Lo Stato Moderno - anno IV - n.10 - 20 maggio 1947

214 LO STATO MODERNO anche gli uomini) era in nostra facoltà di eleggerla liberamente. Abbiamo preferito farcela imporre, ed oggi c'è chi grida allo scandalo della menomata indi– pendenza. E non è strano che a gridarlo più forte ,siano proprio i comunisti; e questo non tanto per la loro predilezione verso altre direzioni, quanto perchè - come capita sovente ai rivoluzionari per definizio– ne - sfugge a loro la nozione di trovarsi nel mezzo di una situazione rivoluzionaria, per il semplice fatto che non sono essi a guidarla, e che si svolge con me– todi a loro affatto ignoti. Curioso destino, a ben guardarlo, quello dei pro– grammi di politica estera delle sinistre italiane; tutti favorevoli alle formazioni di più vaste unità econo– ·co-politiche; tutti favorevoli a una riduzione della --""t azionale; eppure, I).on appena ragioni ideolugi~ .. interna, chi per ne, cialiste. Oggi la sulla politica intt. 1>1" a - , ~ suo tempo, non ha s-. gli errori premono. Hanno 1 • t~lli diplomatici, ò,...ll 'ltnll, dll PCI zioni dt JOh (;a ( . hrutam1t:nt._ 1, i hi a hanno premuto sulla monarehia. Si pt:~ lil non premessero sulla repubblica democratic .. qualche taumaturgica virtù? ~Oggi che sin Pietro Nenni se n'è accorto, non re– sta che farla nisi caste saltem caute. Cioè senza esa– gerare, com'è probabile accada, nell'eccesso opposto. Se abbiamo parlato di- politica estera è pcrchè questa crisi è assai più crisi di orientamento interna– zionale, e in subordine di schieramento politico inter– no, che non di economia o di moneta. O per dir me– glio questa non è che un riflesso, e sia pure primario, delle prime due. O non è forse pacifica la necessità di prestiti in– ternazionali, se vogliamo seriamente stimolare il no– stro apparato produttivo, e sistemare quel tragico buco della nostra bilancia dei pagamenti attraverso cui si apprestano a passare carestia e disoccupazione? O non sta per diventare pacifico che questo nostro schieramento d1 partiti politici non è in grado di con– trollare nè la Confindustria nè la Confederazione Ge– nerale del Lavoro, e quindi di provvedere a urta si– cura politica economica e finanziaria? A questo pro– posito sia lecito salutare con qualche speranza quella unità dei partiti di centro-sinistro nata nel mezzo della crisi col nome malaugurato di « pipcola intesa »; sia lecita la speranza, anche se la nascita è stata sot– tolineata da errori marchiani. Importante saTebbe che essa sopravvivesse alle esigenze tattiche della crisi ministerii!e, che essa sentisse la vocazione di non la– sciare -iifflcoltato l'appello del paese a una nuova grande formazione politica, che - seppellendo le inu- tili mitologie dei socialismi rinnovati e dei mazzini . nes_i~ ~infr~~ati - sentisse che l'ora è alle gran:, dec1s1oru polttiche, senza rigt\.llardo a fortune per. ;;onali o di gruppo. Se questo avvenisse, allora vera. mente la crisi - inutile sul terreno parlamentare _ ,svelerebbe la sua vera natura di crisi di orientament del paese, e insieme preparerebbe la sua soluziono . . . e p1u acconcia. Non ci nasc?ndiamo nessuna delle difficoltà da superare; ma sara anche bene non nascondere al pae– se che si tratta di difficoltà formali (che vanno dai prestigi personali alle definizioni ideologiche) che, se non superate, minacdano di costituire un sostanziale attentato alla vita della democrazia, alla salvezza del– la lira, allo sforzo della ricostruzione. È possibile che socialisti lavoratori e repubblica– ni, azionisti e demolaburisti non si accorgano della debolezza del loro isolamento (qual più qual meno) e E lJ • - 0 della loro unione? Non si accorgono es.si d 1 la\ ·1 1 1 r r ··<:Tl; stessi ceti sociali (anche s a.. gi li .., ••~;), non sen– !.I"' t. - p o~lf d non , rie, Jil, berta e Jw.i ..,r ,r •z~ 1o·w '>enon di uno stesso pt,m,, 1 ::>IT> 1 1ne, non vedono che su tuu-i I Ila scol ,, 1 ntica e 'lèO 1 ll' 'll costituzionalistico, simrt!! Sf I , <- , • ~ Non è un mistero che '.) ·r+j ,. (ma an- che Trt:... conv 1 tito1), troppo autonorru:,~ , v )']ç i. 1.3 v, demolaburisti troppo conse~ Rlì az1orus po novatori. Eppure non è neppure un mistero che ndo questi uomini hanno la medesima fede rinascimenta– le nella libertà, la stessa ansia religiosa verso il lavo– ro, il medesimo senso della serietà e dell'autonomia dello Stato, la medesima volontà di salvare il paese. Non disperdere queste identità, e non farle nau– fragare nei dissidi marginali, è un dovere politico. Ma è anche un dovere morale.· E sarebbe anche, a ben pensarci, una sottile ven• detta verso la Democrazia Cristiana che, aperta la crisi in nome di una maggiore solidarietà, ma nella forma di peggiore egoismo, manovra oggi per coprire le sue responsabilità, ma senza rinunciare ai posti d, comando. Può sembrare astuto il proposito, ad esem· pio, di rinunciare alla Presidenza e mantenere gli In· terni, ma c'è ormai la sensazione che l'astuzia sia un'arma spuntata. Si avvicinano i giorni delle prove supreme in cu. sono validi solo due valori: o la intelligenza storica della situazione, che affronta i problemi direttamen· te sul paese e senza giochi parlamentaristici; o la vio– lenza schietta della forza. Ma su questo terreno è facile la previsione cht tutti i partiti sarebbero battuti. MARIO PAGGI

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