categoria di cittadini ri– masti per così dire senza adeguata rappresentanza µulitica in parlamento e nel paese. Sono cittadini che hanno ancora molto da dire nella storia del nostru p:iese, cittadini i <!uiin– teressi, le cui asµirazioni e le cui capacit:ì produttive rappre– sentano un e!emento di cui non si puù disconosct're il va:ore e il peso. Ma di chi è la colpa se oggi sono quasi scomparsi dalla scena politica? Sono i partili di centro-sinistra che hanno de!uso e tradito i ceti medi? O sono p;uttosto questi che im– pazienti ed incostanti hanno di volta in volta disfatto i vari partiti che tentavano di rappresentarli? Mi si potrebbe osservare, a questo punto, che la correla– zione tra ceti medi e partiti di ceotro-sinL~trn non è rigorosa. E difatti sono il primo a convenirne. Sarebbe per lo uieno arbitrario sostent•re che i ceti medi debbano individuarsi po– liticamente con i partiti di centro-sinistra. Questo pote\'a es– sere vero nelle speranze di alcuni" uomini politici; ma, come spesso ,accade, non è risultato vero alla prova dei fatti. Quei gruppi sociali che avrebbero dovuto formare le masse dei partiti di centro-sinistra sono in\'ece andati ad ingrossare nella magiior parte dei casi le file di altre formazioni poli- ciche, che vanno dai comunisti ai qua!unquisti, passando per i democristiani. Forse la maggioranza dei ceti medi non si è ancora pronunciata c::l ha preferito mantenersi nell'alveo in– Jiffcrcnziato dei corpo e:ettorale, riservandosi la funzione del– l'e:emento di sorpresa che decide di volta in volta sull'esito del:e consultazioni popo'.ari. Si potrebbero cercare e trovare molte spiegazioni con– vincenti per comprendere questa po:iedricità po:itica del ceto medio in Italia. La formazione storica caratteristica, i rapporti di produzione e di scambio, i vincoli di c'.asse, la divcr~it:l da regione a regione e per u:tima l'esperienza del fasc:~mc, diumo c,Jmc risultante questo complesso di tendenze e di intete,si che vanno sotto il nome di ceto medio. Eppure n<'· n,istante la mancanza di un denominatort' comune che leghi l'azio11e po:itica di questi gruppi disparati ed affini ad uu tempo, si è disegnata in questi primi due anni di vita demn– crntica una caratteristica tendenza a riordinare, in modo sem– pre più. netto. le forze disperse secondo la linea dell'azi< 1 ne co1•111ne in difesa dei diritti fondamenta!i per ;'esistenza. L' af– f. uire di masse di la\'oratori del ceto medio nel!e file dei partiti ~-ocialistae eonlunista è un fatto inncg.ibile e di grande importanza: esso sta a indicare non soltanto una crescente consapevo'.czza socia:e in queI:e categorie Iinora ondeggi,,nti tra progresso e conservazione, ma anche una vo:ontà cli !ot– tare a fianco degli altri :arnratori per associarsi alla direzione po:itica del paese e realizzare insieme quelle riforme di strut– tura che dovranno dare una stahilità sociale e politica a: nostro paese. Non si tratta, come qualcuno potrebbe ritenere, di una ,pro:etarizzazione di una parte delle c:assi medie pui· che\ se in n•altà vi è stato, e vi è tuttora, un pauroso impove– rimento di queste, non vi è stato indizio di una trasfonnazione del:e loro funzioni economiche. Che io sappia, gli impie– gati, i commercianti, i professionisti, i piccoli produttori ecc.. salvo rare eccezioni di valore irrile,·ante ai fini dell'analisi sociale nel nostro paese, sono rimasti quel!o che erano, an·

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