Lo Stato Moderno - anno IV - n.11 - 5 giugno 1947

2:>ù LO STATO MODERNÒ Il Mezzogiorno e la rinascita mediterranea on v'è dubbio che al centro di tutte '.e questioni che oggi e da tempo s ·agita.no in Italia sta il cosiddetto prob:ema del Mezzogiorno. Cosiddetto: perchè, in verità, non si tratta d'i un problema che interessa esclusivamente e partico:ar– mente i: Mezzogiorno; è bens: una 9uestione a carattere più genera:e, d'ordine naziona'.e, che deve preoccupare tutti gli ita:iani. Si dice problema del Mezzogiorno perchè rnguarda una situazione che s'è determinata ne;:e regioni meridionali e insulari per effetto di un predominio storico, economico e politico de:le provincie del nord, cosi ammesse a far valere i propri interessi prettamente regiona:i come interessi nazio– nali. Ma oggi che la situazione è de: tutto mutata, ecco che i vecchi problemi regiona'.i. ammantati d'interesse naziona'.e, riappaiono ne'.la :oro vera luce ed entità; e invece il proble– ma del Mezzogiorno, accusato di rejtionalismo. spicca nel suo vero campo nazionale. LE CAUSE STORICHE Tutti sanno che la scoperta d' Amenca, conseguente al'.e necessità europee d'e panciere :a vita del continente verso nuovi lidi, portò al potenziamento delle regioni del'.e coste atlantiche e alla decadenza dei paesi chiusi entro le sponde medHerranee. li Mare che fu di Roma, dopo il 1492 divenne un sem– plice lago europeo; e i popo:i in esso racchiusi - già stanchi del !oro splendore passato - caddero a::a mercè dei più arditi navigatori atlantici, i quali cosi dominarono e assun– sero ,Je redini de! nuovo progresso continentale. Dal potere atlantico scaturì l'affermazione mercantilista e coloniale del– l'Europa e, più tardi, divampò la rioo/u::ione industriale im– mediatamente seguita da quel:a politica. Come tutti i paesi esclusivamente mediterranei, il Mez– zogiorno d'Italia subi' le sorti de:,:a decadenza de! Mediter– raneo e ne ebbe tutte le tristi conseguenze. Non cosi avvenne delle regioni de:J'Ita:ia settentrionale più vicine al massiccio continentale le quali, se nei secoli precedenti ebbero modo di partcipare alle g'.orie della potenza mediterranea, ora trova– rono da restare collegate alle nuove attività atlantiche de]e quS:i, del resto, si erano fatte vie di penetrazione. li Mezzogiorno d'Italia, dunque, decadde e miseramente! on potè partecipare alle mirabilia della prima rivoluzione industriale; rimase sordo alle :otte sociali e po:itiche del!a rivoluzione francese. Apparve, si può dire, come una colonia a:,le dipendenze del:'Europa potente e più direttamente, del– l'Italia, non appena nel!a metà de:l'Ottocento si costitui il regno nostrano. Che cosa poteva fare il Mezzogiorno in simi:i condizioni? ulla, proprio nulla! Ecco perchè quando si parlò di realiz– zare l'unità d'Italia muovendo dal Regno borbonico de:le Due Sic1lie l'esito fu negativo, e .invece l'unità fu raggiunta da uno Stato che. geograficamente incuneato nel massiccio continentale, aveva contatti più diretti con l'Europa a: po– tere. Ecco perchè ne!la vita del nuovo Regno d'Italia il Mez– zogiorno ben poco potè contare, e poUticamente, e social– mente, ed economicamente. Le cose però sono ormai cambiate. La potenza atlantica de:l'Europa, dopo quattro secoli di ~:endore, è in decadenza, co:pita da una grave e inevitabile crisi. E' una decadenza che viene dallo stesso sp'.endore de!la prima rivoluzione in– dustriale, che avendo trovato nello spazio europeo condizioni <lei tutto inadatte per il proprio ulteriore sviluppo, impone ora la riorganizzazione po:itica ed economica del vecchjo mondo, e a:tresl il riçonoscimento e la co::aborazione con le colonie di un tempo, nelle quali la rivoluzione industriale, non ostacolata da naziona:ismj interni, ha potuto fare passi. gigan– teschi e irraggiungibili. Mentre per l'Europa si chiede :a riorganizzazione, l'Ame. rica, dunque, s'afferma nel mondo e impone ovunque i pro– digi delle sue industrie; pretende lo sviluppo dei consumi, :·elevamento del tenore di vita di tutta !a popolazione della terra, senza alcuna distinzione co:oniale. Cosv l'America re– clama :a libertà commerciale dei mari e degli spazi terrestri; vuole che '.a via de: Mediterraneo (che uniree l'Occidente con l"Oriente, il ord col Sud), sia aperta ai suoi traffici di vita e di progresso umano. • Ecco allora che i popo:i del bacino del Mediterraneo, un tempo e per quattro seco:i tenuti in letargo o meglio chiusi entro il lago europeo domi-nato dai naziona:ismi del potere atlantico, ritornano a::a vital Il Mezzogiorno risor!!'.elQuesta è la lieta novella. Risorge perchè lo vuole la « rivoluzione industriale » sorta in i!:uropa, ma soffocata dai nazionalismi continentali; risorge perchè s'im– pone una profonda revisione nel:' ordinamento po'.itico ed eco– nomico deH'Europa. I naziona:ismi europei, evidentemente, cercano di sbar– rare il passo alla rivoluzione mediterranea e si illudono di re– stare ancora nelle loro contese sociali e po:itiche, solo poss(– br:i nell'Ottocento, quando ancora :'Europa era al potere mo– nopo'.istico del:'economia mondiale; ma ormai non v'è nuHa da fare. La pressione della « seconda rivoluzione industriale • compiutasi in America e le contese dei vari nazionalismi euro pei riaccese nella tremenda seconda guerra mondiale impe discono ogni ritardo. Ecco di vero problema dell'Europa, e quindi anche il prob!ema del:'Ita.lia che ne è parte. Non si tratta più di vedere nel Mezzogiorno una colonia, .delle re– gioni da tenere sottomesse; no, si deve- guardare all'Italia come a uno spazio abitato da individui liberi ed uguali, come uno spazio da inserire nel!a nuova organizzazione europea finalmente ammessa a col:aborare con tutto il mondo fatto di uomini :iberi ed eguali. LE CAUSE ECONOMICHE Quanto abbiamo brevemente osservato citca le cause storiche si può ripetere per illustrare le cause economiche. All'atto della costituzione del Regno d'Italia, è noto, il nazionalismo già in atto non pensò mai di mettere il nuovo Stato sul:e basi de!la co[aborazione 'libera ed eguale dei vari cittadini. No, s'illuse di poter partecipare al monopolio nel– l'Ottocento riservato all'Europa; epperciò 011ganizzòtutto un sistema economico artificioso, capace perfino di lasciare aspi– rare ad una politica d'espansionismo impenialista. In altri termini, ar'indomani del 1860 (e più spiccata· mente dopo il 1876, non appena la Germania ebbe modo di inoou:are, sia pure in veste di riforme sociali, il suo germe imperialista all'Italia vassa!la), il nostro paese pensò di crearsi un CC'mp:essoindustria!e artificioso, sorretto dalla protezione, facendone pagare :e non piceo'!e <Spesea!Je esportazioni che allora il Mezzogiorno inviava a:J'estero e con il privi:egio del monopolio mondiale. Un sistema industriale ohe avrebbe. fra l'altro avuto la possibi:ità di produrre le armi necessal1ie per preparare la guerra di conquista imperia!e. Per o:tre un settantennio una politica economica di tale fatta imperò in Italia e, sebbene spesso discussa dagli econo· misti, nonchè messa in dubbio dai fatti, si resse abbastanza bene, Soprattutto perchè :e esportazioni de! Mezzogiorno con– tinuavano, e çon esse era st;ito possibile alimentare una certa

RkJQdWJsaXNoZXIy