Lo Stato Moderno - anno IV - n.4 - 20 febbraio 1947

LO STATO MODERNO 75 le pecorelle escon dal chiuso ». Tog:iatti secoodò una manovra già concordata a Napoli da un pezzo dai pateracchiai e non la provocò. Ad ognuno le proprie responsabi'.ità. Quando i « ìiberatori » arrivarono a Roma, fu merito degli azionisti di Roma se il Comitato di Liberazione della capita!e rieso' ad attribuirsi nella formazione del nuovo governo i poteri de::a Commissione A.:leata e del luogotenente. Purtroppo, lo ,forzo si arrestò a questa vittoria. Subito dopo fu commesso l'errore funesto di accettare l'armistizio de: 29 settembre 1943. Quest'armistizio era nu::o perchè firmato da due fuggia– schi prigionieri di guerra, i quali dopo quel:a che gli interna– zionalisti chiam~rono la prof.igatio, non avevano più nessun diritto di assumere impegni a nome del popolo che essi avevano ,1bbandonato. Questo era il momento di mettere ancora una volta i « liberatori» a: bivio: o rivedere la situazione giuridica de:l'lta!ia, o si tenessero i: loro re e il loro Badoglio, e dices– sero francamente una buona vo!ta che in Italia essi combat– tevano due guerre para!lele: una contro i tedeschi e una contro la repubblica ita:iana. I « :iberatori » in quel momento non potevano darsi il lusso di 15iffattasincerità. La cooperazione dei partigiani nell'Ita!ia settentriona:e era divenuta più neces– saria che mai, e dopo lo scandalo greco, Churchi:I non poteva sfidare l'opinione pubblica inglese e americana con un secondo scandalo in Ita:ia. Formule e realtù Non si ha il diritto di condannare gli uomini che avevano condotta la lotta in Roma, se sorpresi da una improvvisa frana di eventi non seppero trarre tutto L profitto che avrebbero potuto dalla situazione. Essi erano come quel:a monaca di Cracovia, di cui si scrisse tanto un seco:o fu, la qua!e, essendo stata tenuta in un sottoscala buio durante trent'anni, non sa– peva più fare uso degli' occhi quando la ricondussero a:la :uce. Chi veniva da: di fuori, avrebbe dovuto consig-liarli. Ma un consiglio disinteressato e assennato mancò loro proprio quando ne avevano asso:uto bisogno. Passato que:I' attimo fa– rnrevole, e commesso i' errore funesto di inghiottire l' armisti– zio, gli avvenimenti successivi non potevano essere diversi da q--;;e:Ii che furono. Le formu!e giuridiche non creano nessuna realtà. Possono snlo consolidare una realtà esistente. La realtà che esisteva ne: giugno, cioè il prestigio del Comitato di Liberazione romano, e nell'interno di questo il prestigio deg:i uomini del Partito d"Azione,svanì nei mesi successivi. Questo permise nel dicem– bre a Bonorni di ,ganciarsi <lai Comitato di Liberazione, e restituire alla Commissione Alleata di Governo e al •:uogote– nente i poteri che il Comitato si era attribuiti nel giugno. Cos: l'uscio fu rimesso sui gangheri monarchici. Perchè la realtà dèl giugno svanì in pochi mesi? - Perchè nel pensiero de: popo:o italiano i partiti di sinistra, e non quelli di destra, erano responsabili per il governo della « esar– chia ». La rea'.tà era che nella « esarchia » i gruppi monarchici para!iz:rovanoogni iniziativa del gruppo sta!inista, de: gruppo– socialistae del gruppo azionista, ma il popolo ita:iano aspettava proprio da questi gruppi qtlalche iniziativa che giustificasse la loro partecipazione ai governo. Non vedendola venire, il ·po– po:o attribuiva ad essi la responsabilità non solo dei ma:i çhe non si potevano evitare perchè erano g;i effetti della disfatta, e di cui era giusto che le sinistre assumessero i: peso insieme con le destre, ma anche di que!li che avrebbero potuto a!meno essere attenuati e del bene che avrebbe potuto essere fatto e non fatto. Così ogni giorno che passava significò tanto terreno perduto per i gruppi di sinistra, e tanto di guadagnato per que'.li ·di destra, Il trionfo dei partigiani nel nord ne'.l'aprile del 1945 rista– bCìla situazione ·a vantaggio <lel!e5inistre. Ma neanche questa vo: la le sinistre videro la -buona strada: Finite la guerra, doveva. immediatamente finire anche !a tregua istituzionale. I gruppi di sinistra avrebbero dovuto lasciare sul:e spalle dei gruppi monarchici e deI:a Commissione Alleata di Governo tutte le responsabilità de!famministrazione in un paese rovinato, e. andarsene in mezzo al popo!o n chiarire le origini di que-:Je responsabi-!ità. Un amico, che ha fatto una metodica inchiesta in Italia nella seconda metà del 1945 e nei primi mesi del 1946, pro– pose a un pezzo grosso della Commissione Alleata di Governo la seguente domanda: « Se appena arri".ato a Milano, Ferruc– cio PaT-riavesse convocato un comizio in Piazza del Duomo, e avesse annunziato 'a quelle migliaia di persone che finita la guerra era finita 4a tregua istituzionale, e perciò lui invitava la popolazione di Milano a proclamare la repubblica, voi che cosa avreste fatto?» - La risposta fu che nessuno avrebbe osa– to arrestare Parri, e che fa Commissione Alleata di Governo a– vrebbe dovuto limitarsi a dichiarar nulla la decisione di queJ comizio: ma intanto « il gesto » sarebbe rimasto, e la Com-. missione Alleata di Governo si sarebbe trovata in un bell'im– barazzo nel formare un nuovo governo, e dopo. . Purtroppo Parri, invece di afferrare la fortuna per i ca– pelli, andò a Roma a stroncarsi facendo il Presidente del Con– siglio, mentre avrebbe dovuto -rimanere libero cittadino fuori del governo ad organizzare il movimento della democrazia re– pubblicana italiana in vista delle elezioni per la Costituente. Gli bastarono sei mesi per consumarsi in un'opera disperata, assumendosi responsabi~ità che avrebbero dovuto cadere su spalle monarchiche. E De Gasperi mietè dove Parri aveva seminato. . Anche su questo punto si fa avanti la giustificazione so– lita: Togliatti non intendeva rinunziare a nessuna «posizione•• e i socialisti andavano diet·ro a Togliatti; potevano gli azio– nisti fare diversamente? - Sissignori, potevano e dovevano fare diversamente. Questa smania di unanimità, non è demo– crazia, è totalitarismo. Guai a quel paese in cui nessuno si sente il coraggio di -r!tnanere in minoranza fuori del governo. Guai a quel :paese in cui nessuno sa fare i sacrifici necessari oggi per diventare maggioranza ~omani. L'argomento principe :Qui l'amico Cailamandrei ani mette sotto ,gli oochi l'ar– gomento principe che giustificherèbbe qualunque opera dei « partiti repubblicani». Il _2 giugno 1946 dodici milioni _e mezzo d'italiani votarono per la -repubblica. Il mese di giugno 1946 è posteriore a tutti i mesi che vanno dal pateracchio di Napoli al giorno della votazione. Dunque t!a repubblica Ju possibile grazie a quel pateracchio e a tutti i pateracchi suc– cessivi. Post hoc ergo propter hoc. Ma di grazia, quei dodici milioni e mezzo di voti furono dati alla repubblica. grazie all'opera dei partiti repubblicani, o piuttosto mal,gradCJ quell'opera? Il 12 marzo 1944, in Napoli, ad un comizio di protesta contro il ,re e i suoi protettori inglesi, parteciparono, sotto una pioggia dirotta, ·secondo alcllÌli 5 mila, secondo altri 10 mr1a persone. Stiamo ,pure a 5 mila. Quel che importa è che un altro comizio, convocato nello stesso giorno dai monarchici, nella stessa Napoli, andò deserto. Due anni dopo, nella vota– zione del 2 giugno, la popolazione di Napoli dett~ ouattro quinti dei voti alla monarchia e un quinto alla repubblica. Nell'autunno del 1943, secondo una opinione universale. la monarchia non ayrebbe messo insieme in lta<liapiù che il _10% dei voti. Il 2 .giugno del 1946, il 46% optò per la monarchia. Fra quel 10% e quel 46% vi furono due anni di « esarchia ». Si· deve attribÙire alla « esarchia » il 54% dei voti per la re– pubblica (invece del 90% ), oppure il 46% dei voti per la mo– narchia (invece <lei 10% )? Quale delle due conseguenze si de– ve far risalire a quella causa? Dobbiamo sentire profonda am- .

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