Lo Stato Moderno - anno IV - n.8 - 20 aprile 1947

174 LO STATO MODERNO lotta di classe, il plusvalore eoc. - non possono determina– re a priori la politica dei marxisti in modo necessario, così come una conseguenza deriva necessariamente, sul piano lo– gico, da una teoria; ma divengono semplicemente elementi di un programma politico, serbatoi <li<:aTicheemozionali: tan– to più suggestivi in quanto si rifanno direttamente alla pa– ro:a de; maestro, ma tuttavia sempre possibili di infinite in– terpretazioni, appunto perchè non legati alla stretta .neci:,– sità d'una fogica, ma condizionati continuamente dalla mu- tabile realtà d'una particolare wcietà. . Di fatto si stabilisce una relazione tra questi elementi di programma, irrigiqiti dai fattori inerziali che condizio– nano la formazione della classe dirigente, e ìa situazione rea!e. Di più: tra questi elementi di programma circolano, e reagiS'COno,le diverse anime che ne colorano gli enunciati: da quella insurrezionale a quella determinista, da quella il– liberale e quella Hberale: e quest'ultima fortemente scolpita ne:I'affermazione, energicamente liberale, che il proletariato <leve da sè stesso conquistarsi 4a libertà, -lascia un margine apertissimo di gioco alla evoluzione dei partiti marxisti. Un processo in senso liberale allontanerebbe sempre più dalla credenm nel corpo delle dottrine, che offorebbero soltanto un repertorio di immagini, di slogans, e una fonte di au– torità; eppure non è rappresentabile, immediatamente, come una liquidazione dal marxismo, dal quale si potrebbero sem– pre trarre nuovi fasci di energia emotiva, come da una pri– migenia radice capace di molte vite. La -resistenza di Marx, una ,volta posto fuori dalla speculazione, deriva appunto dal suo aspetto profetico di i11iziatore,o meglio di simboleggiatore, di un vasto movimento d'inserzione delle classi proletarie nella vita delle democrazie moderne. Ed è difficile pensare ad una Hquidazione di Marx prima che questo processo si sia compiuto. Il processo, che ha, come ho detto sopra, una sua dina– mica intenia, ha anche una dinamica' esterna, perchè viene a svolgersi nel campo so;torico,agendo e reagendo sulle altre correnti politiche. Il maggior rischio di questa dinamica esterna sorge dall' equivoco che persiste sulla natura del marxismo, irrigidito in una teoria negatrice della libertà, qua– si apposta per offrirlo quale falso scopo della lotta politica. Si buttano così folle contro questo mulino a vento, mentre la dinamica della lotta ipo:itica si determina su vie che sfug– gono alla maggioranza dell'opinione pubblica: chiaman– dole a battersi per la libertà antimarxista o l'antilibertà mar~ xista, invece di sollecitarle a sostenere e promuovere la li– bertà in tutti quei luoghi ove un barlume di essa riluca. La lotta politica si schiuma così di vari Don Chisciotte, in più o meno buona fede. Ma i. problemi del marxismo consistono effettivamente in questo duplice movimento, interno ed esterno, dei suoi mofivi, che offrono una ricca fenomenologia. Una più diffu– sa ·coscienza di questa fenomenologia aiuterebbe la cultura ad assimilare ciò che si trova a dover respingere- sul piano teorico, e che non respingerebbe più ovviamente quando lo intendesse come una schietta realtà umana, -articolata da una tradizione. storica. Così inteso concettualmente il marxismo, possiamo tor– nare ali' occasione di questo articolo - la scissione socialista - pe~ dare facilmente ronto dell'affermazione det'esistenza di un partito marxista chiar-arnente democratico; perchè è ov– vio che dobbiamo respjngere, come -affatto geperico, un pre– giudiziale sospetto di illiberalità. Infatti il giudizie deve di– venire 19uddio concreto sugli !l'Spetti reali delle correnti po– litiche in questione. Come tale importa un ampio studio; ma. pe,r stare nei limiti de:.I'articolo, voglio anticipare quelle che potrebbero essere ie ronclusioni sul mamsmo dei socialisti· lavoratori e su ·quello dei oomunisti. ' La democraticità dei socialisti lavoratori non appare so– spetta, sia che ci si attenga alla problematica che vanno svi– luppando Saragat e compagni, sia che si rfvolga l'attenzione alla scissione in sè stessa, considerandola nella sua Tealtà di urto di classi dirigenti uscite dal!' alveo del marxismo; che come tale è passibile di determinazioni sia democratiche che antidemocratiche; e che nel caso in questione aveva messo l'una contro l'altra due classi dirigenti divise da un diverso concetto della democrazia. Tuttavia, se non appare sospetta la democraticità, certamente gravi remore di una immediata e pesante eredità marxista, ancora troppo vicina idealmente ai momenti de:Ja prima fotta e del primo porsi, giocano su questa classe dirigente democratica. Se dovessi indicarne i motivi, li suggerirei in fattori inerziali che impediscono an– cora al partito una chiara visione dei problemi di governo di un paese, e lo allontanano da una concezione più scien– tifica dell'·economia. La possibilità generica d'un bilancio positivo è tl\lttavia data per dl tentativo di Saragat; il cui parliito, se non ha raggiunto moderne p9sizioni economiche e- governative, ha però chiaramente ,determinato un eccellente piano democra– tico per l'azione politica pro:étaria. Completamente divel\5o è il discorso che si dovrebbe fare per i comunisti, lontani dalla originaria dialettica mar– xista ancora hegeliana, per l'asrunzione a scienza del pen– siero di Lenin. Per essi vale una definizione paradossale, ep– pure perfettamente giustificata, di Contini, che recentemen– te disse· il comunismo ttna concezione scientifica della real– tà, fatta dipendere da una unica legge di processo che è :a volontà dei dirigenti del partito comunista. Logica conse– guenza del:a giustapposizione d'un tatticismo volontarista atla partico'.are concezione dialettica di Marx. Ho ricordato questa definizione perchè essa fonda J'il. liberalità del par-tito comunista, che non si trova ad avere, su queste. basi, altra possibilità che queKa d'una gerarchica direzione pohtica. Di conseguenza, se il gioco dei rapporti tra il marxismo dei socialisti lavoratori e la società democra– tica è, per così dire, naturale e spontaneo, difficili appaiono questi rapporti per il comumsmo. Tuttavia la democrazia deve proporsi il problema del pacifico assorbimento di esso perchè non ha - e non dico •solo sul piano teorico, per ,a sua necessaria liberalità - ma anche sul piano deJl'azio– ne politica, altre possibildtà. Una -repressione del comunismo, oggi, travolgerebbe la democrazia stessa. MARIO ALBERTINI (1) Bisogna anch-e ,t,ener conto dei tentaU/\"d ldd .-1via~uta1.ione mar– xista in sede s,pecW.Jcatarnlem,te lfiJ:asOll!lca. ;ri IJ)iù ia;ru,,a,rJsoonte di quooti te.rvta,t,livl. lè '1'a >tirascrdz!on'e ~ ma.n<iSnio ln termlpi Id!_ pro– blemat1clsmo e la sua posizione dl condlzione trascendentale della poll'tcca. M'a pare o.""""'1g,a, sia !)iUTe <SU <1werse basi. !n q:uesto ten– tativo a.a a1pet1q;tone ldlei!.l"EII'rore ispe:;uJJatt!VIO dell-o stesso JWa 1 rx, eh.e g'..A.1St1appos-e fa dde:etl!.ca. hege:11an:.aal m:aterrfi;.~ismo ~ba:oh!l.ano tneddQnte Oa coneeztone. delna prax15 -com.e ettiiV'ità oonsilbal'e umana, Questo icone-etto non. tresse 'alla ,ci,J:tica ie '6d lddsso!.se !i1n. quello id'el1a f1Ubvt1tà lòe:lo s,plir!ito, non determl.nan'do ..a.cu.n progiresso su Hegel. Perch.è, o m un problem11.t:lclsmb eme è storlo'sno .1ntegi::al-e ~i ~ de:J.a, spleg,aZ!one rn:anc!lsta <rellla stotila 'Il.ml W<?!tn1'8Clhawwng, le lii'!" so1tanto la condlz:iorre trasaen:dentale della ,politica, "' allo-i,; va.e la ICr,t ,ti.oa •g'entilll<1111a ,che 'I"l9Sswbe !Mlairx 1n -Hegel; o se ne ~ una metooo:·ogt,a <lell:a !l)Oll.ltdca, e 1al!OIIX! t, ma-rxll&mo ,perd.è <sa suo ca– rat\lere ~-ale, ohe ~ quello <ld ofontlan, Ili ne:ess'Jtà ~un ~to tul'Uro. IMll à q1 • .resto· pretendew, anehe per esplicita <Hehla.-a:zJ-one, Marx eh., .non poteva dlssoLvere )a d1alettica In rn!emd<>'l~a. ,po,1- chè concepiva il reale nelia sua unità dialettica. Infatti 11 per!colo àéUa :r-iso:.>z'lowe della dl'alecttlca lit m'eto<lo'.og!la è ~'<!lto· <li una soJssura ùiella .-.,;Ltà, diYlsa m .-e<1ttà (ma qua!ie?) e peru;dero. che si ,esercita eu <lii-essa. B!sogn,a ~llora, come lf,anno t prot>:emi,,t!olsfl, affermare !a problematioltà st<Ossll; e ctoè• il mt>vlmento, del rea~ ma non do,v,ev,amo aspettare lo:ro per gw..st.14c"lre 11. m()'Vmlentlo rea1e. "R4mane la ,)JQS9itttl,tà lcJl ll'are <òe:l ma.r>d'.s:® la >co'n<Ll7lrohe tTa• soendlentale della po'.itica: ma <Sarà ;b:ene essere a;v,verUU che, alla esperlenz, politica dmrn1'<1l!a-ta, d:a !Inserire negi.i a ~ori del mar• ,afsmo, e-a soctetà 61 present.i <6n oò stesso g>ra<lo <Id 1Wbnlt.t'e7%il dello splrlto •(è infatti, fenomenologlcamente, una conseguenza (jell'I~~ d.lvtduo). Senonchè lo ,;pirLto, concettualmente, 91 mbstra ben P fecondo a sorreggere '.!li Vlll!rlet.à 'e 1a· complessità del-l'espertenze polltlca, a costltuJ,rne la effetUVJ testura, tan~o. che Ioglçamenw si . mastra lben più ,rea 1., dd essa. · ·

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