Lo Stato Moderno - anno IV - n.8 - 20 aprile 1947

182 LO STATO MODERNO 3. - Questo concett:o è ripreso e svi'.uppato nell'ultimo numero di Newsweek, in un acuto comment:o, nel quale è fra l'altro detto: « Gli imperi, più che venir creati, si formano per accumulazione. li diffondersi dell'influenza di una na– zione è dovut:o ad attrazioni òall'estemo alttrettanto quanto a spinte dall'intemo. Noi siamo trascinati in determinate situa– zioni perchè si_amola sola nazione che sia in grado di col– mare taluni « vuoti • economici. Una chiamata dal destino - in questo oaso da parte della Grecia e deKa Turohia - non è cosa nuova all'esperienza americana. E' cosa ohe si è ripe– tuta dal momento in cui siamo divenuti u-npaese libero. Ab– biamo continuato ad avanzare: la Louisiana, la F:orida; il Texas, l'Oregon, La California, I'AJaska, le Hawaii, le Indie Occidentali e le Filippine: ecco le pietre miliari. Ogni passo avanti creò le premesse per il passo sucoessivo. E nel:a nostra attu:le situazione, in Europa e in Asia, la rapida cedenza òak forze de:nmpero britannico ha determinato un nuovo ciclo di attrazioni e di spinte». Un siffatto quadro de:Jo sviluppo espansionistico ame– ricano è suggestivo, ma sommario. Esso deve essere integrato da un esame del contenuto, dei fini, dei modi di queste «spinte• dall'interno che, non meno del.:e «attrazioni• dal– !' esterno, hanno condizionato e concretiat:o l'e51pansione ame– ricana. E su ciò vi sarebbe da scrivere un volume. Ci limi– tiamo a .qualche cenno. O meg:io, a una constatazione: che cioè proprio qui, nella natura di queste ,« spinte • interne, po– trebbe ravvisarsi uno dei tratti cara~teristici della « svolta » che -stiamo attraversando. In una documentata e sota:e analisi wgli ideali della politica estera americana tenut& a Londra, a Chatham House, ia SCOl'Sa estate, rl noto st'lldioso P. W. Bidweil faceva ri!evare che « per i primi 125 anni de!;a loro storia nazionale, gli sta– tunitensi non hanno avuto idee generali e positive circa una politica estera ». Dal:a costa atlantica essi si espansero verso ovest, sempre più verso ovest; raggiunsero il. Pacifico e vi avanzarono; con :a guerra spagnola del 1898 si insediarono net!e Frlippine. Ma non molti americani compresero che l'in– sediamento nelle Filippine· non era una ulteriore tappa verso ovest. Esso significav-a molto di più: significava l'acquisto da parte deg:i Stati Uniti del!o status di potenza mondiale. Po– chi lo compresero; e così pure non tutti compresero la :ezione deBa guerra 1914-1918. E J'iso'..azionismo, con il ripudio del traMato di Versai:1es e del Covena,"t della Lega delle Nazioni, finì con l'avere il sopravvento. In fondo, gli americani si illudevano di po-ssedere un cor– pus di pensiero politico, una tradixione di condotta. Si appe!– lavano al testamento di Washington (che li ammoniva di evi– tare le entangling alliances), ed alla nota dottrina di Monroe. In linguaggio de:I'uomo comune, pensavano che g;i Stati Uniti non dovessero .impiociaisi degli affari europei, e che l'Europa non dovesse impicciarsi deg:i affari americll!li. Si appeJavano cioè a due principi negativi entrambi, legati da un nesso dialettico e:ementare. Non erano consapevol:i ohe la complessità della vita politica ed economica de! secolo XX non avrebbe a lungo consentito loro di sottrarsi alla respon– sabilità che loro derivava dal possesso della maggior forza mondiale. · .Afdavigilia de:la seconda guerra mondia!e, gli isolazio– nisti erano ancora, numericamente, in sopravvento. Ma Pear: Hll'Tbour e la bomba atomica rutnno ape11tog:i occhi a tutti. L'America è divenuta world conscious. li vecchio dissidio fra « isdazionisti » e « interventisti », più che annulJ,ato, è stato superato. Ed oggi si assiste al caso che proprio coloro che re– cano ancora in sè traccie di isolazionismo, sono indotti, per timore della Russia, a propugnare una politica e attiva •· Di questa nuova « coscien7J8 mondiale » dell'America possiamo ravvisare testimonianza ia t'lltti gli esperti e i « co– lonnisti• di po:itica estera. Da Walter Lippmann, quando dice che gli Stati Uniti sono divenuti ormai il centro dell'Occi– dente e quando formU:a la sua teoria della Comunità Atlan– tica, a Bidwell, quando dice che l'emisfero occidentale deve opporsi, con .Ja forza se necessario, a qua!!siasi tentativo ege– monico di una potenza nell'Europa oocidentai:e (singolare tra– passo all'America di una funziono di equilibrio e di 'inter– vento nel Continente europeo, fino a ieri tipica della Inghil– terra). In pari tempo, sul terreno ufficiale, questa world con– sciousness americana si è venuta senwre più chiaramente pre– cisando. Nel marzo 1946, con il primo irrigidiment:o de1..:a po– litica di Bymes. Ne: gennaio 1947, con la sostituzione di Marshall a Byroes. Nel f-ebbraio 1947, con l'arunmcio degli aiuti alla Grecia. Il 1° marzo 1947, con una dichiarazione di Charles Eaton, presidente della Commissione degli esteri della Camera, in cui era detto: « E' giunta l'ora per ,gli Stati Uniti di annunciare che accettano i! loro destino di massima po– tenza mondiale. Dobbiamo accettare tutte le responsabilità di ta~e posizione, costi quello che costi». J.l 12 marzo, con il rude disco.rso di Trnman, tanto rude e ,tanto noto da esimerci da ogni commento. E il 25 marzo, infine, con una di:chiara– ziorre del ministro della Marina Forrestal ohe diceva: « Le D'avi americane si recheranno oV'llnque, e l,a vista della ban– diera americana in ogni parte de: mondo divelll'à tanto co– mune da non suscitare partico:are interesse. Noi avremo de'.le navi OV!llllquec'è un mare». Vediamo qui dunque in qual senso, alle «attrazioni» cla:ll'estemo, gli ambienti americani rispondano con una ,pre– cisa volontà di presenza e di intervento. Quanto poi ai modi, attraverso cui questa vo!ontà sembra esplicars.i, due precisa– zioni ci paiono necessarie. Anzitutto, è necessario sotto!ineare la misura in cui la cosa pubblica, in America, viene attua.mente controllata dai miÌitari. Esitiamo, naturalmente, ad accedere alla inter.preta– zione (o al.Ja bou:tade) recente di un giornalista svizzero, se· condo il qua,;e lo spirito di casta degli ufficiali americani, e r1 .Joro peso nel paese, potrebbero trov-are un parài:elo in quanto accadde in Germania dopo la ,guerra 1870-71. Sta però di fatto che la situazione, oggi, è quale ,viene descritta nell'ultimo numero della Tribune des Nauons: « La de':ega– zione americana a Mosca è essenzialmente composta e di– retta da militari. A Washington, i posti-chiave nell'ammini– strazione civi:.e sono occupati da generali e da ammiragli, e in quei dipartimenti ministeria:li che ISOIIO retti da civili vi è guasi sempre un militare, la cui voce si fa udire - e ascol– tare - al momento delle decisioni. Importanti ambasciate e la maggior parte delle funzioni importanti mi Pacifico e in Asia sono affidate a militari. Inoltre, fatto meno noto, fo atti– vità scientifiche americane si trovano virtualmente contro:· late e dirette da"..:'esercito e dal:a marina•· In secondo luogo, questo giovane imperialismo ameri– cano, che rileva da talune posizioni il vecchio imperialismo inglese, se ne differenzia nettamente sotto molti aspetti. L'imperialismo inglese poteva concedersi il lusso di manovrare nel tempo. QueUo americano è soHecitaro da1tla necessità di interventi urgenti. L'imWiO.:ismo inglese era fondamental– mente un i,mperJalismo marinaro. Que!lo americano è un im periaiismo integra:e, economico altrettanto quanto politico, pionto a sfruttare tutta la gamma degli interventi combinati, 4. - Ciò detto, accennati per sommi ca.pi a'lcuni degli f!.ementi della politica americana, possiamo, con maggior pre-

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