Lo Stato Moderno - anno IV - n.4 - 20 febbraio 1947

7'/. LO· STATO 'MODERNO 1 RE GIORNI A ROMA Dieci febbrafo, firma della pace: il giorno innanzi, a palazzo Chigi, l'ambasciatore russo insisteva ne:J'opporsi al!a ratifica da parte dell'Assemblea Costituente italiana. Erano presenti gli ambasciatori d'Inghilterra, Stati Uniti, Francia, quando Sforza si a!zò e disse: « Voi dunque desiderate che a questo posto {e indicò il suo, que:la poltrona, quel tavolo cinquecenteschi - mi pare) ci sia un Musso:ini ». Poi le cose andarono per il !oro verso. (Ma da che nasce questo desiderio ma!sano di un1.Liare l'Italia antifascista? Forse - ci si può rispondere - dal fatto che, a giudicare da molte, da troppe manifestazioni, l'Italia antifascista non è, o, se fo è, Jo è in certi strati ristrettissimi de]a nazione, fatti oggetto al rancore, a: vituperio, qualche vo!ta al dispettoso disprezzo della maggioranza). E' certo che, a Roma, a leggere i giornali, si può ripor– tare l'impressione che nu:la sia cambiato in Italia, se non in peggio; che tutto sia stato invano. Per esempio, su un giornale della sera, il giornalista Artieri esalta il gesto di quegli studenti dannunziani che, penetrati nella sede del:a rappresentanza jugos'.ava, strappano la bandiera de:Ja repubblica d'o'.tre Adriatico. Siamo tornati ai tempi de!:'amarissimo, e dunque !'Artieri trova che quello degli studenti romani sia l'unico ,gesto (ancora l'lta'.ia dei « gesti») che riscatti l'umiliazione inflittaci col trattato di pa• ce. Lo stesso giornalista scrive, pochi giorni dopo-, d'una bam– bina che, richiesta di cantare una canzone patriottica, rispon– de di non potere perchè Je sole canzoni patriottiche erano quel:e fasciste, proibite. Giornali listati a lutto. Gente mascherata, la sera, che si reca ai veg'.ioni di carneva!e. In breve, tutte ie contraddizio– ni, la paocottig:ia di luoghi comuni, i residui di dannunziane– simo, tipici degl'ita·'.iani di prima e di dopo la guerra del '15, sono presenti nell'assurda società romana, Stando a Roma tre giorni, mo:te ragioni psico'.ogiche dello sbandamento dell'opi– nione pubbli<:a e della crisi de: nostro paese vengono a gaJ:a. {Si capisce come il partito d'azione si sia frantumato a Roma. Si presentava troppo pieno di pretese, con una sua vena protestantistica, ad una società equivoca di compro– messi, scettica per corrosione di civiltà, tutta rif.uente di que. gli umori catto!ici che non partono tanto da .piazza San Pie– tro quanto da -piazza Navona), Alcune elezioni in ambienti limitati {università, ordine deg]j avvocati) hanno dato la misura di un a!tro fatto che è ali' ordine del giorno: lo spostamento a destra de!la società italiana, ·Che cosa è avvenuto dopo il 2 lug:io? Procedo per aocenni, citando alcune reazioni psicologi– che. Quando Riccardo Lombardi, alla Costituente, ha fatto appello a:Jo spirito della Re.sist:enza, ho avuto un brivido. Lo so, Riccardo Lombardi intendeva par!are di ciò che è nel nostro sangue, {Ma che cosa è oggi la Resistenza, ne'.-laopi– pione degli Italiani che non :'hanno fatta o che l'hanno fatta per motivi differenti dai nostri? I comunisti non ne parlano. Fanno benissimo. Una sera, in casa d'amici, c'erano degli ex partigiani; si chiamavano tra loro con i vecchi nomi. Katlu– scia, Diavolo rosso, ecc. Commento d'una donna inte:ligente: « Danno l'impressione degli Arlecchini di Picasso»). Fuori di Montécitorio, altro che spirito de'.la Resisten– za: Asvero Grave'.:i per via Veneto, un notissimo ladro e se– viziatore delle SS in tight sulla soglia d'una Chiesa. A questo punto s'impone un esame di coscienza: ha torto la società italiana o abbiamo torto noi? Il processo sto– rico è frutto d'una opposizione tra una minoranza e una mag– gioranza; mt quando la minoranza si rinserra, chiude gli oc– chi sul!a società circostante, non ha torto ma perde la par– tita. Noi abbiamo il torto d_iaver tenuto gli occhi ostinata– mente chiusi. « Il buco », trattoria toscana dove, a Roma, « ci si tro– va •. Discussione tra amici: l'Ita:ia è que:Ja .che è, cioè pe– renne, cioè permanente, per virtù dei suoi fig:i « pazzi ». Esaltazione de:!' individualismo anarchico deg'.i ita:iani. (Ma sarà vero poi? Dispero d'una « democrazia moderna » in Italia, Così continuando, per la pressione di strutture che non tol:erano pazzi o geni ad ogni passo, si ricadrà nel:o « stato forte». Penso ad Omodeo, a:la sua « libertà libera– trice ». Penso ad un partito non rigido, che inc:uda questi italiani moderni, che pur ci sono, col loro geniaccio. Un si– gnore mi dice: « Vogliamo essere governati ». E' un com– merciante, bada agli affari suoi. La richiesta è in contraddi– zione con quanto si diceva sopra, C'è, forse, un nascosto de– siderio di Mussolini, nel signore commerciante. Dopo tutto, però, ha le sue ragioni, Par!arnento, democrazia: ma non disgoverno. L'equazione democrazia-governo che governi si ripresenta in tutta la sua evidenza, H guaio si è che gli ita– liani non sono pazienti. E dimenticano). Discorso di Saragat al!a Costituente. Tutti i temi sono toccati alla radice. Povertà deJ:'assemb!ea costituente; insuf– ficienza de:Ja classe politica dirigente; ·necessità d'una poli– tica socialista, democratica, moderna; carattere dei grandi partiti attuali, quasi stato ne:lo stato; necessità di democra– zia dentro i partiti perchè poi essi possano procedere in mo. do massivo quando ·siano al potere; critica al sostanziale bi– partitismo de:J'attua!e ministero ... Da approvare fino in fon– do. (I: discorso viene con un anno e forse più <li ritardo, e non sarà co:pa di Saragat. Tutto il male viene da lì: viene dal non aver osservato la reale situazione -della società ita– liana - ed europea; viene da non aver capito a tempo che non era più l'ora dei giacobini; dal non aver capito la le– zione europea del fascismo, la ragione del cronico faJ.:imento di certe sinistre, dall'aver ripetuto fede!mente, infine, gli er– rori del '19-'22. Da qui nasce il moto dissociativo della so– cietà ita1iana daJ:a classe dirigente antifascista. Frutto di ro– manticismo pa:itico. Lo scrittore Arthur Koestler (leggere « Schiuma de'.Ja terra ») avrebbe scritto ad un amico romano che la scissione socia1ista apre uno spiraglio di speranza nel suo cuore. Noi cotesta « scissione », in un certo senso più drammaticamente e compiutamente, l'abbiamo già scontata: da tre anni, ripeto, Ed ora? Roma, ancora una volta, con quel ~adismo che è nella sua tradizione, ha sbendato ie piaghe, se le contem– p:a con una sorta di voluttà. Anche noi le guardiamo. E' l'ora del « Che fare •· (I giorna'.i a rotocalco pubblicano fo– tografie deJ.:a « beneficenza regale •: pessimi quadri e vasi .e statue acquistate dai sovrani in quasi mezzo seco!o). GAETANO BALDACCI

RkJQdWJsaXNoZXIy