Lo Stato Moderno - anno IV - n.8 - 20 aprile 1947

LO STATO MODERNO 177 i siciliani chièdono l'avocazione della scuola elementare allo Stato, soprattutto per sgravarsi della spesa. Per le bonifiche, la ~:dorlf1 del bacini montani, i rim– boschimenti basterebbe la sollecita esecuzione delle Iew esi– stenti. Per .!a malaria, massima distribuzione di chinino, anche gratuita, nonchè organizzazione di campagne antimalariche. Così per la beneficenza e la igiene occorre applicare meglio le vigenti leggi, sia in ordine ai doveri delle Amministrazioni Comunaii, sia iTispetto alle istituzioni già esistenti, anch'esse non sempre bene amministrate. Neppure per la Pubblica Sicurezza ocoorrerebbero spe– cialileggi, ma basterebbe applicare enel'gicamente le esistenti. E' necessario l'azione oculata, vigile, onesta delle pubbliche amministrazioni, senza della qua1e nuove leggi riuscirebbero inefficaci. Continuando la relazione della Sottogiunta parlamentare, I' on. Ferraris, nella parl:e secmula della medesima, passa a trattare de « Gli strumenti diretti della trasformazione agraria ». « La organizzazione del Credito Agrario in Sicilia - egli scrive - ha fatto ne~ ultimi anni (!'on. Fer.raris, si ricordi, scriveva nel 1910) passi giganteschi in Sicilia. I risparmi degli emigranti 'hanno dato alimento a numerose e fiorenti C{J$f/e Rurali, specialmente cattoliche; sono sorte anche altre :istitu– zioni di credit.o sotto forma di Banche Popolari ed Agrarie. Il sistema der Credito Agrario fa capo al Banco di Sicilia, che lo regola e vigila, ed è ,giàTiuscito ad accogliere intorno a sè, come intermediari, 157 istituti ed a ruperare i 4 milioni di operazioni (anno 1910). Bisogna perseverare sulla via finora seguita. Ma; siocome detto ordinament.o giova, più che altro, ali' esercizio agrario, oocorre pensare anche ad un sistema di credito che permetta di creare e mantenere la piccola proprieM coltiva– trice. A tale scopo bisognerà, non soltanto promuovere la fon,. dazione di quelle società previste da:lla legge 15 luglio 1906, le quali si propongono l'acquislx>di fondi rustici per riven– derli, dopo averli migliorati o divisi, ma, sopratutto, agevolare i prestiti per la fondazione e la .conservazione della piccola proprietà. E' indispensabile, inoltre, dare grande sviluppo alla istru– zione agraria sotto tutte le forme: scuole pratiche di agricol– tura, cattedre ambulanti di agricoltura, stazioni agrarie, istituti sperimentali per l'allevamento del bestiame. Bisogna diffon– dere l'uso delle macchine agrarie mediante depositi, che le mettano .in mostra permanente, e ie diano possibilmente in affitto a mite prezzo, e via dicendo. Il promuovere la cooperazione è do~ere imprescindibile, perchè la cooperazione combatte due difetti gravissimi della natura siciliana: la reciproca diffidenza ed il soverchio indivi– dualismo. Ad esempio, le cantine sociali, le fabbriche di con– serve alimentari, e, soprattutto, gli oleifici sociali, sarebbero provvidenziali: dico soprattutto ,gli oleifici socìali, ,perchè i me– to<lidi fabbricazione dell'olio sono arretrati Jn modo vergo– gnoso, e sciupano un'eccellente materia prima. Nessun tentàtfvo dev'essere omesso per promuovere una distribuzione temtoriale della popolazione meglio giovevole alla coltivazione, ossia per portare i contadini a dimorare sui campimediante la costruzione di buone abitazioni sparse e la creazione di 'borgate rurali. Non sono però da celarsi le enormi difficoltà dell'impresa: la malaria e la mancanza di strade e la deficiente pubblica sicurezza costituiscono altrettanti osta– colidi eccezionale gravità: bisogna anche vincere la riluttanza deicontadini, e specialmente delle loro donne, a vivere isolati. Quindi, fmse la risoluzione del problema è subordinata all'at– tuazione di altri provvedimenti, compreso quello della forma. zione della piccola proprietà coltivatrice. Ma questo non deve disto~iere dai tentativi nel senso preindicato, come già fu fatto per la Basilicata, la Puglia, la Calabria, la Sardegna; ed un sacrificiopecuniario da i;>artede.icomuni, delle provincie, oello Stato potrebbe darvi impulso e servire, se non altro, di guida e di esempio. Mentre si parla tanto - nota qui il Ferraris - a favore delle case popolari nelle città, e si escogitano per esse ·sempre nuove esenzioni fiscali e più copiosi sussidi d'istituti di creditx>,si trascura troppo la quistione delle abitazioni ru– rali, di ben maggiore gravità ed importanza sociale, essendo le classi rura:li il vero nerbo delle Nazioni. La porle terza, ed ultima tratta de « Le modalità e il con– tenuto economico.sociale della trasformazione agraria>. E qui l'on. relatore comincia con l'affermare che non si deve distruggere Jn tutto il latifondo, ma ottenere una costitu– zione agrnria nella quale la piccola, la media e la grande pro– prietà, e le varie forme di esercizio agrario, abbiano il Imo giu– sto posto e concorrano, in equa misura, alla costituzione so– ciale dell'isola. Nessuno, quindi, degli elementi già esistenti, dev'essere trascurato, ma bisogna che ciascuno abbia la debita parte, mentre ora prevale troppo, nell'interno, il solo latifondo. E diciamo nell'interno, ,perchè quasi tutta ia zona costiera, dove prevalgono Je colture arboree, ha ben poco da aspettarsi da nuovi provvedimenti, avendo 1Taggiuntotale assetto agra– rio da rendere alquanto teoriche le aspirazioni ad un maggiore progresso (e lo provano le deficienze economiche e sociali, che ancor si riscontrano nelle pingui .pianure lombarde, sui feraci colli piemontesi e sulle ridenti coste liguri). Senonchè, appena si vuole affrontare la « questione.del latifondo », si affaccia un vecchio e sempre insoluto quesito. I contadini siciliani desiderano ardentemente la terra, cosi in proprietà, come in affitto, come a mezzadria. Ma i latifon– disti, in generale, non mostrano molta propensione a prom.uo – vere il frazionamento del latifondo, ed in alcune zone esso si è ancor più consolidato a danno della media proprietà, dura– mente provata dall'emigrazione e dalla poca solerzia di chi la teneva. • L'on. relatore si dichiara quindi propenso ad ammettere in principio la coazione, salvo ad escogitare in seguito le mo– dalità da adottarsi per accertare se veramente il rifiuto di un latifondista riesca di danno all'interesse delle popolazioni. Ad ogni modo va qui affermato clie tutte le forme .di contratto agrario hanno i loro pregi, e tutte devono essere, come già in qualche misura lo sono, adoperate per migliorare la condizione del latifondo. E per ciascuna forma bisogna esattamente determinare in quali limiti sia necessario ed op· portuno l'intervento dello Stato, sia con ,provvedimenti legi– slativi, sia col concorso pecuniario. E' tutta una vasta ed in– tricata materia, per la quale ~ facile esporre le condizioni, ma difficilissimo ,preporre i rimedi. Trattasi di un vero codioe aefario, che non solo sarà arduo formulare, ma anche più arduo attuare. Viene per ultima fa quistione dei demani e degli usi ci– vici; e l' on. Ferraris è propenso per l'adozione qi mezzi i quali agevolino la scomparsa di certe forme di proprietà collettiva e di usi civici, non lieve ostacolo a quel progresso agrario, che, molto più di quelli, è fonte di benessere pei contadini. Fin qui la relazione. E' facile rilevare la sua importanza non solo nei riguardi delia Sicilia, ma, più o meno, di tutto il nostro Mezzogiorno. Ed ecco venire spontanea la domanda: che si è fatto di tanti studi, suggerimenti, sagge proposte? Rispondiamo sem– plicemente che la relaz.ione, sin qui esposta, è del giugno 1910: nel 1911, in seguito all'occupazione francese del Marocco, si giudicò necessaria ed urgente l'occupazione della Tripolitania, seguita dalla guerra libica, dalla guerra italo-turca, <ialle due guerre balcaniche, dalla guerra 1914-18, dal torbido dopo– guerra 1918-22 e... dal ventiduennio fascista concluso con la grande catastrofe nazionale! GIOVANNI CARANO DONVITO

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