Lo Stato Moderno - anno IV - n.9 - 5 maggio 1947

LO STATO MODERNO 205 ,nisti che prima di lui avevano parlato di risparmi eccess1v1 e <li consumo insufficiente, senza però convincere il mondo dell'errore della teoria ortodossa. Si possono far risalire le prime giuste critiche Jll '600. Già allora c'era chi non accettava sen– z".1ltrola teori:_idell'illimitato ben-eficio dell'att!vità risparmia– trice ma vedeva sorgere dei problemi. Il francese Laffemas, per esempio, criticava già nell'anno 1598 coloro che ritenevano il consumo de:la seta una dissipazione. Laffemas faceva rilevare che l'uso di articoli di lusso in ogni caso creava lavoro, mentre l'uomo avaro che accumulava il suo denaro causava solo po– vertà e miseria. Più tardi la favola delle api di Bemard Man– deville divenne famosa, In essa eg:i descrisse come improv– l'isamente tutte le api, e specialmente i fuchi, si facessero vir– tuosi astenendosi da qualsiasi spesa (si noti l'identificazione tra astensione da spese e virtù!). La conseguenza fu la povertà di tutta )a comunità delle api, disoccupazione e miseria. La con– clusione di Mandeville era la seguente: • Il grande segreto per rendere una nazione felice e prosperosa consiste nella pos– sibilità di dare lavoro a ciascuno. Per raggiungere questo scopo il governo dovrebbe dare il maggior appoggio possibile alle in– dustrie ed alle attività artigiane ed artistiche ... Solo con una tJle politica e non a mezzo di pettegoli biasimi alla prodigalità degli uomini ... sarà possibile raggiungere la grandezza e la fe– licità delle .azioni ». In nessun modo una parsimonia ecces– siva può rendere una nazione ricca., Qrresta favola fu ufficial– mente condannata da un Tribunale nel 1723 e stigmatizzata come immorale. Nei primi del .secolo XIX Malthus riprese il problema. I suoi scritti sono anoora oggi, dopo che Keynes ebbe attirato l'attenzione di tutto il mondo economico su questa questione, molto interessanti. Nei suoi Principles of Politica! Economy troviamo la frase seguente: « Adamo Smith affermava che la parsimonia aumenta il capitale, che ogni uomo parsimonioso è un benefattore e che l'aumento delle ricchezze dipende dal– l'eccesso della produzione sul consumo. on c'è dubbio che questo in un certo qual modo sia giusto. Ma è evidente che è gm•to solò fino ad un certo punto e che una parsimonia ecces– siva distruggerebbe l'incentivo alla produzione. Se ognuno fossecontento del nutrimento più semplice, dell'abbignamento più povero e delle case più primitive non ci sarebbe altra spe– cie lii nutrimento, di abbigliamento e di alloggio... I due estremi sono evidenti e risulta che bisogna battere una strada media... ». In un a:tro passo della sua opera Malthus critica il punto di vista del classico Say che aveva affermato: « un produit consommé ou détruit est un débouché fermé ». Mal– thus domanda .a Say: .« Come andrebbe a finire la domanda per beni eh consumo se ogni consumo, all'infuori del pane e del- 1' acqua, dovesse essere sospeso per il prossimo mezz' anno? •· Invano Ma:ùlUs continuava a mandare :ettere che trattavano le stesse questioni e criticavano a giusto diritto le concezioni classiche, a Ricardo, il fondatore dela teoria classica. Ricardo passava questo tema sotto silenzio; ed il .problema restò in.so– luto per un'altro mezzo secolo. Quando J. A. Hobson e A. F. ~lummery nel 1889 nel loro libro The Physiology of lndustry s'interessarono nuovalT)ente della questione, e anch'essi dimo– str.irono la possibilità di un risparmio eccessivo, la cattedra di economia che teneva Hobson all'Università di Londra gli fu to:ta, e questo per l'intervento di un professore di economia che aveva letto il libro e paragonava il suo contenuto con il tPnlativo di provare che il mondo era un disco piatto. Ri– cardo e la sua teorla avevano conquistato - per parlare con le parole di Keynes - J'Inghilterra in un modo cosi assoluto, come una volta l'Inquisizione avtva conquistato la Spagna. Il problema della domanda effettiva scompare per lungo tempo dalle discussioni scientifiche. Anche la nostra genera– zione di economisti fu, almeno fino a dopo j] 1930, istruita nel seQ\0 della teoria classica secondo la quale « consumo insuf- ficiente », « produzione eccessiva», e • risparmi eccess1w,. erano idee senza base scientifica che non occorreva discutere. Ormai ,però :a concezione fondamentale di Keynes è stata ri– conosciuta ed accettata da molti economisti di tutto il mondo. Malgrado questa quasi completa unanimità nella diagnosi del problema del pieno impiego ci sono però fondamentali contro– ,·ersie riguardanti le conclusioni pratiche che bisogna trarre dalla diagnosi. OTTO J\1ATZKE Borsa nera dei titoli Da un mese circa è stata ripristinata la 'Sovraimposta di negoziazi,;me sui titoli axionari nella misura del 4% del prezzo o valore piene, cl,opo nemmeno un anno dd.la abrogazione totale del precedente tasso del 3%. La sovraimposta si applica pu.re alle cessioni dei titoli emessi dalle Società e, questa volta, andrebbe a carico per metà al cedente l'1 per l'altra metà al cessionario, salvo la responsabilità solidale dei contraenti e degli intermediari nei confronti della Finanza. Credere che il cessionarie, sopporti in. effel't-i il balzello è una mera inge– nuità: da che mondo è rmondo igli oneri f,iniscooo ad essere « ribaltati • ,sempre sul compratore terminale e quindi lo sdop– piamento in parola è P,iù -che ,dtro una formuiJità giurimca. Comunque non è certamente un'imposta che possa pre– oocupare i poverelli, e trooorebbe la .wa fondata ragione nel– l'urgente nooessità di contribuire ad aumentare gli introiti dello Stato. Senonchè è probabile che essa venga rpagata in toto sol.o dai risparmiatori, cioè da colcro che acquistano dei titoli a puro scopo d'investimento (investimenti che, d'altra par– te, hanoo una funzione di primissimo piano nella uita dei paesi basati suMeconomia ,privata in quanto, come è noto, assicu– raoo gU indispensabili incrementi di beni capitali peT il pro– gressivo soi'luppo delle imprese), oonchè dal piccolo ceto me– dio che, non avendo una ,cas,eJJta, o un pezzo di terra o un paio di vacche, o modo di imbastire una propria attività com– merciale, sembra orientar&i, di fronte alla soolutazione dei titoli di Stato ( peT ironia della sorte, si sud.e chiamarti ancora titJoUdi « t1.1,tto ri.poso ») venro qtieJU azio1UJri,al precipuo scopo cu costituire una riserva per le necessità f utu.re e ol.ller-ne della uita, evitando di grauare sul bllancio dell'assis/Jenza pubblica. Di contro, qWJsta speciak imposta favorirà enormemente Il sorgere della specukizione meno sana, di cowro cioè che comprano e vendono all'unico fine di lucrare sulla differenza. Qui la Stato non sol.o non incasserà il 4 %, in quanto le ope– razioni saranno fatte·~ parola (fin.ti sospesi, operazioni re– volver e uia dicendo), ma perd.ef 'à pef'fino l'introuo della tassa di bollo sui foglietti, bollati che non oenisseTo ,:edotti, per ta– cere dell'isterilimento apparente degli affari e delle indirette diminuibe possibilità d'limposizioni fw;ol.i. Accanto allo sconcio della borsa -nera delle valute sorgerà, cosi, fatalmente la borsa nera dei titoli azionari a tutto danoo e in sleale concON'enza di 001.oroche scrupolooàmente osi;erveranoo la legge. La Stato, impoliente, assisterà impassibile al mal.costume. Un semplioe aulriento deUe tasse sui fissati bollati, inoece, sarebbe stato sopportato senz''OltTo da rtutti e avrebbe OSIS1CU· rato una discreta fonte d',introUi fisooJ.i. senza dare l'esca ad un ennesimo mercato clandestino. Comunque lasciamo al fjitti di dire l'ultima parola. T.

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