Lo Stato Moderno - anno IV - n.11 - 5 giugno 1947

244 LO STATO MODERNO ognuno opposto ali'altro, così fra gli uomini senza cu:to e fra uomini fedeli a determinati culti. Il futuro T. U. dovrà garan– tire libertà d'azione religiosa tanto al!e persone singole, quan– to al:e persone associate, sia che abbiano un'ispirazione reli– giosa od antereligiosa. Il <liritto di associazione dei :iberi pensatori e antic:eri– cali non potrà perciò logicamente essere escluso da un testo legislativo esauriente che si occupi dei diritti in materia reli– giosa ed ecc!esiastica. Va comunque garantita a parte la più ampia libertà alle associazioni di propaganda e stampa sia re!igiosa che antireligiosa. Il T. U. dovrà riconoscere ai cittadini perfetta-eguaglianza civile a tutti g:i effetti, indipendentemente da:Ja loro confes– sione re!igiosa d' areligiosa e dalla loro posizione nel diritto interno de!le chiese e <li altre associazioni; e deve stabi!ire pene severe per i cittadini che tendano illegalmente a limitare tale diritto fondamentale. D'a:tra ,parte non si potrà continuare a negare fascisti– camente l'intervento dei religiosi e sacerdoti di qualsiasi cu'.to uella vita politica. Il T. U. dovrà affermare l'eguaglianza di laici e religiosi nei diritti po!itici. · Se si consente su questo p;nto, cioè che :a nuova le– gislazione ecclesiastica si debba ispirare al principio costitu– ziona:e della « eguale :ibertà » dei culti e de!la « libertà di coscienza », è ovvio che essa non potrà sorgere se non da una elaborazione unitaria e che dovrà emanare -dallo Stato demo. cratico, riposando perciò interamente sulla vo!ontà popolare. La revisione dei Patti Lateranensi, attraverso jl Governo e senza la revisione costituzionale, non servirebbe a nulla: a meno che non si tog:iessero, con l'art. 5 <le! Concordato anche i richiami dell'art. 1' de!:o Statuto che sanciscono la confes– sionalità della Repubb:ica, e le disposizioni che assicurano un regime economico di privilegio alla Chiesa cattolica. li che VONebbe dire distruzione dei PatB, a!meno nel loro aspetto concordatario, nel loro profi:o di diritto ecc!esiastico statuale. D'altra parte, tentare il co:po grosso di una revisione costituzionale non solo appare, oggi come oggi, poco tempe. stivo e poco prudente, per l'intero complesso del1e libertà da difendere e da affermare, su cui poi si fonda la democrazia; ma non riuscirebbe ad a[ineare una coerente, semplice, chiara legislazione in materia ecclesiastico-religiosa, quale si addice ad un regime di effettua:e .libertà. Proprio l'esigenza di una libertà effe:ttual,e richiede un testo legis!ativo che concretamente, attraverso norme anali– tiche ed esaurienti, ordini l'intera materia. In un secondo mo– mento sarà forse bel!o ma anche inutile raddrizzare la Costi– tuzione con una o due affermazioni di diritto, lucide e coe– renti, ma che rimarrebbero, senza leggi ordinarie, solo su:la carta. ENZO SANTARELLI 1 vicoli ciechi della "libe~tà di stampa" Sulle pagine di questa rivjsta Arrigo Cajumi, or è qualche tempo, metteva in evidenza gli inconvenienti della situazione che 1 si è venuta qui determinando nei riguardi della stampa e della ,Ubertà di espressione delle proprie idee. Allo stato pre– sente delle cose e'è, infatti, ognì fondato motivo di ritenere che la libertà di stampa presso di noi esista soltanto in teoria: nella realtà i più importanti organi di informazione sono sotto Jl controllo di gruppi finanzia<ri e industriali, e chiunque in- 1tenda manifestare .Ja propria opinione su questo o su quell'altro problema, su questo o su quell'altro argomento trova assai spesso la via sbarrata, o per lo meno deve fare i conti con H punto di vista e gli interessi che stanno a cuore dei proprie– tari da cui dipendono i vari fogli quotidiani cos 1 detti indipen– denti, Per certi aspetti siamo ritornati, anzi, ad una situazione assaa simile che sotto il fascismo: diversi scrittori rivendjcanò oggi il merito di essere riusciti, durante il ventennio, a confon– dere le carte in tavola, ad esprimere - attraverso gli oppor– tuni compromessi, accorgimenti e transazioni - rilievi e cri– tiche ed in genere verità assai sgradjte al regime, le quali al– trim~nti non avrebbero potuto vedere la luce. Non è il caso a questo punto di indagare quante di quelle giustificazionj postume cispondano a verità; ma, per quel che ci interessa, a noi sembra che molti scrittori e pubblicisti, i quali ricevono ospitalità sulle colonne dei grandi quotidiani democratici, vadano incontro oggi a esperienze e peripezie che ricordano assai da vicino casi oocorsi in altra epoca ai loro collegru. Questa volta il doppio gioco non <riguarda più, s'in– tende, i concetti fon•damentali di « democrazia », « libertà », e via dicendo; chè nei confronti di siffatti termini tutti sono d'accordo, e l'unanimità, anzi, è a ta-1punto assoluta che siamo· caduti in un vero e proprio conf-ormismo della libertà, della democrazia, in un nominalismo assai pericoloso, perchè se i termini 'ovunque e in ogni occasione sono gH stessi e comuni ai diversi interlocutori, il significato che si attcibuface a quelle espressioni - secondo che ,parli un uomo di destra oppure di iinistra - è assalidiverso. La fiera degli inganni oggi ha inizio allorchè il discorso toc,ca argomenti più specifici e particolari, ma perciò non meno importanti, a proposito, per esempio, di naz1onahzzazione del creC11to, consigli di gestione e via dicendo, e in tutti quei casi dove la sensibilità <lei gruppi finanziari e industriali è maggiormente acuta e reattiva: in simjrlievenienze nei relativi articoli sono evidenti -le riserve, i « disbinguo », i «ma» e J «se», come insomma di chi vuol dire e non può dire, o può dire sino ad un certo punto, e con molte cautele. Sotto questi rjguardi qualcosa di assai interessante sta ac– cadendo in Inghilterra; e vale la pena di farne menzione per– chè quel ,paese a giudizio di diversi costituisce l'ideale para– digma e archetipo delle libertà, e tutto ciò che lassù viene fa. vorevolmente considerato dovrebbe incontrare anche presso di noi eguale udienza e approvazione. La libertà della stampa rappresenta, secondo che è a tutti noto, una delle fondamen– tali premesse su cui poggia .['edificio delle libertà inglesi; ma m questi ultimi tempi nell'Isola moltissimi hanno avuto il so– spetto che dietro la faocia ta le cose procedessero in maniera abbastanza diversa. Hanno cominciato nell'autunno scorso al– cuni deputati laburisti ai Comuni a muovere interpellanze e richieste, pe<rchèfosse fatta la più ampia luce sulla proprietà ed organizzazione dei grandi quotidiani; ed in particolare sul finanziamento dei giornali, sulle fonti della pubblicità, sulla deformazione o addirittura soppressione delle notizie relative ai paesi esteri, su'! « sistema delle catene », per cui numerosi giorn.1li sono in intimo contatto l'uno con ,l'altro alle dipen– denze di un unico proprietario oppure di vari proprietari vi– cendevolmente collegati, di modo che a dirigere J'intiero con– certo è in realtà una sola bacchetta. Ad un certo punto la discussione è divenuta oltremodo aspra ed accesa per l'intervento nel dibattito di una « voce• estranea, assai poco gradita e particolarmente inadatta a dare consigli e suggerimenti or. una occasione come la presente. La s,tampa sovietica, infatti, ha voluto esprimere la sua opinione per dimostrare al solito (ne sono testimonianza gli articoli di Alexandrov apparsi sulla Pravda del dicembre scorso) che di una vera libertà è possibile parlare unicamente in Russia; e se Laski e Beveridge hanno controbattuto che era proprio tutto

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