Lo Stato Moderno - anno IV - n.9 - 5 maggio 1947

LO S't'ATO MODERNO 191 sito della sorte dei popoli isolati di 40 o 50 miiloni di abitanti. Tropp_o lungo del pari diventei::ebbe il discorso, se dovessimo dire quali possibilità di sutura s'intra– vedono tra i due mondi, l'Occidentale e l'Orientale. Per il momento, a noi ItaUani conviene attenerci ad una realtà abbastanza ben definita che alternative non ha, nè contropartite. Chi la vuol intendere, l'in- tenda: tutto il resto è dilettantismo o, peggio, su1c1- dio. Mentre viviamo, le vecchie formule sono già tra– montate - « comunismo » compreso (non partito co– munista -; un mondo nuovo è già cominciato in cui tutto ciò che ci faceva o ci fa paura, che dominava o domina le. nostre decisioni e indecisioni, è già mor– to. La politica estera italiana è « obbligato·ria·»: tut– to sta a farla con intelligenza o no. · · GAETANO BALDACCI 1 PAPABJLJ L'architetto diocesano Quatrebarbe, in contemplazione davanti al rnuro di papà Mulot, soleva dire: - Non capisco come faccia a rimanere su! - Molti italiruni stanno da parec– chi mesi comportandosi come quel personaggio di Anatole France, e ripetono, a ogni nuova prova d'insipienza del Ga– binetto De Gasperi: - Perchè diavolo non cro:la? - Eppure, dai ministri su cui corrono le stesse storjeJ<:ee bons mots che cia;:ietarono durante il regime fascista, ·all'andamento genera:e, specie amministrativo e finanziaJio, è tutto 'un pianto! Ma la baracca, screpolata e scricchiolante, non cade ancora. A parte -le considerazioni sul « numero » e lo schiera– mento <lei membri del Parlamento, che comportano poche «combinazioni», c'è forse, e di gran peso, l'ostacolo della scelta ru un nuovo Presidente del Consiglio, che (se -sono vere,come sembra, '1e voci di un Titiro dell'on. Oe Nicola) può complicarsi per una contemporanea, o di poco dilazionata, sostituzione anche del Capo dello Stato. Vorrei quindi passare in rassegna i pap·a:bili, sperando che chiarir le idee in pro– posito non sia ~nutile. In corpo alla D. C. il nome che si è fatto a !più ri– prese, è quello dell'on. Gtronchi, ed è H solo. Di.fficile infatti credere che gli on. Campilli e Vanoni possa.no diventare, al– meno per qualche anno, Presidenti del Consiglio; che l'on. Bertone, così miseramente caduto mi.l'estimazione dei fi– nanzieri, ricompaia; che l'o.n. Gonella possa presumere di régenter altro che una sa:grestia, o ridur tale la disgraziata Minerva. Tutti gli altri, sono gente di quart' ordine, e l'on. Piccioni è tutt' ora vergine di .ministero. Resta dunque, a contender la successione D. C., il Granchi. Il cui passaggio al Ministero dell'Industria è stato aspramente discusso, e il cui ritorno soHeverebbe le ire dei produttori, i quali non hanno dimenticato le sue tenerezze pel corporativismo e .Ja demago– gia pianificatrice e regolamentatrice. Non so quanto il Gron– chi sia noto ali'estero, ma già lo vedo pugnare con la Con– findustria dal mattino alla sera, e internazionalmente poco ap– prezzato. Ci voghono altro che •le simpatie di certi settori socialisti per reggere, con i liberal-qualunquisti contrari, e i· comunisti agrodolci. La D. C. deve quin.di passar la mano ... pardon, la Presi– denza. A chi? Non so perchè, ma tutte le volte che mi viene nominato Corbino, ricordo i versi di Vincenzo Monti su Voltaire: E' costui di Ferney l'empio e maligno Filosofante, ch'or tra' morti è corbo E fu tra' vivi poetando un cigno ... I giudizi sul senatme Corbino, che 5tudiò '1a babtaglia dello Jutland come economi\\lta, son vari: c'è, tra la gente di affari, chi lo ritiene un « professore », e tra i professori, che lo pren-. de sul serio come finanziere. Siciliano che ha ,rischiato di esser sindaco di Napoli {cosa che avrebbe altiirate tutte le mie nozionisulla storia d'Italia), le sue prove <li ministro sono state a criticate dalla piazza (agitiata a comando dei comunisti) e dal– !' empireo della finanza, che gli ha Timprovernto un laisser faire coincidente col non far nulla. Certo, per stare ~ello stesso im– probabile ordine <li idee, Luigi Einaudi varrebbe assai di più all'estero, e fOTsesarebbe un po' meno sgradito alle sinistre. Le qual:i, si dice, amerebbero una soluzione Nitti. Il de– stino di Nitti è cuTioso. Con molte qualità, è riuscito odiosissi– mo a parecchi. Meridionale, non è apprezzato al nord; i suoi amici sono assai discussi; la sua germanofilia spasmodica è troppo nota; le sue relazioni statunitensi senrbrano -limitate a certi ambienti italo-americani ... Antifascista, è stato l'amico del partito che rncooglie i fascisti che non hanno avuto paura (l'u. q.) - gli a:tri, sono nel P:C.l. - e passa per monarchico. In una crisi dura, mancherebbe di coraggio personale (ce ~o ri– cordiamo, nell'altro dopoguerra, fuggire a Torino in una mac– china coperta di questurini, pochi studenti fisèhiatori) e, dicono, non è in buone condizioni di salute. Non lo vedo af– frontare. una Camera in tumulto, sormontare uno •sciopero ge– nerale, avere in ·pugno la burocrazia. Potrebbe fare dei pro– getti di riforme finanziarie meno abborracciati e balordi deg;i attua:i: voilà tcut. Escludiamo naturalmente, nella presente situazione inter– nazionale, una presidenza comunista. E una soluzione Nenni: Don Pietro, come lo chiamano gli amici, ;;uscirà forse eletto in lista naziona.\e con 10 deputati P.S.l. giacchè i due partiti so– cialisti (o tre, con Silone) sono già liquefatti. Il suo nome è un drappo rosso pei tori bovghesi, e una bandieruola rosa per le masse operaie di stretta osservanza comunista. AU'estero, non induce nè- inglesi, nè americani, a socchiuder Ja borsa per un centesimo; all'interno, tutti lo considerano una pedina del gioco di Togliatti. · Il conte Sforza è, a sua volta, innocente in fatto di am– ministrazione: concepisce la politica come un salon del bel mondo: è un personaggio del Paul Bourget di Cosmopolis, sperduto nei nostri tempi. U marais delle destre, non offre (tolto Corbino, impossi– bile per le sinistre) .J'isorse. Uno dei grandi divertimenti che la benigna sorte potrebbe riservare alla mia travagliata· esi– stenza, sarebbe di vedere Don Benedetto alla Presidenza del Coòsiglio,· o a quella della Repubblica: too funny for words, come dicono gl'inglesi. Ma tutto ,i;nifa credere che Croce non mi darà questa soddisfazione. E allora? La grossa testa di Bergamini, il faccione rotondo <li Giannini, la barba di qual– che neomonarchicò? Sogni! Tanto vale pensare a Finocchiaro Aprile, che mi ricorda Lucifero in Sicilia, ossia Mario Ra– pisardi. C'è, ancora, di siciliani, l'uomo di Versailles, Orlando, più vispo e garrulo di Nìtti, dicono, ma sarebbe ben triste vederlo in soglio, a recitare la parte di un Paolo Boselh re– divivo. E dove mebtiamo Bonomi? L'articolo 7 ha danneggiato lui, e gli altri membri dell'opera balilla, ma indubbiamente

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