Lo Stato Moderno - anno IV - n.9 - 5 maggio 1947

192 tO STATO MObERNO egli concorrerà in caso di crisi, a offrire i suoi servigi. Il guaio è che nessuno li vuole: la sua incapacità di decidere e con– cretare, fa sembrar al confronto De Gasperi un realizzatore. I socialisti non lo amano, come transfuga; j comunisti g:i eran contrari, le destre non lo considerano che un affGiato o ag– gregato; Giannini, non sa che farsene. I nostri amici repubb:icani non hanno avuto neppure l'abilità di confezionarsi dei « tipi» ministeriali, e magari « presidenziali »: gli on. Pacciardi e Conti possono entrare in un ministero, e nessuno se a1e accorgerà; non possono pensare a capitanarlo. Restano gl'isolati: La Malia, ch'è troppo gio– vane per la Presidenza, e tutt'al più potrebbe andare alle Fi– nanz.e; Calamandrei, che sarebbe un eccellente ministro del– l'Istruzione o della Giustizia; Brosio, che è a Mosca... Infine, ci sono due personaggi che io chiamerei • conso– lari » secondo lo stile francese: Saragat e Parri. Nessuno dei due ha attualmente la menoma chance di strappar la Presi– denza agli squadroni dei grandi partiti, ,che se la contende– ranno freneticamente. Ma da un'esclusione a un'altra, potreb– be venire il loro turno, .Ja loro « utilità » per una saldatura da compiere o una frattura da impedire. Surrogati giolittiani, ci vorrebbero. Ma dove trovarli? . Se !'on. De Gasperi non r~ge, nè riesce a dominar lui un « rimpasto • sotto il bandierone de[a cosiddetta « unione nazionale », una presidenza non D. C. si può fare solo con un uomo dell'opera balilla, o con un personaggio consolare. Del resto, anche un ministero « unione nazionale • non con. eluderebbe nulla: quello che necessita, è di avere un ministro delle finanze e un ministro dell'interno che funzionino con assoluta autonomia, e sappiano il loro mestiere: ogni altra cosa ha importanza assolutamente secondaria. Si può trovare il pri– mo anche extra parlamento, e magari gradito alle sinistre come alle destre, ma bisogna che i partiti e gli altri min.is! Tidimen– tichino che esiste un loro collega che in realtà è un « com– missario straordinario con pieni poteri », e lo lascino fare. Me– no facile il problema dell'ordine pubblico; qui forse però ba– sterebbe che il capo della polizia si sentisse le spalle al siouro, e che le due Confederazioni, dell'Industria e del Lavoro, ve– nissero tenute sotto controllo. La nostra crisi, è crisi amministrativa, da risolvere con gli espedienti che si applicano quando un'azienda va veloce– mente al ifalli,mento. Bastano uno o due tecnici, un decretino che metta i dipendenti statali al regime degli impiegati della industria, e sblocchi anche per una minima percentuale i -li– cenziamenti in quest'ultima. Ci sono tre o quattro persone che possono trattare un prestito estero, ma fino a quando si man– dano missioni Lombardo in giro, si perde tempo. Senza di ciò l'inflazione galoppante, delle iacqueries, e una dittatura, ci attendono. I partiti, tutti, fanno una politica disperatamente e scioccamente elettora:e, senza capire che il crack e<COnomico sarebbe loro fatale, o direttamente perchè ritenuti colpevoli dal paese, o indirettamente, ,perchè la dittatura li sciog'.ie– rebbe. Se i comunisti credono che il malcontento e la mis~ria acuta li manderanno al potere con le schede, s'ingannano; pri– ma di loro, ci saranno arrivati degli altri. Se i democristiani s·illudono che la carta anticomuI1ista possa far dimenticare la inefficienza del loro governo, lq scandalo della loro ammini– strazione, dormono da svegli. I socialisti, si sono castrati da sè; i qualunquisti cominciano a dilaniarsi; il vespaio nazionalista, una volta sfruttato il trattato di pace, non interessa più nes– suno, in questa Italia dove leggi, regolamenti, avvenimenti, durano al massimo quindici giorni. Senza un taglio nelle spese, un incremento nelle entrate, un prestito estero, non se ne.esce: ci pensino le sinistre, a mo- strarsi conscie e ragionevoli, e ad ispirare fiducia convincendo gli stranieri che la soluzione D. C. non sta in piedi, e che De Gasperi ha venduto loro del fumo. Certo, è amaro, dopo aver predicato la fine del capitalismo, veder eh' esso sta. benissimo in salute; fatta l'apologia della Russia, batter cassa in Ame– rica. Ma le stoltezze, presto o tardi si pagano, e la scadenza, a due anni data, è venuta. ARRIGO CAJUMI Forse come prima. Quali le premesse del dibattito che sta per aprirsi alla Costituente? Le tnede.rime, in certo -nuxJo, di queNe che àwebbe.ro dovuto e voluto ispirare l'azione di De Gas-perial rttomo dol/'America: dotafle -~ Oove1'1W di q11ell'1mità ·a1tioo che consenta l'esecuzione di un programma di risanamento economico: in più c'è l'aggravamento de/a situazione mone– tari(I, e l'approfon<.kmento della crisi di sfiducia nel Paese. Di frome all'inefficienza dell'azioM govem~tiva, De Gli– speri intende chiedere ai rappre~ntm1ti della Nazione un'in– dicazione che gJ.i consent(I un rnocco più o meno profo,ulo dello schieramento politico su cui poggia il Governo. La ca– ratteristica deme>craticadi questo procedimento ha - se non ne sortiranno altri - i vantaggio aeUa persuasività mora:e, in qu011to ogni p(lrlito, chiamato a giudicare pro o contro l'operato e il programma governativo, si impegnerà siolenne– mente a seguire, -nel Paese, e in quanto Partito, la linea di condotta nella quale è stato impegnato il ooto. Ma c'è da domandarsi se questo leale e giusto procedi– mento sia atto a conseguire lo sccpo che De Gasperi persegue, e che questa Rioista, sin dal 1woembre scorso, indicava in una specie di « dittatura tecnica » della de11wcrazia, unica via di uscita dalla situazwne di debolezza dèll'esecutivo. Il compito di De Gasperj è difficilissimo. Deve tener conto .infatti della remissività sol,o apparente dei comunisti, disposti a quanto pare ad un allargamento mediante l'inclu– sione dei « tecnici » (in pratica, probabilmente, qual.che rap• pksentan.tJe delle di.ret·tive di politica economica della destra), ma non tale però che possa mutare.l'indicazione politica delle elezioni del 2 giugno. Su quest:a linea, sebbene con minore duttilità, marciano ancj1e i ,nenn:iani.Le più recenti dichiara• rioni di Saragat lasciano poi intendere che il suo Partito ac• cetterebbe di partecipare ad un governo allargato che 11on ~udiesse però i comunisti. V'edremo dunque, (o è al.meno da temersi) i due « tee• nici » liberali sommersi doll'ineli.minabi/,e d~idio politico co• munista-<lemocristiano? E perchè dovrebbero i liberali, ce– dendo a De Ca.speri qualcuno tra i loro più capaCi ed emi- 11e11ti rappresentanti, perdere i vantaggi deU'apposi~one? Questo, a nostro avviso, il punctum -dolens del. tentativo di De Gasperi per trasfonmare il compromesso in una for– mula imitarla. Abbiamo detto però che l' imposta~e parlamentare che egli dà aJJ.a situazione govematioo è ricca al.me ,w di vantaggi morm'.i.Se fl Governo che uscirà dal voto delr Assemblea do– vesse 1'einvolversi nell'-irnpotenza del compromesso, De Co– speri potrà almeno denwiziare in modo definitivo l' impossi– bil-ità di costiit.uireun esecutioo efficiente, per l'inadeguatezza dello schieramento del 2 giugno al.la situazione che è in se– guito maturata. Si (Presenteranno al.loro al.tre possibilità. 0 forse nessuna possibilità. E in questo caso come prima, o forse peggio di prima ... . ' U. ·S.

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