Lo Stato Moderno - anno IV - n.8 - 20 aprile 1947

180 LO STATO MODERNO Altri vincoli alle iniziative industriali Camillo ,di Cavour, dopo una seme di di5corsi tenuti al Senato piemootese tra il 22 e il 26 maggio dell'anno di gra• zia 1857, aveva finito per esclamare contro coloro che, con il loro esordire, fenivaoo i principi della dibertà: « Non dirò, CO· me un inglese, periscano le colonie ma \Si ,sa,lvi u principio, ma ripeterò con tutto ii cuore, con pieno convincimento: peri– scano anche dieci ministeri, ma trionfi in tutta la sua pienezza la dibertà del regime economico». E fu attraverso questa azio-. ne positiva che, rispettando gli argini neoe1SSan e allargando le provvidenze .sociali, la vita italfana sorse feconda di opere e di speranze. 'Gli uomini di Stato e gli scrittori stiranierl non tardarono ad avvedersi del nostro rig~io e manife.,ta– rono la loro ammiraz:iooe per ,la ~egiS'lazione e l'impostazione economica che avevamo saputo scegliere. Queste ultime guer– re, o per un 'motivo o per J'altro,'interruppero il cammino; e oggi, invece di riprendere le corr~ti filosofiche storiche del– la classica etica idealista, \Si torna volentieri a parlare di trop– pa libertà economica, come se questa Hbertà 111on fosse mt;ro che indiroiplina e 'disordine, come se questa libertà fosse in contrasto con i diritti e i doveri dei cittadini. La guerra con le sue eccezionaJi neoessità ha gradual– mente condotto anche i paesi a ordinamento prevalentemen– te iiberale ad ampliare i rettoli 'de:.J'economia in cui inter– viene ii potere statale, sia sotto forma di pubblico esercizio di 'attività produttive, sia .sott.o for:ma di controllo pubb'lico di attività economiche private. Ma ora che è sperabile si voglia costruire per la pace, ,perchè insistere .sui metodi propri 'del– !' economia di guerra o che alla guerra volgono? Non si vuole con ciò eso:udere 'a priori ogni .forma di interventismo dipen– dente da· necessità di ordine pubblico, da esplicarsi nell'inte– resse Òi tutti; si allude so:tanto a1 principio di una generale subordinnzione 'dell'iniziativa individuale ad una volontà re– golarnentatrice superiore; non foss'altro perchè nessun consi– glio di economisti, di esperti, nessuna burocrazia statale, può rendere gii.iuomini più attivi e inteìligenti 'di quel che essi non siano. Una delle 'leggi tipiche al riguardo e, forse, ia più inµtile e la più pericolosa che tutt'ora sussiste in 11:adia e che, stando alle ultime notizie e provvedimenti, tenderebbe ·a ... perfezio– n~i, è ,quella l"iflettente I' autorizzazipne governativa per i nuovi impianti industriaH. La legge « Gronchi », a dire il ve– ro, apparentemente non è più quella spettacolare macchina ool regime fasci~a che, stante la esasperante l~ngaggine di un'istruttoria basata su· una folla di pareri di multiformi su• perorgani centrali e periferici, pullulati come tanti funghi, fa. oeva sì che occorressero più mesi, e talvolta anni, ad ottenere il miia osta ohe a costruire t'impianto; ,più funziona-Ti, pretesi esperti e ministn che operai e ingegneri. Ciò nonostante il D. L. 12 marzo 1946, dopo a~er solennemente prooamato 'il « colpo di spugna » nei confronti del passato, prescriveva chiaramente che chiunque intenda provvedere alla ,costruzione di qualsiasi' unità, .all' ampiamento, al trasferimento, alla riatti– vazione, aHa trasformazione e a:lla ricostruzione di quelle esi– stenti, ,è tenuto_a dame preventivo avviso a!l ~tero detll'In– dustria e Commercio, precisando la ~atura, la potenzialità produttiva, il capitale da investire, i ,particolari t.ecnici <lei macchinari da installare, le materie prime .occorrenti e il pro– gramma di lavorazione. Ii Ministero.ha piena faoootà di veto, e vi provvede con ,proprio decreto su confonne parere di ap– posita commissione. Il diritto di veto non può esercitarsi nei riguardi de1le piccole attività, qualh quelle ,che prevedono l'im– piego di meno di 30 operai e via dicendo; di COllltro i divieti possono essere stabiliti per intere categorie d'industrie o per talune zone del territorio nazionale. Era ailtresì prescritto che la denuncia al Ministero doveva farsi direttamente dall'interessato con semplice lettera racco– mandata; e che se entro un mese dai suo inoltro non e.ra emesso il decreto negativo, ~i doveva mtendere automatica– mente con<lfflso jl} permesso ad iniziare i lavori d'allestimento. Quindi niente regime della famigerata carta bollata, niente intervento di altri enti, perchè occorreva dimostrare snellezza di prassi e non perdere tempo. Cade Gronchi, sale Morandi a1 Ministero ed eccoci ser– viti; la ,Gazzetta Uffi,oia],e del 27 marzo riporta un ,nuovo de– creto che reca le ,seguerrti modifiche al D. L. L. 12 mano 1946 1SuJ.la dis,cip1ina delle iniziative industriali: « La denuncia di cui aH'art. 2 del D. L. L. 12 mal"lO 1946 n. 211 deve essere altresi presentata, median~ racco– m..1ndata con avviso di ri·ceV1merno, alla Sottocommissione dell'industria, a~la Camera di commeroio ed al Circalo del– l'ispettorato de'! lavoro, competenti per territorio. La denuncia al Ministero dell'industria e del commercio va fatta su carta legale; quella indirizzata agli alllri organi ed enti in carta libera». · « Il termine di oui aff al't. 4 del citato decreto è di giorni sessanta a decoNere dan primo del mese successivo alla rece– zione deli'avviso da parte del Ministero deU'mdustria e com– merdio ». E' un semplice codicillo, un ,perfezionameoto procedu– rale, si. dirà; ma come mai tanta diligenza a tre mesi di di– stanza dirlla data 30 giugno 1947, da quella data ·cioè che do– vrebbe segnare fa definitiva irrevocabile scadenza dd!.e spe– cifliche bardature di guerra? Vogliamo sperare, in via di principio, che deYa legge 'dei nuovi impianti non ,se ne parl.i più per davvero; perchè se tut<to :il meccanismo accentrato dovesse mantenensi in vita, tenderebbe, come qui si constata, a potenziarsi a1la cheti– cheJ.la, a rapprooentare un costo burocratico, un inceppo, una inutile mortificazione alla libera iniziativa e torneremmo, nel vo.lgere di pochi anni e ancorchè inconsciament:e, ad essere vincolati al regime « totalitario dei pennessi », a quel regime che tanto si è prestato e sempre si presterà a!.Jaconcussione e ad fiorire, anche se per -avventura su ba.si OJ1D111Iristiche, di quei monopolii artificmli, a cui oggi si imputano tante colpe e aìnomlità. « Faire et défaire, serait ce donc le demier mot de J'hi– stdire? » Alla quade domanda Jacques Bainville solcva rispon– dere: « C'est seulement le ~t qui attenò toute politique à còurte vi.te ». EMILJO TAOCANI

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