Lo Stato Moderno - anno IV - n.9 - 5 maggio 1947

LO STATO MODERNO 201 Disoccupazione. e piani di Ricostruzione Al 31 gennaio il numero complessivo dei disoccupati in Jtafia.secondo le statistiche deg;i Uffici di Co:locamento, su– perava i due milioni con un aumento da'I settembre scorso di circa 400 mila unità. La percentuale dei'disoocupati risulta così quasi doppia rispetto a'I i:irnite (3 %) che il Beveridge chiama di disoccu– pazione -insopprimibile anche in tempo di Full Employment: in rapporto• poi al primo ,dopoguerra si può Tilevare che i! numero dei senza lavorb è quintuplicato (400 mila nel 1921) e decuplicato rispellto agli anni del riassestamento economico del '923-25. Al tempo della più eccitata effervescenza fascista - malgrado -ibempensati <l'oggi stentino a crederlo - il nu– mero dei disoccupati aumentò progressivamente, sì che nel 1932 si superava il milione: dopo il '33, per aboliTe la diisoc– cupazione, il governo fascista con drastica misura proibiva ... la pubblicazione del'le statistiche. In ogni modo si \Sa che da quel tempo la depressione è stata crescente per giungere, in quest'u'.timo periodo, aJ.:a fase galoppante. E' quindi lecita la domanda: che cosa rha fatto il G<Jver– no per fronteggiare questa situazione che, grave, minaccia di diventare irreparabile? Si può dire ohe, delle varie misyre che possono prospettarsi, id G<Jvemo 1ha concretamente agito in un solo senso, favorendo .J'emigrazione e ~iusoendo a va– rare accordi abbastanza soddisfacenti oon alcuni paesi. Una parte così dei ,disocoupati, sia pun- minima, troverà ,lavoro al– l'estero. Ma ovviamente questa non è misura bastevole, e· ben altro deve essere predisposto. Il pensiero corre subito alle opere pubbliclie: i disocup– cupati dimostranti oontro il Governo pretendono sia dato im– mediatamente inizio a opere pubBliohe; fuomo della strada che getta lo sguaroo intorno e ved'e cumuli di macerie, fer– rovie da ricostrui,re, strade da ,render praticabili, ponti da riassestare dà ragione al disocupato dimostrante. Si aumen– tino 1 le imposte, si incamerino i sovraprofitti e si costruisca. 1 oi non ci sentiamo .di dM torto nè al disoocupato che tira la cinghia da mesi e forse da anni e la fa tira.re alla SU[!. famiglia, nè all'uomo del:a strada che ragiona semplicistica~ mente. Ci sentiamo di dar torto, però, al Govemo. Il qua:e Governo, se pare essersi risvegliato ai primi fre– miti della primavera, come argutamente dice Paggi, di fronte alle cifre (oh! mai più d'ora fredde!) del nostro bilancio, non pare essere tuttavia ent>rato nell'ordine d'idee che !a politica economica di un governo esige sempre, e massimamente in tempi come questi, una linea di~ettiva precisa con interventi coordinati e .pos,itivi. In tempo di orisi -gli interventi dello Stato sono sempre stati numerosi ed ampi, e siamo convinti che interventi numerosi ed ampi siano ora più che mai ne– cessari per mettere in •sesto <la nostra situazione economica e finanziaria: ma Ì'intervento non potrà mai essere i! bisturi che risana se Erammentario e timoroso o incapace di agire fi– no in fondo. Le untime misure proposte dal ministro Cam– pilli. ad esempio, non saranno certamente suffioenti, e già La :\falfa, appena i•: progetto fu presentato alla Costituente, ebbe ben validi argomenti per dimostrarlo. Ma qra, senza vo– ler prendere di petto tutta la questione del nostro dissesto e senza voler tentare una critica a tutto. un sistema, vogliamo restringerci al problema della disoccupazione, che, problema politico e pro~erna economico, deve essere tenuto presente nel piano di risanamento del G<Jvemo. · li Governo si trova di fronte ad oltre· due mHfoni di <liçoccupatiriel periodo forse più critico della depressione: il non aver già da tempo predisposto gli •strumenti n~ssari per fronteggiare il fenomeno, per padroneggia11!0 ci almeno in– fluenzarlo, forse non pregiudica ancora la possibilità di rag– giungere qualche miglioramento duraturo. Si sii, che le opere pubbliche reclamate dai disoccup'ati, se possono alleviare la disoccupazione, se anzi rappresentano il .programma centrale di questa politica, non possono esau– rirla. Accanto ad esse si prospetta la necessità di provvedi– menti fiscali, ,la ,necessità di adeguati provvedimenti di ca– rattere finanziario (ferma politica monetaria e creditizia), la necessità di misure previdenziali: si è detto che, solo molto relativamente, la politica del!'emigrazione può a:leviare la orisi. Ma se tutti questi provvedimenti devono ess~e. coordi– nati f.ra loro, perchè senza coordinazione si raggiungerehher'l soltanto risultati frammentari e insoddisfacenti - come ebbe • a dimostrare l'esperienza del New Dea) limitato a interventi parziali nel campo finanziario e spesso l'uno ali' altro contrari -, vogliamo insistere che particolarmente per quanto riguarda le opere pubbliche si impone l'impostazione precisa di un piano, senza il quale non solo non si raggiungerà alcun serio risultato ne1la lotta contro la disoccupazione, ma addirittura si aggraverà, alla lunga, i 1 ! male. . Quando sentiamo che, dopo manifestazioni di una certa ,gravità, il Ministero del Lavoro o questo o quel prefetto, presa sati dal pericolo di maggiqri agitazioni, promettono e met– toi;10in esecuzione questa o quella opera pubblica, non pos– siamo non rimanere perp!essi pensando che non si può nè si deve, specialmente oggi che i 1 ! problema de:la disoccupazione è così intimamente legato a quel.lo 'della ricostruzione, dar inizio a lavori sporadici non inseriti nell'insieme di un più vasto piano. Gli economisti che si sono occupati del problema sono discordi sul « momento » più opportuno per !l'inizio di un . programma di opere pubbliche: sostenendo alcuni che con– viene aspettare che sia già avviato il processo di riassesta– mento della situazione economica (Bresciani Turroni: Intro– duzione alla politica economica pag. 243) perchè può essere pericoloso iniziare un programma di ricostruzione quando perdura fo squilibrio fra costi di produzione e prezzi, aven– dosi ragione di credere che in tali condizioni r espansione deble spese pubbliche e del credito porterebbe al risultato d1 . impedi.re la diminuzione di certi prezzi; sostenendo altri che tale momento viceversa deve coincidere con !o scoppio della crisi. . In ogni caso, però, al delinearsi della crisi, lo Stato deve' predisporre le misure che ritiene più idonee, per applicarlè al momento che riterrà più propizio. Ora, il nostro G<Jverno, se non sarà troppo ta'l'di, nel predisporre. le misure per ,risa– nare la nostra economia non potrà dimenticare che nel qua– dro di questo risanamento occupa gran posto ìl problema della disoccupaz_ione: Se non vorrà continuare a sperperare improduttivamente i suoi fondi (oggi .Jo Stato non spende troppo, spende male) in opere inutili o improvvisate o, quanto meno, meno utili di quanto potrebbero essere; se non vorrà continuare con il sistema dei sussidi ai disoccupati, misura che per il suo stesso carattere non può essere che transitoria ,dovrà atuare una politica organica ·che miri nello stesso tempo al riassestamento del bilancio ed alla ricostruzione mediante onere pubbliche. Ma poichè, come si sa a~che dai più profani, una politica di lotta contro la disoccupazione mediante opere pubbliche non può durare aJ.\'infinito (a meno che non c~ si metta sul piano di una politica autarchica o addirittura di guerra), ·ma è temporanea per fronteggiare situazioni di crisi, il piano da adottiarsi dovrà essere -impostato in modo da

RkJQdWJsaXNoZXIy