Lo Stato Moderno - anno IV - n.9 - 5 maggio 1947

202 LO STATO MODERNO permettere che, mano a mano :a situazione di crisi migliora, l'assotbimento della mano d'opera disoccupata venga operato dalle imprese private, sollevando cosi lo Stato dall'onere delle spese eccezionali che è costretto a sostenere. E' evidente che allo Stato si presenta oggi un'alternativa brusca assai: necessità da una parte di limitare le spese, ne– cessità dall'altra di arginare la disoccupazione con I' allesti– mento· di lavori pubblici. Ma è altrettanto evidente che il problema peggiorerà di giorno in giorno se lo Stato• non rie– sce a mettere in moto la macchina burocratica amministra– tiva (quando si capirà che la prima base per la risoluzione del problema fiscale è di rivedere l'organizzazione tributa– ria?) (' 0 ); se non riesce a mettere in carta ed in opera un piano organico per la ricostruzione e le opere pubbliche, impostan– dolo in modo che attraverso di esso tutto il settore produttivo tragga vantaggio e possibilità di incremento; se non si riespe a capire che è assurdo un vasto piano di impiego di mano d'opera senza una paralle'.a politica creditizia e monetaria; se non si smette di dar corso ad opere di scavo o di lavori a regia per accontentare un migliaio di disoccupati dimo– stranti in vi;ile Africa; se si continuerà ad eludere il problema grosso e vero della disoccupazione in aumento mettendo sem– pre nel cassetto ie questioni spinose per risolvere solo, e con mezze misure, quelle marginali; se si persisterà, in una pa– rola, a camminare sulla vecchia strada. Verrà allora il giorno in cui i problemi non saranno più risolubili. O meglio, siccome la storia insegna che i problemi ven– gono sempre a maturazione piena, avverrà che non sarà più la democrazia l'istituto capace di risolverli, ma si 1'isolveranno da sè, in un modo o nell'altro. In quale modo, anzi, è facile capire. FRANCO CINGANO (') Paolo Sylos Lablnl trattando net n. 3 di Critica Economica questo stesso argomento faceva rilevare che iplù dell'alto costo del:e materie prime, più delle dif!fcoltà del trasporti, U fattore negativo più Importante all'effJcace polltlca delle opere pubbltche era dlto dalle difficoltà burocratiche e amministrative. PROGRAMMI ELETTORALI l programmi elettorali, anche quando non si ha il co– raggio di dichiarMl.i'apertamente tali, hanno sempre un grave difetto: quelw, proprio, d'essere dei programmi el.ettorali. Non è, quesPa, .una boutade. E' una profonc&i verità. Un program– ma di tal genere deve neoessariamenk distribui-re promesse non solo a sr'nistra, ma anche a destra. Ne scapita spesso il senso logico che t-iene o dovrebbe tenere unite le singole parti del programma. Figuriamoci, poi, qt/lJIU.UJ si tratti di un pro. gromma econ-omico. • Negli scorsi giorni il parbito comunislla, e poi successiva– mente quello socialista; hanno pubblicato, ciascuno, un pro– gramma econonuco per ristabilire la trabaUante situazione monetaria del paese. Las<:iamopure eia parte i'e frange dema– ~giche che, in documenti come questi, paion quasi d' ob– bUgo. Vediamo il sol:ul-o. Compito assm difflicile, proprio per– chè le tesi sguscian dalle mani tanto meglio quanto più si crede di al)erle afferrate soliidamente. C'è, ad ogni modo, una tesi centrale: quella della pia– nificazione. Con la pianificaziorle, si dioe, ogni problema eco– nomico viene risdlto. Ognuno, però, deUa pianificazwne si fa un proprio concetto che spesso non è economico ma sol.tanto polit-ico; onde sempre s'arena ogni vellçjtà pianificatrice. Subito un esempio: s'afferma che il potere d'acquisto dei salari si difende mediante l'approvvigionamento preferenziale a- prezzi contr<Jllatjdei generi necessari alla vita. Ciò significa, se le- parole hanno un senso, un ritorno puro e semplice agll ammassi totalitari di tubti i generi alimentari. Chi ha R co– raggio di d'tl'lo apertamente? Non si dimenl!ichi che l'espe– rienza dell'ammasso del grono va dimostrandosi sempre più disastrosa. Nell.a prossima campagna raccoglieremo, si e no, 50-55 mii.ioni di quintali di grano. Dopo averne tolti 10 per le semine e 30-35 per l' ali'mentazione degli agricoltori, ne re– steranno pe~ gli ammassi, se tutto andrd bene, 10-15 milioni di quintali. E ciò perchè mano a mano che la coltivazione del grano è 1:/iventata antieconomica, sempre più l'area è statll rist-retta. Altro esempio: di pianificare ogni settore della produzione si parla, salvo che del lavoro. Strana dimenticanza. Ora ~ bene dire chiaro e tondo che se si vuole sul serio pianifica-re, bisogna porsi il problema di spostare « obbligatoriamente • mano d'opera dai luoghi e dai settori dove ~ esuberante per convogliarla Qerso quelli dove manca. Non è un mistero per nessuno che in molte zone agricole la mano d'opera fa di– fetfJJ. Ed è pure pacifico che in altrie zone, come a Roma, la mano d'opera non qualificata è suberante: altra graziosa ere– dità del fascismo. Che s'aspetta a trasferire questi disoccupati a vita da Ronw alle zone agricole che difettano di mano d'opera? Altro esempio ancora: si parla di un salario reale che non supera il 45-50 % di quello anteguerra, mentre la pro– duzione è del 70-80 %. Non basta affermare queste cifre. - Bisogna anche dimostrarle. Intanto non è vero che la pro– duzione abbia toccato questo livello: forse solo quella agri– cola. La produzione industriale, che è quella poi che inte– ressa ai fini del calcolo dei salari, non supera certo il 50 % del livello prebellico. Per quanto riguarda il salario reale, c'è poi molto da dire. Son pronto ad ammettere che in una fa– miglia con uno solo che guadagna, il salario è assai basso. Ma quando in una famiglia vi sono più unitd lavoratrici, come molte volte capita, il salario reale della famiglia tocca quello prebellico. M altissimi sintomi denunciano che in larghi strati della .popolazione vi è un potere d'acquisto esuberante. Chi ha il coraggio di proporre mezzi drastici per scremare questo potere d'acquisto esuberante, eventualmente con sistemi li risparmio obbligatorio? 1 D'accorda che i mezzi drastici debbono essere usati nei confron~i di tutte le ,classi. E qui viene in balil.o il nostro si– stema finanziario. Si vuole o non si vuole capire che è sul reddito che bisogna colpire, non sul capitale? Naturalmente questa sembra una eresia; ma è un puro e semplice dato di fatto che qualsiasi imposta si paga con il reddito corrente: perchè qualsiasi inicisione sul capitale reale impone, per es– sere effettuata sul serio, una tale inflazione creditizia da oscu– rare quella in corso. In conclusione ritengo che oggi non sia molto facile ri– durre la spesa COl!lplessiva pubblica, anche· perchè una poli– tica deflazionistica imporrebbe uno sforzo tale che non sa– rebbe - sopportabile da molte aziende. Penso, invece, che sia possibile stabilizzare tale spesa e finanziarla con una energico politica intesa a togliere dal mercato il potere d'acquisto es11- berante. Questa è l'unica politica « pianificatrice • che si può e si deve fare. Politica che ristabilirebbe l'equilibrio tra merci disponibili e mezzi d'acquisto, portando a salvamento la lira. L. L,

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