Lo Stato Moderno - anno IV - n.5 - 5 marzo 1947

96 LO STATO MODERNO respinto dal Governo: e il portavoce di questo, il ministro dell'Agrico:tura Manna, pronunciava allora parole che ap– parivano in pieno contrasto coll'indirizzo ormai - a quanto sembrava - prevalente nel:a prassi parlamentare e costitu– zionale, dichiarando alla Camera esser avviso del Ministero che il numero dei Consig:ieri della Corona, e la divisione delle attribuzioni fra i vari Ministeri, dovevano ritenersi la– sciati al giudizio e alla discrezione del potere esecutivo: IE: Camere avrebbero potuto esprimere voti sU:la con5ervazione o suìla abolizione di un Ministero, e a-I momento della vota– zione del bilancio concedere o negare i fondi richiesti. E' lecito ,pensare che la causa di codesto mutamento di indirizzo in talune sfere rpolitiche governative fosse da ricercare in una reazione a:Je richieste, avanzate particolar– mente dalla Sinistra, che anche gli organici delle ammini– strazioni tanto centrali che locali fossero stabiliti per legge: la competenza del potere legislativo sarebbe stata estesa non solo alla determinazione del:e attribuzioni degli uffici pub– blici, ma anche all'azione interna degli uffici, 0:la loro com– posizione, e alla fissazione con legge del numero degli agenti di ogni pubblica autorità: colla conseguenza di privare l'am– ministrazione di ogni elasticità e adattabi':ità indispensabile alJ'efficacia de:Ie sue forze e al raggiungi'mento dei fini :id essa spettanti. Agli stessi motivi si dovette evidentemente, anni più• tardi, la reazione della Camera a un progetto di legge Ba,rgoni 5uH'organizzazione del:e pubbliche ammini– strazioni, affermante aa'art, 11 il principio che il numero dei Ministeri e la loro organizzazione non potessero venir mutati se non per Jegge. In tale occasione - seduta del 18 gennaio 1868 - gli on, Minghetti e Crispi esprimevano il loro punto di vista nel senso che deve spettare al potere esecutivo di determinare il numero dei Ministeri e le loro attribuzioni, essendo il potere esecutivo responsabile, e pre– supponendo ovviamente tale responsabilità la necessaria li– bertà d'azione: dimostrando cosi, sia da Destra che da Sini– stra, di di'menticare la pur ovvia e" necessaria distinzione fra responsabilità politica, cbe presuppone un indirizzo comune nell' esercizio delle attribuzioni ministeriali, e responsabi• lità lega:e, che richiede determinazione legale di attribuzioni. Ma se la reazione del:a Camera fu ostile al progetto, che venne infatti ritirato, lo si dovette non già al peso, in verità assai scarso, degli argomenti del Crispi e del Minghetti, ma piuttosto alla considerazione, che il proponente sembrava di– menticare, che fra le attribuzioni conferite ai Ministeri talune lo erano state effettivamente per :egge, che aveva designato lo specia.:C Ministero incaricato dal servizio regolato dalla lefge, ma altre erano state conferite al Governo in gene– ra.e, lasciando a questo la responsabilità di distribuirle come meglio credesse. Non risultando dal progetto Bargoni ta!e distinzione, 5e esso fosse stato approvato, tutte le attribuzioni sopra accennate, anche quelle date al Governo in generale e investite in un Ministero piuttosto che in un altro per semplice disposizione del potere esecutivo, sarebbero ad un tratto state cristallizzate e immobilizzate negli uffici in cui si trovavano, senza alcun esame caso ,per caso sull'opportu– nità e ìa convenienza di fissare così ,lo stato dei servizi e la loro ripartizione. Comunque, dopo lunga discussione, Ministero e Com– mi~sione ritirarono l'art. 11 e la Camera non ebbe quindi modo di decidere espressamente la questione, che fu abban– donata e non risorse per un pezzo: vi si accennò parecchi anni dopo in occasione di un disegno di legge che fon. Depretis, P,residente del Consiglio, presentava alla Camera il 27 marzo 1877 per l'istituzione del Ministero del Tesoro, in stretta coerenza al principio dal Depretis stesso affermato dal banco di deputato: che - cioè - l'ordinamento delle amministrazioni centrali non si possa modificare che per legge, nè possa il potere esecutivo provocare in esse mu, lamento alcuno senza una nuova fogge od un voto del Par– lamento in occasione del bilancio. Le vicende parlamentari impedirono l'ulteriore corso dell'accennato disegno di legge. Il Gabinetto presieduto dal deputato di Strade:,:a rassegnava le dimissioni, il Depretis stesso veniva incaricato di ricosti– tuire il Governo: e il 16 ,gennaio 1878, nel presentare alla Camera il nuovo Ministero, informava che con R. D. 26 di– cembre 1877 era stato revocato il decreto istitutivo del Mi– nistero di Agricoltura, Industria e Commercio e con altro regio deoreto era stato iistituito il Ministero del Tesoro. I nostri corpi rappresentativi - in cui vi fu chi rilevò fra !'O:tro come i decreti citati fossero stati firmati dal Sovrano sulla proposta di un Consiglio di Ministri che non avrebbero potuto esercitare legittimamente '1a foro autorità, non avendo ancora prestato giuramento - erano giovani ancora d'anni e probabilmente ignari del principio ,per cui le convinzioni di chi è diventato ministro non sono mai - in genere - quelle di quando era deputato, mentre non hanno di regola durata superiore a quella del Ministero: e la Camera, accesa di santa indignazione innanzi ai primi ~perimenti trasformi– stici del:'onorevo:e rappresentante il Co:Jegio di Stradella, si preparò a rendergli aspre ed amare le vie del potere. Ma il Ministero Depretis era un fiore così delicato da non poter resistere ai freddi venti invernali e la sua vita durò lo spazio di un mattino, sicchè le tbe:Jicose intenzioni deìl'opposizione non poterono trovar sfogo. Dimessosi il Gover,no e costituitosi il nuovo Ministero sotto la direzione di Benedetto Cairo:i, questi, ne:Ie dichiarazioni alla Camera, affermava, per quanto riguardava la soppressione del Ministero dell'Agricoltura e !' istituzione di que:Jo del Tesoro, di voler lasciare su-· premo arbitro il Parlamento nel· conflitto deae opinioni, cosi sulla questione di merito che su que:Ia di legalità. Prima ancora peraÌtro che fosse presentato il òisegno di legge per la reistituzione del Ministero dell'Agricoltura, che il Cairoli Aveva preannunciato, fa questione veniva ripresa in Senato in occasione d'una interpellanza del senatore Lampertico, il quale sosteneva l'illegalità òella istituzione del Ministero del Tesoro: e in tale opinione expre8sis verbis consentiva il Capo del Governo coll'affermare di ritenere che « l'abbattere e creare Ministeri, portando innovazioni radicali nella ammi– nistrazione centrale, ecceda i diritti del potere esecutivo e colpisca le prerogative parlamentari, che non possono venir menomate da interpretazioni restrittive». In occasione della presentazione al:a Camera del di– segno di legge col qua'.e si provvedeva alla ricostituzione del Ministero dell'Agricoltura - ministero martire, a vo:ta a volta crocifisso e calpestato e rimesso sugli altari - si ac– cendeva al:a Camera (4 giugno 1878) una discussione ri– masta memorabile negli annali parlamentari soprattutto per l'intervento del:'on. Spaventa, il quale, colla lucida di~lettica che gli era propria,· sottoponeva a serrata e spietata critica gli argomenti di cui si era valso !'on. Depretis - in quel momento presidente della Giunta òel Bilancio - per difen– dere il proprio operato come capo del Governo, rivendicando i diritti del Par!amento e censurando il ,regresso che si sarebbe preteso produrre nel nostro diritto pubblico co:l' attribuire al potere esecutivo l'autorità di provvedere &:la riorganizzazione e all'ordinamento delle amministrazioni centrali. La Camera e il Senato approvavano il disegno di legge, che divenne legge il 30 giugno 1878. Quanto però al Ministero del Te· soro, la questione non veniva affrontata, e rimaneva, per buon numero ò'anni, inso:uta, sicchè non si nominava un titolare a quel Ministero, che re.stava retto ad inierim dal ministro delle Finanze. Ma l'opera deh'uomo è un eterno fare e disfare, una tela -di Penelope senza &e: e anche in politica non vi -sono prin•

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