Lo Stato Moderno - anno IV - n.6 - 20 marzo 1947

13% LO STATO MODERNO rispecchia una situazione di fatto (che dire ad esempio del– l'aMeanza ventennale stipulata il 14 agosto 1945 tra Mosca e la Cina di Ciang -Kai-scek,nemica tuttora inconciliata del go– verno cinese comunista?), noi riteniamo che il fissare, in una epoca dinamica come la nostra, una scadenza così lontana non abbia senso: se non quello di mostrare nei contraenti la speranza ohe abbia a perdurare quella situazione di fatto, senza la quale il trattato non potrà che essere inoperante. Sei giorni dopo la firma del trattato di Dunkerque si apriva la conferenza di Mosca dei quattro ministri degli Esteri, dedi– cata in primo luogo al problema dei trattati di pace con la Germania e con l'Austria. S'inizia così per il trattato di pace con la Germania la trafila di discussioni e di conferenze che fu necessaria a suo tempo per i trattati con i così detti Stati sa– telliti e che occupò esattamente diciassette mesi: d:ill'll set– tembre 1945, data d'inizio della conferenza di Lancaster House, al 10 febbraio 1947 in cui ebbe luogo •la firma. Per il trattato con -la Germania la posta è assai più grossa: la Germania è al centro dell'Europa; conta. calcolando i prigionieri che ancora debbono tornare, ben 70 milioni di abitanti (più cli quanti ne contasse nel 1938 alla vigilia della annessione dell'Austria, con cui s'iniziò l'espansione del terzo Reich che doveva sboccare nella ,guerra), che, compressi in un territorio relativamente li– mitato (356.400 kmq., con una densità di quasi 200 abitanti per kmq. in luogo dei 470.304 con 146 abitanti per kmq. del 1938), privati delle risorse dell'Alta Slesia e di molte altre possibilità, Tischiano di sviluppare, non appena fossero cambiate.> le circostanze, una potenza esplosiva ancor superiore che per l'addietro; costituisce insomma il problema capitale per la ri– costruzione d'Europa. E' dunque tutto il problema dei rapporti fra l'U.R.S.S. e i suoi alleati di ,guerra, gli Anglo-sassoni in specie, che torna in discussione in questo ennesimo incontro diplomatico dei pa– droni del mondo, dopo quelli di Potsdam, di Londra, di Parigi, della stessa Mosca e di New York, nelle varie sedi degli incontri dei tre Grandi, dei Consigli dei tre, dei quattro e dei cinque ministri degli Esteri, delle riunioni dei sostituti, dell'Assemblea Generale della Società delle Nazioni, del Consiglio di Sicu– re"Zzae della Commissione per l'Energia Atomica. Ed è questo problema che non ha potuto finora essere sistemato. e che dev'essere sistemato, accanto e prima di quello tedesco, la sua soluzione essendo la condizione della soluzione di tutti gli altri. grandi e piccoli: senza di che non si avranno che cattivi com– promessi, che rinvieranno i problemi senza risolverli, dando l'illusione di averli risolti. Pll'Opriomentre stava per riunirsi la conferenza di Mosca, a Lake Success l'opposizione di Grnmyko rendeva impossibile l'adozione di quel,piauo per il controllo dell'energia atomica a cui l'apposita Commissione era giunta nello scorso dicembre dopo mesi e mesi di trattative; e i punti di vista sovietico e americano trovavano un nuovo terreno di scontro in Ungheria, dove le autorità sovietiche, dopo avere proceduto all'arresto del!'ex-segretario del partito di maggioranza, negavano alla Commissione di controllo interalleata, in nome del non inter– vento negli affari interni dell'Ungheria, il diritto di ingerirsi nella faccenda. Non era di buon auspicio per la conferenza di Mosca tutto ciò, e confermava quel che noi abbiamo più volte detto su questa Rivista a proposito di tutte le conferenze fin qui intervenute fra gli Alleati e di tutti i negoziati fra loro con– dotti, e particolarmente per la <primaserie dei trattati di pace e per le due ,sessioni della prima Assemblea Generale del- 1'0.N. U. Il fallimento dei cinque trattati, così poco rispondenti agli scopi di pacificazione cui dovevano tendere che si è par– lato e si parla della necessità di una revisione prima ancora della loro entrata in vigore; e il fallimento, checchè se ne dica, dei labriosi conversari svoltisi durante un anno nei vari organi dell'O.N.U., hanno dimostrato l'impossibilità di un'ordinata si– stemazione delle faccende europee e mondiali se non nel qua– dro di una superiore intesa dei quattro, ma soprattutto dei tre « Grandi » che non può essere data di per sè dai trattati di alleanza sçritti. A proposito dei quali basti pensare che, vedi ironia!, la Gran Bretagna non ha alcun trattato di alleanza con gli Stati Uniti (e nemmeno, del resto, coi Dominions che po– trebbero non intervenire in una guerra dell'Inghilterra in Eu– ropa), mentre lo ha con l'Unione Sovietica. In queste prime giornate della Conferenza di Mosca il tono delle discussioni fra gli anglosassoni da una parte e i sovietici dall'altra è stato di avversari che si scambiano ogni sorta di accuse, non di amici che studiano il miglior modo per risol– vere di comune accordo una situazione, cosa a cui questi sin– golari alleati ci hanno abituato da un paio d'anni a questa parte. In tali condizioni la Conferenza di Mosca potrà, come le precedenti, concludersi con dei compromessi su alcuni pun– ti, e porre ,le basi di un cattivo trattato di pace con la Ger– mania; ma non giungere a quei risultati veramente positivi, veramente costruttivi di un ordine nuovo. che soli potrebbero garantire al vecchio continente la pace almeno per un numero iagionevole di anni. Un chiarimento potrebbe venire forse Ja intese di assai più largo respiro che, ai margini della Conferenza, Bevin e Marshall potessero avere con Stalin, e a cui pare stia lavorando Bevin; ma riteniamo di nessuna utilità allo scopo l'eventuale proroga di cui si parla della scadenza del trattato di alleanza anglo-sovietico, perchè non sapremmo quale reale valore possa avere un impegno che vada, oggi. oltre i vent'anni. Per ora abbiamo avuto, a due giorni dall'inizio della conferenza, e fuori, molto fuori, almeno geograficamente, di esS11, la bombo Truman. Il Presidente degli Stati Uniti, constatato il fallimento della politica di concerto, che sarebbe indubbiamente la più auspicabile per t•utti, pone decisamente nei suoi termini più crudi la necessità di creare uno stabile eouilibrio come unico me"Zzoper evitare il pericolo incombente di una egemonia, che sarebbe la soluzione peggiore, indipendentemente dalle ideo– logie professate e dai relativi regimi economici. E con una dichiarazione di principio che ricorda la posi– zione assunta dal Premier Chamberlain nei confronti dEtlla Germania dopo l'invasione della Cecoslovacchia nel mar,._, 1939 prockuna: « Ritengo che direttiva degli Stati Uniti debba essere quella di ,sostenere i popoli liberi che resistono ai ttm– tativi di coercizione da parte di minoranze armate o di pres– sioni estere »; poichè « i rngime totalitari, diretti o indiretti, minano •le fondamenta della pace internazionale, e, di conse– guenza, la sicurezza degli Stati U.niti •. Si è detto che con il discorso di Truman gli Stati Uniti spostano le loro frontiere difensive dalle coste atlantiche del continente antico a quelle mediterranee. In Tealtà essi fanno molto di più. Essi si attribuiscono una missione universale. di salvaguardia delle libertà democratiche e dell'equilibrio inter– nazionale, e non solo per ragioni ideali, ma in funzione della sicure"Zzadegli Stati Uniti. E' dunque la tesi diametralmente opposta a quella dell'isolazionismo che trionferà, se la politica preconizzata da Truman avrà - come si pensa - l'avallo del Congresso, a ,poco più di un quarto di secolo dal voto iso– lazionista del Senato che condannò, dopo l'altra gueNa, la politica di Wilson. Questa è la grande novità del giorno nella politica internazionale, che ha rotto passare in seconda linea anche le discussioni di Mosca e che non mancherà di eserci– tare sulle discussioni stesse il suo peso. In qual senso, è quello che si vedrà. ANTONIO BASSO

RkJQdWJsaXNoZXIy