Lo Stato Moderno - anno IV - n.11 - 5 giugno 1947

LO STATO MODERNO 255 ~t:ritti,tutti d' a~gomento mi:itare, i più rivolbi a,Jl' affermazione di una prima necessità per la Francia, que::a di rafforzare le sue difese e di creare plezzi di offesa sufficienti a contenere i: prdbabi!e nemico qualora fa Francia, aperta al,;' est, dall'est dovesse subìre la coll'SUetapiù che probabile offesa. A questo riguardo anzi, nel 1934 De Gau1:e ipubblicava un saggio: • Verso l'esercito di mestiere» di oui è apparsa nel 1945 la traduzione italiana (nè è ben chiam l'intenzione della edi– zione che non porta il nome del curatore nè del traduttore). Rimasto senza eco in Francia, ottenne viv:issimo succe.sso in Cel'lnania e servì a Guderian qua:e base teorica e sousa, forse, per la creazione del:e prime « Panzerdivisionen », sorte dunque come progetto, i,n FTancia, rivolte come realtà di mezzi d'offesa, contro la Rrancia. Ma veniamo ai messaggi della seconda guerra, al De Gaulle, per così dire, ulficiale. Nel suo primo appello egli così 5i rivo:geva ai Francesi: « Credete a me, a me che vi par:o con conoscenza di causa, e che \'i dico che nuJ.:a è per– duto per la Francia. Gli stessi mez:z;i che ci hanno vinto, possono produrre, un giorno, la vittoria, perchè la Francia non è so:a. Io vi ,parlo in nome de!la Francia ... ». · La Francia non è sola, perchè ha l'appoggio dell'Inghil– terra, e intatto ì'impero colonia:e. Ma se non è so:a, è pur :a stessa Francia cui si rivo!ge il Messaggio di Pétain, la Francia della tradizione, di Giovanna d'Arco, che mai avrebbe consentito a servire lo straniero ... la « vera Francia•· « Molti francesi - dichiara De Gau]e - non aocettano la capito:a– zione nè la servitù, per delle ragioni che si chiamano l'onore, il buon senso, i'interesse superiore della Patria: bisogna che ci ,sia un ideale, è necessaria una speranro, bisogna che in qua'.che parte splenda e ,bruci la fiamma della ,resistenza fran– co.,e. Lo spirito det:a Francia non è spezzato, lo spirito di Santa Giovanna d'Arco vive sempre e vincerà•· P,aral:e:e, ,e due « so'.e » Francie ·si affiancano nella tra• dizione comune, condizionate dalla stessa realtà dei fatti; in nome di uno stesso realismo, che prende due vie diverse per riuscire ad uno stesso risu'.tato, ohe non potrà non essere L~imune;e i due campioni del!'antica libertà e fratellanza si riconoscono ne:lo stesso oggetto a cui si rifanno, la verità nazionale che l'una e i'a:tra voce ,richiama per diritto di pro– prietà a: proprio servizio. Se Pétain ha creato un • estero » in Francia oon l'armistizio, è spigolando attorno ad esso che De Gaulle ha potuto raccogliere un'effettiva forza morale, ma soprattutto ml:itare, che si disegna in rapporto al nemico, tra cui sono i collaboratori di esso. Per contrapposto, sullo stesso ter.eno de[a tradizione francese sorge l'azione mi,: itare che attuerà, nella rivolta contro le realtà costituite dall'armi– stizio, altre conquiste, in nome sempre, del rea:ismo che ha mosso Pétain e Maurras a trar partito dal riconosciuto stato delle cose. • Dei iresto, la resistenza è •un periodo transitorio nella sto– na francese, un intervaKo di oieca azione mi:itare che dovirà non assumere il parattere di uria rivolta po!itioa; nulla, de:Jo spirito di violenza che deve necessariamente info_rmaredi sè i combattenti, trascorrerà nel ristabilito assetto civile. « Senza dubbfo - scrive De Gaulle ~ l'incresciosa situazione nella quale versa la nazione, e ~e necessità della guerra, obbligano ad agire al di fuori del quadro normale dei poteri, poichè tale quadro è distrutto; ma i francesi dissidenti si guardano bene dall'usurpare qualcosa, Non sono essi che strappano i djritti e le libertà, sotto il pretesto di compiere una pretesa rivoluzione nazionale ,in vista di un ordine europeo di cui il nemico detta •le leggi. Essi dichiarano che sta alla F.rancia, alla Fran- eia sola decidere, quando lo potrà fare, del suo regime e delle sue istituzioni. Essi proclamano che dal giorno in cui esiste– ranno nuovamenle un governo francese regolare e indipen– dente dal nemico, e una vera rappresentanza nazionale, essi si sottometteranno al loro legittimo potere •· Si intravedono, dunque, e si chiariscono quali saranno le d.irettive che informeranno il governo, una volta che il ne– mico sia stato scacciato: l'ordine ristabilirà le stesse autorità, meglio, la stessa autorità travolta dalla guerra, sul suolo libe– rato si potrà ricostruire quando si è sempre voluta. E' que– stione di tempo, ma un profondo divario non intercorre tra le considerazioni di De Gaulle e del suo nemico, il Maurras, riguardo le istituzioni e i principi che dovranno regolare la organizzazione sociale. Ad esempio, per l'uno e per l'altro, de– mocrazia non differisce, ma si confonde -con « sovranità na– zionale »; solo, cosciente è in Maurras quello che per De Gaulle è naturale riconoscimento, cioè il trapassare dell'una formula nell'altra, tanto pericolosa. Mostra così De Gaulle di disconoscere il vario significato degli organismi politici eh' egli verrà proponendo. E si viene, cosi, a temere che la sforzo da lui compiuto <lebba raocogliersi nell'autorità del suo prestigio, riconosciuta autorità, autorità non più discussa, e che l'entusiasmo che egli fu capace di su– scitare vada a scapito della considerazione. politica, ridotta a poco più della brama di un ordine. · Ma non è da pensare, allora, che in quest'ordin_e, possa anche rifiorire la pubblicistica dei poteri costituiti, della « teo– ria che non è sistema chiuso •di pensiero astratto, ma è svol– gimento armonioso, che per prima cosa piace », del « bel po– tere», in una parola, di Charles Maurras? MICHELE RANCHETl'l Il degollismo e i partiti Dopo un lungo periodo di silenzio, che tuttavia pesava come una minacciosa incognita sulla vita politica francese, il Generale De Gaulle è uscito dal suo riserbo; e con i suoi re– centi discorsi polemici ha insistito nell'atteggiamento che già aveva assunto prima del!'approvazione· della nuova Costitu– :z;ioneda parte -della maggioranza del corpo elettorale, e prima delle elezioni che dettero vita al Parlamento costituito secondo le norme sancite dalla legge costituzionale poco dianzi appro– ,,ata. L'atteggiamento del Generale è ormai chiaro e definito: egli invoca senz'ambagi la pronta Tevisione della Costituzione entrata in vigore la vigilia dell'ultimo Natale, 1 e propugna la formazione di un governo forte, che .non sia soggetto al mute– vole influsso dei diversi partiti rappresentati nell'Assemblea nazionale, che faccia una politica ricostruttiva all'interno ed ali'estero, che assicuri alla Francia il godimento delle antiche colonie (sia pure nel quadro della Unione Francese, la cui formazione appare piuttosto lenta e laboriosa}, e si prop_onga di conseguire nel campo internazionale quelle garanzie di sicu– rezza che fin dall'altro dopo-guerra la Repubblica non ha mai cessato di rnclamare. E' ben certo che la voce del Generale De Gaulle avrà forte risonanza nel cuore della nazione francese, sia perchè nel nome di lui si ravvivano i ricordi della guerra recente, e di .quel che disse e fece per la salvezza della Francia l'uomo del 18 giugno 1940; sia perchè l'avversione per il comunismo è profondamente sentita in larghi strati di questa popolazione sostanzialmente conservatrice e tradizionalista, mentre ~ a tutti noto che il Generale condannando i partiti ha principalmente

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