Lo Stato Moderno - anno IV - n.9 - 5 maggio 1947

LO STATO MODERNO biale il convertirsi del rimpianto in disprezzo. Niente di strano che talvo:ta quel rammarico semqri rancore. Questo ~ il cd!lidetto disdegno dei giovani per il passato. Non dimentichiamo poi che il passato agisce al di fuori Jel ragionamento. E' memoria, è fantasia. Vichianamente tanto più forte, quanto meno solido è. t: raziocinio.. Anche cosi agisce il passato: inclina il giovane a essere insieme conservatore e radicale. Anche per questo g:i spregiudicati, gli « enfants térrib':es », i deca,pitatori <li ido:i sono in fondo « ci-devants », codini, «mouscardins ». E se parlando deJ:a gioventù intendiamo la giovane intelligenza, il discorso po– trebbe essere esteso, 5U un piano diverso, a:)e chiappe, a,:Je zazzere, alle falde dei teneri snobs, e a tanti altri aspetti della gioventù. Il futuro dei giovani è un ieri luminoso. Ma:grado i giudizi schiafft!ggianti, le sciabolate negatrici, i loro animi sono indulgenti, sensibili a tutto ciò che tocca J'.amabi:e fantasia. Sotto quei Vo:taif'e, tanti Candides. Quanto sia serio il concetto de!la libertà lo prova il fatto che i giovani non la amano e non la intendono. Come :e donne (si dice), amano la soggezione, la dittatura. Sen– tono 1stintiwmente, e giustamente, un bisogno di guida e di disciplina, e perciò la discussione, l'iniziativa, la libertà di pensare li mette a disagio, li sconcerta come una so:itu– dine. E' per questo che nelle discussioni si assordano furio– samente. Cosi si fanno compagnia. Il rumore, l'agitazione li associano, li tolgono dall'isolamento de:Ie idee. Discutono per non pensare. Pensare un concetto, coltivarn una convin– zione, in , f-orido signi.fica.chiudersi in una triste solitudine, isolarsi, sta-re a tu per ,tu con le proprie idee, e subirne tutti i dubbi, ~e de!usioni, le vicissitudini che insieme con le esal– tlzioni esse suscitano. Perciò, contro le apparenze, il senso gregario è proprio della gioventù. Certo ~•attitudine dell'uomo indipendente o de: ribe!le, come ogni modo di esibizione, lusinga le perso– nalità del gio.vane, ma nori è un suo atteggiamento spiritua!e, Anche nella ribe:lione eg:i cerca la corrente, e questa, ab– biamo veduto, fluisce di preferenza a rit,roso, scorre verso· il passato. Ritornare a•:J'Eden, racçògliere a:meno le briciole dei conviti trascol'5'i,non rinunciare al iniele de!la tradizione, al sapore di tante esperienze, questo è in fondo l'appetito de: giovane, :a sua cosidetta fame di esperienza. II. Se queste sono le inclinazfoni naturali dei giova!}i, la pedagogia del ventennio avrebbe· dovuto portarle a.:l'esaspe– razione, Invece non è stato co~. Ha esercitato un'aziooe piut– tosto blanda. Ha accentuato lo spirito gregario, ma senza farvi presa. Ha avuto in suo possesso· quel:e coscienze, vi ha arato e seminato, e non vi ha raccolto. Le indinaz-ioni al nazionalismo, le infatuazioni imperia'.istiche di questi anni non si possono certo negare, ma non hanno a:,terato la fi~io– n01niadei nostri giovani, non ne hanno fatto deti estremisti reazionari, dei fanatici chauvinisti, come è avvenuto in Germa– nia o in Romania, Il razzismo non ha fatto presa. Un senso di equilibrio e di moderazione, in fondo di incertezza e di scet– ticismo, sono stati i caratteri dominanti de:Ja gioventù. L'en– tusiasmo giovan"i'.eha prodotto sempre molto fumo e poco fuoco, · ·· . · Se un'accensione di quegli ideali conservatori vi è s~ta, diremo che non fu opera da-etta ·del fascisino: 'il qua'.e vi soffiò sopra a piene gote, ma non ne trasse che fumo. La propaganda, l'accademia, la scuo:a non provvidero nemmeno la stipa sufficiente per quella fiammata .. In a!tre parole, i Vo!pe,gli Ercole, i Gelida, i Siva ecc., contribuirono certo a coltivare un'opinione orientata come sappiamo, e diedero materiale documentario e critico che doveva nutrire con so lida cultura quegli ideali e quegli entuswmi, ma non riusci- rono a promuovere .un efficace movimento di studi in questo senso. La ~oro modesta produzione ebbe un'efficacia molto scarsa, che non uscì da: campo erudito; e anche se influi in qualche modo sulr opinfone pubb:ica, non le ispirò mai fervore. ' Il fascismo feoè co~e chi vuol tenere acceso a lungo • un fuoco con poco fiato e ·poca legna, cercando di ~ttizzare la scarsa brace che rimane, col ,rivoltar:,a di continuo e col separarla accuratamente dalla cenere. Tutta la ,sua aziooe consistette nel,!' impediTe la diffusione delle altre tesi, cosmo. po:itiche o europee, e nel soffocare ogni erotica avversaria. E nel far questo, ~appiamo, non ebbe scrupo:i. . Il tizzone che i: fascismo alimentava era costituito dal superstite spirito dannull2iiano: residuo di una fiammata che .aveva dato calore e ìuce durante un lungo periodo di tempo, assa~ denso di eventi (l'irredentismo', la guerra libica, l' inter; · vento, la guerra mondiale, Versai/ 1 :es...), e che si era spenta con gli u'.timi bagaoI'i dell'avventura fiumana. Al ca!ore di quelle fiammate il fascista del 1920 correva e saltava agil– mente, in camicia di satin; spente qualle, anche imbottito ..... di orbace, si senti intirizzire. Callata que!la luce, la sua fisio– nomia e la sua statura apparvero ciò che erano, perdettero il loro guappo e avventuroso ehm-me. E' ormai pacifico vedere nel dannunzianesimo una mooi– festazione rettorica che va o!tre il semplice atteggiamento letterario: un episodio di cult'l.lra che ebbe svr:uppi politici impreveduti. Ma ancl\e sotto l'aspelito letterario, un curioso fenomeno il:uminante. Chi C01Dfrontila lnostra ·qetteratura . • rle!l'epoca con la letteratura europea di queg:i anni, stupisce di una differenza cosi vivace e cosi poco avvertita dai con– temporanei. Tanto più notevole :in quanto proprio allora la nostra culturn vo:eva rifarsi a temi europei, entrare nel cir– colo d'interessi meno tradizionali. Il gusto degli stranieri, co– munque lo si giudichi, tendeva in que! tempo ai problemi più inquietanti, e cercava forme di un'aderenza imm~iata, · niodi di espressione intimi e primitivi,· aperti e indefiniti, La· poesia dann'1nziana viceversa andava tutta alla per.fezione formale, a 1 l turgido e al cang-iante. Que'.la poesia si sfonava tutta verso l'inafferrabi!e, que!;ta godeva di afferrare e di fer– mare con compiacimento virtuoso. Così mentre l'animo mo– derno è tutto orientato verso ìa problemati~ità e rinquietu– dine, il nostro (e non soltanto in letteratura) ·inclinava a:le sintesi formali, pronte e efficaci, a•:le fucili soluzioni. Niètz: sche, !i'! prammatismo, J'ideali5mo, perdettero in Italia ,il ca– rattere di problemi, divennero soluzioni. Come liberi trà· piantati in ritardo, non diedero che fogliarne. Il fenomef!Odel fascismo ·è in. linea con questa tendenza, tutto rivolto verso le pTOlllte cono'.usioni, verso l' eclettioo, l'ibri- do, il formale. Teniamo conto che il dannunzianesimo è il prefascismo, non ancora il fascismo. Iii fascismo non si ·riw:ve in uno stato d'animo, nè in una cong>iura di interessi bor– g~si. Il gusto dannunziano è servito bensì d'esca verso la piccola borghesia per. attrarla ·nella trappo!a autoritaria, nella ~ prigione anticostituzionale: borghesia che, come classe media era chiamata all'iniz>iativa politi-ca, e quindi al governo de– mocratico, e che aveva tutto da perdere e. niente da guada– gnare in. quel mutamento chiamato rivo:uzione, ·1-n cambio, ·ebbe dal regime ca,riche e impieghi, ma soprattutto parole, musiche, bandiere. Barattò veramente la sua Rrimogeniturà - per· meno di un piatto di lenticchie, ·" · . Dietro la •banal!tà di _quei gesti danrtunziani stava tut• tavia un cellto spirito poeti~, un senso ileBa n~ione e della . storia che oon -è pìù. quello c.arouooiano. Ne è msleme, il tra-dimento e lo .&'V'iluppo.Non è più Ùna visione morale e civica, ma ne~meno, come è stato detto, e9Clusivamente e.ste-_ tizzante. Non-è so:o un bosco frondoso di memorie, la st(!ria, un '1razzo, Non bisogna coofoudere in qQesto campo )!1 ~pi-

RkJQdWJsaXNoZXIy